Pochi artisti hanno intrecciato vita e arte quanto Dalida. Nella sua musica sono confluiti i tormenti, le inquietudini, le più dolorose esperienze private. Un personaggio capace di eccezionali contrasti, che l’hanno fatta diventare un’icona trasversale, punto di riferimento per il mondo gay, molto amata dal mondo intellettuale e considerata una donna pop. L’aspetto più interessante legato alla sua produzione è quello suggerito dalle parole delle sue canzoni di maggiore successo: una continua condivisione del male di vivere che ha venato tutta la sua esistenza, e un annuncio costante di quel gesto fatale che le ha messo fine nel 1987. La sua musica, sotto questa ottica, si conferma sua fedele autobiografia. Un nuovo libro celebra questa straordinaria protagonista della musica internazionale.

Tony Di Corcia Life&People Magazine LifeandPeople.it

Tony di Corcia – Photo © Beatrice Fernandes de Souza

“Dalida Andarsene sognando”, scritto da Tony di Corcia

e pubblicato da Edizioni Clichy per la collana Sorbonne. 

Un compendio di tutte le pubblicazioni discografiche, un’antologia delle affermazioni più belle, una cronologia degli eventi più importanti della sua vita. Tra queste cose, un testo scritto dall’autore in cui fa parlare in prima persona proprio Dalida. Tony di Corcia, che ha già scritto biografie di personaggi come Gianni Versace, Giorgio Armani, Alda Merini o Valentino, affronta – in Dalida Andarsene Sognando – l’esistenza complessa e complicata di Iolanda Gigliotti. 

La nascita in Egitto da genitori calabresi, il sogno di diventare celebre, il debutto come cantante a Parigi, il successo clamoroso, ma anche il suicidio di Luigi Tenco, gli amori sfortunati, la maternità negata, i tentativi di suicidio culminati in quello che l’ha portata via per sempre il 3 maggio 1987. Il testo del libro cita molti passaggi delle canzoni più celebri di Dalida, proprio per dimostrare quanto la sua musica la rappresentasse completamente: una sorta di dialogo sincero e doloroso col suo pubblico, con quegli ammiratori che ancora oggi le riservano un culto devoto e commosso.

” Dalida – Andarsene sognando”: il titolo del tuo nuovo libro, dove trae ispirazione Tony di Corcia?

Dai versi di “Ciao amore, ciao”, la canzone di Luigi Tenco che è stata anche il suo canto del cigno e che ha visto lui e Dalida gareggiare in quella tragica edizione del Festival di Sanremo. In molti hanno ritenuto che quelle parole fossero una sorta di oscuro annuncio, un presagio di suicidio. “Andare via lontano, cercare un altro mondo, dire addio al cortile, andarsene sognando”. Effettivamente, se ci si lascia suggestionare da questa lettura, i versi si prestano benissimo. E, se pensiamo al fatto che Dalida ha ingoiato moltissimi barbiturici per suicidarsi, possiamo dire che se ne è andata sognando. Dunque, mi sembrava il titolo ideale per questo libro. Mi piace intendere quei versi anche nella loro accezione ufficiale, quella di un addio alle proprie radici, alla propria terra, ai luoghi della propria infanzia: un’esperienza comune, in quegli anni, a moltissimi giovani costretti ad abbandonare i propri paesi per trasferirsi nelle grandi città in cerca di un lavoro, di un riscatto, di condizioni migliori, di un futuro.Tanti si sono ritrovati a “non saper fare niente in un mondo che sa tutto, e non aver un soldo nemmeno per tornare”: a volte, non aver ricevuto un’istruzione adeguata e provenire da una realtà fatta di miseria infliggeva a queste persone un’ulteriore violenza, quella di subire sulla propria pelle la distanza con altre classi sociali o con persone più progredite, una vera e propria condanna

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Dalida: una dolorosa e tormentata esistenza. Quando entra nella tua vita questa icona tragica?

Avevo 12 anni quando il Tg1 annunciò la sua morte, prima non l’avevo mai sentita nominare. Molti anni dopo, Paolo Limiti le ha dedicato molte trasmissioni e ha fatto da Cupido tra me e questo personaggio straordinario: me ne sono letteralmente innamorato. Tra l’altro, siccome questo libro lo progettavo da anni, avevo coinvolto proprio Limiti per chiedergli di aiutarmi nella sua realizzazione: era un immenso e squisito signore, di una gentilezza e di una generosità impareggiabili, e mi disse di sì. Purtroppo il destino ha deciso diversamente, e io non ho potuto contare sulla sua inoppugnabile competenza e sulla sua cultura musicale raffinatissima. Da allora, la musica di Dalida è diventata una colonna portante della mia vita.

Yolanda Gagliotti interpreta “Dalida”: che storia narra il libro edito da Edizioni Clichy ?

Narra la sua storia, che è veramente più affascinante di un romanzo o di un film. Ho deciso di narrarla in prima persona, per ridarle voce, provando a immedesimarmi in lei. Credo che sia stato il libro più emozionante da scrivere, almeno fino a questo momento.

Tony di Corcia, giornalista e scrittore di numerose importanti biografie tra le quali Versace, Valentino, Armani: “Il re della Moda Italiana”, Burberry.

Dalida Andarsene Sognando Tony di Corcia Life&People Magazine LifeandPeople.it

Dalida

Quale è il libro che, durante la scrittura, ti ha entusiasmato maggiormente e perché?

In genere, l’ultimo è quello che si “sente” di più: hai ancora le sue tracce dentro e fuori di te. Ma non è solo per questo se dico che scrivere questo libro mi ha coinvolto totalmente, e appassionato più di quanto immaginassi. Desideravo scriverlo da anni, e poterlo fare è stato davvero come esaudire un antichissimo e ostinatissimo sogno: sarò sempre grato alle Edizioni Clichy. Oltre a questo, è stato molto emozionante scrivere la storia di amore e poesia tra Alda Merini e Michele Pierri, che ho pubblicato nel 2015. Un’altra esperienza umana e professionale memorabile è stato il racconto polifonico tutto al femminile dell’artista Andrea Pazienza che ho pubblicato nel 2017. Anche in questo caso ho un debito di gratitudine, con Marco Garavaglia che ha subito sposato questa idea e mi ha permesso di scrivere un libro che è piaciuto molto ed ha riscosso successo nelle vendite. Non ho elencato neanche un libro sulla moda, questo dovrebbe farmi pensare!

Progetti futuri in mente?

Per la prima volta, pubblico un libro senza avere un progetto preciso all’orizzonte. Ho due o tre idee che mi ronzano nella testa, nei momenti di maggiore fiducia in me stesso diventano anche sette o otto, mi sono ripromesso di non avere fretta e di godermi questo momento magnifico che è l’uscita di un libro: le analogie con la nascita di un figlio sono numerose. Quando ho pubblicato i miei primi libri ero preso da una assurda frenesia, ne avrei scritti venti all’anno, ero affamato di nuove uscite: questo mi ha portato ad accettare qualche scelta scriteriata e ad accavallare dei titoli che meritavano di essere pubblicati con più attenzione. 

Adesso voglio scegliere con cura i progetti in cui credere, devono entusiasmarmi completamente. 

Devo dedicarmi alla loro realizzazione prendendo il tempo necessario e riversando tutte le energie in un libro per volta: far abbattere alberi per stampare libri solo perché vuoi vedere il tuo nome stampato sulla copertina è un peccato imperdonabile, soprattutto in un Paese come il nostro in cui sembrano esserci più scrittori autentici o aspiranti tali che lettori.

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