Il nuovo libro sul noto stilista Azzedine Alaïa narra la storia del suo amore per il corpo femminile e la sua devozione per la moda raccontati attraverso l’obiettivo fotografico del grande amico e collaboratore Peter Lindbergh.
Pubblicato da Taschen e realizzato in occasione dell’esposizione parigina dedicata al designer, racchiude in duecentoquaranta pagine lo straordinario lavoro di un uomo che ha seguito la sua passione rendendo la celebrazione della bellezza la sua missione. Esso però non ci espone solo gli abiti di Azzedine, ma ci illustra la grande amicizia con un altro artista: Peter Lindbergh. I due cominciano a collaborare insieme per caso e fin dagli inizi si instaura un legame inscindibile sia professionalmente che emotivamente.
“Non dobbiamo nemmeno parlarci, tutto fluisce in modo naturale”.
Le parole di Azzedine Alaïa
Gli scatti presenti riportano principalmente le collaborazioni svolte fra gli anni Ottanta e Novanta che immortalano top model come Naomi Campbell e Linda Evangelista. Non solo, vi sono anche altre celebrità come Tina Turner e Madonna.
Il libro su Azzedine Alaïa è il racconto di un’amicizia
Entrambi creativi Azzedine e Peter iniziano la loro formazione presso le migliori scuole d’arte e fotografia di Tunisi e Duisburg. Giusto in quegli anni Peter sviluppa il suo stile fotografico ispirandosi ai crudi dipinti di Otto Dix ed a professionisti come Brassaï e André Kertész. Conclusi gli studi si trasferisce a Parigi dove inizia a esercitare per la rivista Stern. Il grande talento premierà ugualmente Azzedine che dopo l’accademia d’arte viene assunto da Thierry Mugler e Guy Laroche per poi fondare il suo marchio personale.
Alla fine degli anni Settanta le loro strade si incrociano per non allontanarsi mai più.
Fin dal primo istante i due sono andati d’amore e d’accordo dato che condividevano i medesimi valori estetici. Nelle loro opere mostrano caratteristiche comuni come l’amore per il nero, il corpo femminile e le forme semplici e lineari. Inoltre, dal punto di vista del metodo, durante le fasi di lavorazione esigono la massima precisione e simmetria. Una delle loro prerogative era eliminare qualsiasi tipo di artificio che distogliesse l’attenzione dal vero soggetto. Come scrive lo storico di moda Oliver Saillard, Alaïa era “un architetto del corpo, che valorizzava la figura femminile, creando silhouette che drappeggiavano, modellavano o rivelavano, con una tecnica che solo lui sapeva padroneggiare”. Ed invece di Lindbergh “nobilitava i soggetti delle sue foto illuminando le loro anime e le loro personalità con la precisione dei contorni che tagliava con l’abilità di un sarto”.
Il lavoro svolto insieme
Grazie al libro possiamo ammirare l’unione di due geni attraverso una successione di immagini in bianco e nero riprese da Lindbergh. Egli era noto appunto per la tipologia di setting dal forte effetto chiaroscurale e di contrasto fra soggetto ed ambiente. Nel caso delle pellicole realizzate per Azzedine vediamo risaltare le modelle in luoghi desertici o in edifici abbandonati, vestite ovviamente in colore nero. Ogni fotogramma possiede un forte dinamismo ed una teatralità discreta conferite dall’uso strategico delle linee prospettiche e dell’illuminazione sulle indossatrici. Queste ultime paiono libere nei loro movimenti e sicure di loro stesse, caratteristiche che Alaïa cercava di infondere attraverso le sue creazioni.
Sfogliando fra le pagine spiccano quelle dove vi è una giovanissima Naomi Campbell, al tempo ancora agli albori della carriera, raffigurata su uno sfondo neutro mentre sorride, indossando un bustino, un pantalone e zeppe di Alaïa. Era ciò che i due colleghi volevano far vedere nel proprio operato: spontaneità e veridicità dei ritratti che esaltano ulteriormente la bellezza dei capi e di chi li indossa. Dunque se siete grandi ammiratori di Azzedine Alaïa e di Peter Lindbergh o amate la fotografia di moda, non potete perdervi questa uscita ricca di tecnica ed emozioni stampate su carta.
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