Quando uno stilista come Nino Cerruti ci lascia, resta sempre un vuoto a dir poco incolmabile Ecco perché quest’oggi, a pochi giorni dalla sua scomparsa, vale la pena regalare ad uno dei più grandi stilisti di sempre un ricordo sentito e commosso che renda onore alla sua carriera nel miglior modo possibile. Maestro di stile ed eleganza, vero signore della moda, il suo nome ha identificato l’eccellenza dello stile nel jet set mondiale, da Hollywood alla Formula 1. Aveva fatto della moda e dello stile la sua ragione di vita, l’imprenditore biellese è morto il 15 Gennaio a 91 anni in ospedale a Vercelli dove era ricoverato.
Il ricordo di Nino Cerruti passa per 60 anni di successi, idee, progetti
Nato in una famiglia di industriali tessili a Biella, nel 1930, Cerruti mosse i suoi primi passi nel mondo della moda nel 1957, fondando a Milano la sua prima linea, la Hitman. Successivamente, nel 1962 a fianco del fratello Osvaldo diede il via al marchio Flying Cross. Quest’ultima, la sua prima designer lign, si aggiunse alla linea Hitman con cui tutto ebbe inizio. Sarà proprio in questi anni, nel suo Lanificio Fratelli Cerruti, che Nino avrà l’onore, forse senza ancora esserne perfettamente consapevole, di lavorare con quello che sarebbe diventato lo stilista per eccellenza del Made in Italy italiano.
Stiamo parlando di Giorgio Armani, che qui darà il via alla sua sfavillante carriera come designer.
Ma Giorgio Armani non sarà nemmeno l’unico giovane talento lanciato da Cerruti. Quando lanciò nel 1995 la sua nuova collezione Cerruti Arte, per occuparsene scelse un “certo” Narciso Rodriguez, che un giorno sarebbe diventato, a sua volta, uno dei più grandi del settore.
Gli anni ’70 per Cerruti sono quelli della consacrazione a livello internazionale.
Nel 1967 fa il salto verso l’estero e apre la sua prima boutique a Parigi, a Place de la Madeleine. Pochi anni dopo inoltre inizia ad aprire le licenze dei suoi prodotti anche per il mercato giapponese e statunitense, creando in contemporanea una linea donna che molto presto rappresenterà il 20% di tutto il suo fatturato. Il 1975, inoltre, sarà per lo stilista l’anno che coincide con l’avvio della produzione di tutto quello che riguarda maglieria, camicie e linea casual: la Cerruti 1881 Brothers.
A partire dalla fine degli anni ’80 e ’90 il marchio Cerruti si lega, indissolubilmente, al mondo sportivo.
Tutto prende vita con la linea di abbigliamento per sciatori e tennisti, che si dimostra essere un successo e riceve il plauso di atleti del calibro di Jimmy Connors e Ingemar Stenmark. Successivamente, il marchio conosce un enorme successo di pubblico grazie all’impulso del mondo della Formula Uno. Nel 1994, come molti appassionati ricorderanno, il brand venne nominato designer ufficiale della squadra di Formula 1 dell’italianissima Ferrari.
Cerruti verrà per sempre ricordato per essere stato lo stilista che “inventò la moda uomo”.
Il nostro ricordo di Nino Cerruti si lega indissolubilmente anche al menswwear come lo conosciamo oggi, con le sue linee fluide, le sovrapposizioni e le sue giacce decostruite lo dobbiamo proprio grazie al suo genio. Tutte idee, intuizioni, guizzi creativi che gli sarebbero valsi, un giorno, premi come il Bath Museum of Costume Dress of the Year Award, nel 1978, ed il Pitti Uomo Award, a Firenze nel 1986. L’ultimo, in ordine di tempo è stato nel 2000 il riconoscimento a Cavaliere del Lavoro.
Sarebbe però un errore pensare che lo stile di Cerruti sia stato rivoluzionario solo per gli uomini.
Lo stilista fu un grande innovatore anche dal punto di vista della moda femminile, e dimostrazione ne è la linea Femme. Questa collezione nacque nella seconda metà degli anni ’60, un periodo di importanti cambiamenti e di lotte culturali. Con l’avvento del ’68 e i suoi moti, in particolare, le donne finalmente prendevano di petto la questione dell’uguaglianza. E iniziavano, in parallelo, a “portare i pantaloni in casa” tanto quanto i mariti. Fu proprio l’invenzione del pantalone da donna a fare da spartiacque per la moda dell’epoca, oltre ad attrarre alcune delle più grandi dive di quel tempo. Il fascino del pantalone conquistò fra le altre anche Coco Chanel, che per quanto fosse sempre molto esigente adorava i pantaloni firmati Cerruti.
Ma di che cosa parliamo, quando ci riferiamo alla giacca decostruita Cerruti?
Come suggerisce il nome, non ci troviamo di fronte ad un “classico” capo d’abbigliamento. Ciò che fa la differenza in questa giacca sta essenzialmente nella sua parte interna (i canvas) che rendono così il capo più versatile da indossare. Una giacca decostruita che permetteva di apparire ordinati ed eleganti anche se il capo, di per sé, è pensato per un uso quotidiano. Il tocco di genio sta proprio qui, nel mescolare la necessità di apparire affascinanti e glamour ma allo stesso tempo rimanere comodi.
Una piccola curiosità: la paternità dell’idea è stata a lungo dibattuta.
Il suo adorato allievo Giorgio Armani, infatti, ha dichiarato di essere in realtà l’ideatore della giacca decostruita, pensata nel suo caso soprattutto con un occhio al mondo femminile. Armani puntava infatti a fare indossare alle donne le sue giacche decostruite per metterne in luce la loro naturale eleganza, senza pregiudicare la femminilità.
Armani, così come tutto il mondo della moda, piange oggi quello che, fra le altre cose, è stato anche uno dei più grandi designer degli abiti indossati agli Oscar o al Festival di Cannes. Sua inoltre la firma di alcuni dei look più iconici di Richard Gere in Pretty Woman, o ancora di Michael Douglas in Basic Instinct. Muovendosi tra rispetto della regola e rottura delle convenzioni, Cerruti ha dimostrato che lo stile conta, se autentico, è una forma vibrante di cultura. Questo il nostro ricordo commosso ad un uomo di stile, al suo passato, alla sua carriera e alla sua incredibile e immortale eredità.
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