Maria Grazia Chiuri, simbolo dell’italianità nel mondo, è la prima donna creative director nella storia della Maison Dior. La sua passione per la moda è al servizio delle donne, il suo stile sottilmente chic e cool; la sua ultramodernità rispettosa dei codici della Maison. Originaria di Roma, Maria Grazia Chiuri riesce a mantenere in perfetto equilibrio presente e passato, la sua eredità italiana di “artigianato” e i canoni di moda francese. Per lei, perpetuare l’heritage della Maison consiste nel riportare le donne al centro della storia, scuotendo le aspettative.

Maria Grazia Chiuri Dior Life&People Magazine

Fuori dagli schemi e dalle etichette Maria Grazia Chiuri unisce tante qualità e grande determinazione: vuole rispettare la tradizione osando l’insolenza. Quando si pensa allo stile Dior non si può non pensare a Monsieur Dior stesso o a John Galliano, che ha gestito il marchio negli anni ’90; si pensi ai tailleur di Hedi Slimane ai tempi di Dior Homme. La storia del brand è il brand stesso. Come designer Maria Grazia Chiuri non impone un suo personale punto di vista cercando di riscrivere la storia della casa di moda ma lavora con tutti i riferimenti che fanno parte della storia, elaborandoli dal suo punto di vista.

Modernità, responsabilità e temi sociali sono parte integrante della sua visione

Maria Grazia Chiuri, capelli color platino, è quasi sempre vestita di nero, in modo semplice e funzionale, con poche concessioni agli ornamenti. Una volta ha detto che la fama non fa per lei. Viene spontaneo chiederle cosa ne pensa oggi, visto che fa parte dell’illustre classifica del Financial Times, che ogni anno designa le dieci donne più influenti del mondo. Secondo lei parlare di moda significa parlare delle donne, del loro rapporto con il corpo ma anche con la società.

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Ama collaborare con artisti contemporanei, trattare argomenti che in un modo o nell’altro riguardano direttamente le donne e la loro emancipazione. Ha un approccio inclusivo e un’idea del potere accompagnato da responsabilità creativa, imprenditoriale e sociale. La stilista romana ha da subito dato un tono socialmente consapevole alla maison con una prima collezione di prêt-à-porter per la Primavera/Estate 2017 radicata nel femminismo, utilizzando la passerella come piattaforma per diffondere messaggi di emancipazione femminile.

“Incarno la stilista più uncool per eccellenza: ho 57 anni, 2 figli, sono sposata”

Come direttore creativo di Dior e donna in carriera, dimostra costantemente che si può essere una femminista convinta e rilassata; attrarre le donne in modo desiderabile con stile; avere una carriera ed essere una madre appassionata, concentrata e divertente.

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Femminista nel senso contemporaneo del termine, ha come modello la figlia Rachele.

Le due persone a cui la Chiuri si riferisce più frequentemente sono: Christian Dior, l’uomo che ha scritto i canoni della femminilità e sua figlia Rachele, l’incarnazione vivente e respirante della donna moderna, con cui condivide pensieri sulla femminilità, sul femminismo e su cosa significa essere donna oggi. Rachele, dopo aver studiato storia dell’arte alla Goldsmiths di Londra, seguendo anche un dottorato in studi di genere, raggiunge la madre a Parigi da Dior per ricoprire la posizione di Cultural Advisor della divisione creativa. È a lei che si deve la svolta giovanile e impegnata della designer. Maria Grazia Chiuri crea quello che è sicuramente il primo ufficio di studi di genere in una casa di moda.

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Insieme, Maria Grazia e Rachele decostruiscono i cliché, convergono su un nuovo modo di fare moda e condividono la passione per la creazione artistica italiana, internazionale e l’impegno sociale. Aperta al confronto di idee con Rachele e con la comunità di artisti di cui si circonda, non lo è altrettanto su tutto ciò che riguarda la progettualità e lo sviluppo del prodotto. L’implementazione e il significato delle collezioni sono suoi domini esclusivi e, non ha torto dato i successi storici delle sue esperienze passate.

Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli.

Classe 1964, Maria Grazia cresce frequentando il negozio di sartoria della madre e maturando la passione per la moda. Dopo gli studi di design nel 1989 entra a far parte dell’ufficio creativo di Fendi per occuparsi degli accessori, settore che è poi diventato vero volano del marchio. Durante gli anni da Fendi incontra Pierpaolo Piccioli con cui collabora, da lì a poco crea una sinergia vincente che durerà a lungo. Insieme giocano un ruolo fondamentale nella creazione di alcune delle più celebrate borse Fendi, tra cui la Baguette, ampiamente considerata come la prima It Bag al mondo.

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Nel 1999 arriva la chiamata da parte di Valentino, da lì comincia una nuova sfida insieme all’amico Pierpaolo Piccioli, fino a diventare co-direttore dal 2008. Insieme, riportano Valentino in prima linea, infondono nuova energia creativa nel marchio; rivitalizzano la linea maschile e accrescono la divisione di accessori che diventano veri must have. Lei e Piccioli scuotono l’immagine stimata del marchio, catapultandolo verso un business da miliardi di euro con abiti da ninfa, borse e scarpe borchiate rock’n’roll; il tutto mantenendo intatto il fascino distintivo di Valentino. Consapevole che, intraprendere nuove avventure significa crescere. L’ultima svolta della carriera avviene nel 2016 quando lascia Pierpaolo alla direzione di Valentino per accettare la proposta di Dior.

“Un’italiana sul trono di Francia”

Considera tutto ciò che è accaduto prima di Dior come una preparazione a questa opportunità. Sotto la sua direzione la Maison riporta in auge la sua iconica Saddle bag, oggetto del desiderio di moltissime donne. Lei stessa lo definisce un pezzo unico della storia recente di Dior, vestendolo ora di nuova identità artigianale. Crea T-shirt con slogan che citano femministe come Chimamanda Negozi Adichie e la storica dell’arte americana Linda Nochlin che conquistano immediatamente le clienti millenari di Dior. E ancora, l’abito da sposa realizzato per Chiara Ferragni, ispirato alla tradizione italiana.

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Nel 2018 la Chiuri, sfila nel mezzo del deserto della California, mostrando la sua capacità di creare esperienze coinvolgenti. Costruisce collezioni prêt-à-porter utilizzando lo stesso approccio che utilizzerebbe per gli accessori: creando capi che possono essere miscelati bene con diversi elementi dell’abito per punteggiare un look.

Un susseguirsi di stagioni e di successi, capi artigianali dalla classe innata; esperienze visive e spettacolari per sfilate e presentazioni.

Un nuovo libro Her Dior: Maria Grazia Chiuri’s New Voice. Un’antologia che guarda l’obiettivo della fotocamera attraverso l’occhio femminile. I lavori di 33 fotografe, (Brigitte Niedermair, Sarah Moon, Bettina Rheims, Lean Lui, Maya Goded, Julia Hetta e Janette Beckman), mettono in luce donne di talento che catturano l’essenza Dior esplorando il potere dello sguardo femminile.

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Per la Primavera estate 2022 dichiara che la moda “deve essere pop”.

Vuole offrire alle donne “un punto di vista gioioso, libero, che scateni emozioni, che non rinchiuda nessuno in cliché; una moda reale per donne poliedriche. Riesce a colmare il divario di generazioni diverse che indossano Dior.

“Troppo spesso dimentichiamo che la moda deve essere sia audace che divertente.”

La nuova collezione Primavera Estate 2022 Dior porta una prospettiva giocosa al brand in una sfilata-spettacolo ispirato al gioco da tavolo dell’artista ottantenne Anna Paparatti. Una delle grandi protagoniste della vita artistica romana degli anni 60/70. Una figura di rottura, una protofemminista che lavora tra performing art e pittura. “L’indomita ribelle” omaggiata da Maria Grazia Chiuri, trasforma il gioco in territorio di sperimentazione e libertà.

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