Lo chef Filippo Cogliandro, insieme ad Elmar Elisabetta Marcianò ha coinvolto tutti gli amanti della buona cucina e dell’arte, alla sua seconda “Cena D’arte”, – L’A cena futurista – dedicata ad Umberto Boccioni nel giorno della sua nascita. L’evento, dalla forte impronta identitaria, si è svolto nei locali de “L’Accademia L’A Gourmet” di Reggio Calabria: una realtà visionaria in onore del passato ma proiettata nel futuro. Ispirato dal Manifesto della Cucina Futurista, ha proposto un nuovo menù dinamico, eclettico e innovativo, con gli immancabili prodotti del territorio calabrese. Un menù frutto di una profonda ricerca e conoscenza dei prodotti preparati, seguendo le linee guida dettate da Tommaso Marinetti.
Un’ esperienza sensoriale e artistica coinvolgente
“Benvenuti alla Cena d’Arte che vi proietterà in un tempo senza tempo, in un luogo senza luogo, e ogni età sarà confusa e ogni cosa conosciuta, dimenticata e rivelata!”. È così che il novello Marinetti, al secolo l’attore Lorenzo Praticò, ha accolto con il suo monologo d’apertura gli ospiti di “L’A Cena Futurista”. Le due sale che hanno ospitato la cena sono diventate un palco per differenti performance dal vivo, dal teatro alla musica, passando per la danza con proiezioni dell’epoca, opere d’arte di artisti selezionati, nuovi linguaggi e nuove visioni; tutto in ottica futurista.
Il Salone dei Lampadari ha ospitato anche la prima mostra post mortem di Achille Perilli,
maestro dell’astrattismo italiano, deceduto il 16 ottobre scorso. Per gli ospiti, un viaggio alla scoperta di prodotti della terra di Calabria che, sapientemente utilizzati e accostati dallo chef Filippo Cogliandro, hanno esplorato nuovi orizzonti del gusto regalando nuovi sapori dalle intenzioni “neo-futuriste”.
Chef Cogliandro è un sognatore, un cuoco moderno, innamorato del suo lavoro e della sua Calabria. Attraverso le sue cene a tema tra cui le passate “Cena al buio” e “Cena Dalì” è intercettatore di pensieri e idee, ma anche ispirazioni e ricordi, vivi e sempre in movimento. In questa intervista esclusiva racconta a Life&People di sé e di questa meravigliosa esperienza di “L’A Cena Futurista”.
Come è nato Cogliandro chef?
Nasco come cuoco nel 1997 dopo un’esperienza partita nel 1995 insieme a due amici. Avviammo a Reggio Calabria una sorta di “home restaurant” ossia un ristorante su prenotazione con al massimo 12 coperti, a casa di Gaetano il mio socio che era bravo nella preparazione dei piatti. L’idea di chiamarlo “L’Accademia L’A Gourmet” nacque proprio dalla location che era la villa del suocero Jim Jansen, pittore di corte di Re Baldovino del Belgio, andato in pensione e trasferitosi a Lazzaro negli anni 70. Jansen faceva arte con la sua pittura e noi cercavamo di fare arte con la cucina. Sono partito dal servizio in sala e poi sono approdato alla cucina, quando lo chef non era disponibile e da lì è nata una professione che è anche passione, grazie al mio maestro e amico Gaetano. Sono figlio di un meraviglioso imprenditore sul territorio e sentendomi nel sangue anche questo Dna, dopo 2 anni ho rilevato l’attività.
Il 19 Ottobre si è svolta a L’A Gourmet L’Accademia “L’A cena Futurista” che ha unito arte e cucina calabrese in una speciale promozione del territorio, ci racconti di più?
E’ la prosecuzione della mia iniziativa di successo dell’anno precedente, la “Cena Dalì”, ideata insieme a Elmar Elisabetta Marcianò; nata con l’obiettivo di creare un percorso di “Cene D’arte” e spettacolo per coinvolgere gli ospiti seduti a tavola. Eventi dove certamente il cibo è protagonista ma anche tutte le forme d’arte entrano nel concetto di “cena artistica”. La cena futurista quest’anno nasce per ricordare Umberto Boccioni, esponente di spicco del movimento futurista, nato proprio il 19 ottobre qui a Reggio Calabria. Nasce anche per dare una smossa a questa città che ne è la patria e un patrimonio artistico e una mente così geniale va sicuramente rivalutata. Portiamo avanti durante queste cene artistiche tutto ciò che è promozione del territorio. Ecco che cosa unisce arte e cucina: l’importante legame con il proprio territorio sia dal punto di vista culinario che artistico.
Uno dei punti chiave del movimento futurista è l’esaltazione del moderno e quindi dell’innovazione che è anche ingrediente della tua cucina. In che modo abbini tradizione e innovazione?
La cucina tipica calabrese è tradizionale ma spesso rimane arroccata al passato. L’obiettivo principale è mettere in evidenza come ogni ingrediente che viene prodotto nella nostra terra può andare a valorizzare e ad esaltare ogni sapore, ogni gusto. Sto parlando di tecnologia moderna; d’altronde parlando di futurismo non posso che far risaltare proprio questo aspetto. Il manifesto futurista parlava proprio di “straordinarie tecniche” invitando i chimici ad inventare nuovi sapori e noi oggi lo stiamo vivendo in pieno nelle cucine degli chef. Dalle arie alle cotture a bassa temperatura… tutto questo è innovazione. Il prodotto è tradizionale, racconta il territorio; oggi esprime i sapori della terra con una visione completamente rinnovata di tutti quelli che sono i processi di lavorazione. D’altra parte per esserci innovazione ci deve essere tradizione. Uno degli ingredienti più importanti e unico che solo a Reggio Calabria riesce ad esprimersi nella sua totalità è il Bergamotto. Attraverso una serie di tecniche di lavorazione il bergamotto può essere utilizzato in svariatissimi modi in cucina. Come per esempio nell’aperitivo di apertura della “L’A cena Futurista” denominato “Umberto”, creato da Gianfranco Laganà e il barman Carmelo Martino del “Vesper”.
Futuristicamente mangiando si opera con tutti i cinque sensi: tatto, gusto, olfatto, vista, udito. Come descriveresti l’esperienza de L’A Gourmet L’Accademia attraverso i cinque sensi?
Durante la cena spettacolo ho scelto di fare gustare una pietanza con gli occhi bendati. Un primo piatto, non di pasta che è stata abiurata dai futuristi, ma un risotto. Ovvero un Carnaroli di Sibari Gran Riserva al tè nero affumicato, bisque di scampi e scorza di limone denominato “scampato al deserto”. Lo scopo era quello di attivare tutti i sensi, tra cui anche l’udito con una musica futurista (i cosiddetti rumori) di sottofondo, per poi in ultima approdare alla vista. Tutto ciò ha creato un’esperienza sensoriale a 360 gradi.
La frase di Marinetti e slogan del vostro evento dice: si pensa, si sogna si agisce secondo quello che si mangia. La cucina rende edibili le idee, come l’arte le rende visibili e tangibili?
Assolutamente sì, ti ricordo che attorno alla tavola sono state prese le decisioni più importanti del mondo. Il cibo ha sempre avuto un ruolo considerevole anche nelle scelte. La cucina rende veramente edibili le idee, la cucina è una forma d’arte; ricordiamocelo e come l’arte crea armonia che è la base fondamentale per fare crescere le idee.
Per Boccioni l’arte doveva essere energia, movimento, tensione, come avete traslato queste caratteristiche nei piatti studiati appositamente per l’evento?
Mi sono dedicato alla rilettura delle opere di Boccioni e di tutti i futuristi nella composizione estetica dei piatti. Abbiamo voluto rappresentare nei nostri piatti la velocità, il movimento; attraverso delle pennellate abbiamo arricchito i piatti di luce e colori, per dare quella giusta e facile idea di movimento. L’antipasto “Ricercatori di adrenalina”, si è presentato con due rotolini di pesce al vapore in salsa tricolore e stelo di rapa rossa per rappresentare il ciclista, una delle immagini più frequenti nell’arte futurista. Nei piatti l’aspetto più importante è stato quello di riprodurre, dal punto di vista estetico, tutto ciò che esprimeva energia movimento e modernità; compresi profumi e sapori fuggevoli e in continuo movimento sul palato. Come “Amplesso Primitivo”, sorbetto alla cipolla rossa di Tropea e crumble al parmigiano reggiano, e “Archetipo della Velocità”, mousse di cappuccino, gelèe di mascarpone ai frutti di bosco e crumble al caffè, che permettono una prelibata trasmigrazione dal salato al dolce. Il tutto, con il contorno musicale dai ClaPs Vocal Group che hanno interpretato brani d’avanguardia, da Battisti a Battiato. Un susseguirsi di esperienze sensoriali concatenate tese le une alle altre.
La cosa forse più straordinaria della cucina è che acquista valore, ed è vissuta al meglio, nella convivialità. E’ arte condivisa?
Lo scopo dell’evento è stato proprio quello di condividere un momento importante che era il ricordo di Umberto Boccioni attraverso l’arte futurista con l’elemento legante della cucina e dei sapori della mia terra. E, ci siamo riusciti in maniera straordinaria.
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