Inauguriamo Pitti Immagine Uomo e lo facciamo, questa volta e per la prima volta, non dal meraviglioso Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, non ce ne voglia il Vasari, ma da Solomeo, azienda borgo che abbiamo allestito come se fossimo nello stand di Fortezza da Basso, in realtà siamo a casa Brunello Cucinelli.
È come sempre, ma forse anche più di sempre, energico e ottimista Brunello Cucinelli, nella diretta streaming da Solomeo,
il suo quartiere generale in Umbria, con cui si inaugura la nuova e 99esima edizione di Pitti Uomo. Un formato digitale e Connect, come i tempi Covid impongono, in attesa di poter ritornare dal vivo a Firenze dal 21 al 23 Febbraio, se sarà possibile.
Con lui, nello spazio industriale allestito come se fosse un ambiente domestico, intimo e confortevole, tra atmosfere rilassate e naturali, siedono Raffaello Napoleone, amministratore di Pitti Immagine e Agostino Poletto, direttore generale dei saloni fiorentini.
“Tutto dipenderà dal prossimo DPCM che ci dirà come muoverci. Ma intanto noi siamo pronti con 250 aziende che hanno moltissima voglia di tornare a incontrarsi davvero e dal vivo in una fiera reale”
dice Napoleone.
Tra eventi speciali, dirette streaming, incontri mirati tra aziende e compratori, la piattaforma Pitti Connect
resterà aperta fino a fine marzo proprio per dare modo a tutte le persone interessate, buyers e compratori da tutto il mondo, di potersi collegare e informarsi sulle nuove collezioni maschili per la Fall-Winter 2021/2022.
“È un impegno molto importante per questa piattaforma ulteriormente migliorata e perfezionata”,
sottolinea Poletto.
Ricorda anche come da un sondaggio tra le aziende partecipanti alla Fiera sia emerso l’importante aspetto psicologico e di affezione, non solo di business.
Perché l’Italia è il Paese della Bellezza, dell’arte e della moda e della sua industria.
“È da qui che si deve davvero ripartire”, continua Cucinelli.
“Noi italiani siamo solo lo 0,7 della popolazione mondiale ma siamo anche la settima potenza del mondo, primi per manifattura del lusso, secondi in Europa dopo i tedeschi.
Dobbiamo solo ricordarlo e guardare al futuro con maggiore ottimismo.
Adesso abbiamo anche l’arma del vaccino per tornare davvero a sperare in un futuro migliore. Non appena sarà possibile, io mi vaccinerò.
E anche il mio babbo, che ha 98 anni e ha vissuto la guerra, non vede l’ora di farlo.
Dobbiamo lavorare seriamente tutti insieme per tornare presto ad una normalità.”
Dunque, basta felpe, basta golf, basta pantaloni con la coulisse e sneaker?
Basta, in una parola, con quello stile casual-chic che ha reso l’imprenditore filosofo famoso in tutto il mondo, dal far east alle Americhe?
“No, assolutamente, quello è il mio marchio di fabbrica. Un modo di vestire in eccellente relax, chiamiamolo così, è ormai una filosofia di vita piuttosto che uno stile.
Quello che voglio dire è che ritroveremo il gusto di indossare una bella giacca di velluto e di uscire di casa, guardandoci meglio allo specchio.
Non soltanto mettendoci al volo sulle spalle un piumino. Avremo voglia di vestirci con maggiore attenzione, con una ritrovata cura.”
“I blazer, ad esempio, che sono da sempre una parte fondamentale della moda maschile”, continua Cucinelli.
“Li penso ora sempre leggeri e a tre bottoni, non più doppiopetto nelle tonalità più amate, grigi e cammello, indaco.
I colori di quella terra alla quale, ormai l’abbiamo capito tutti, dobbiamo guardare con più rispetto”.
A proposito di rispetto, come commenta Cucinelli le immagini dell’attacco a Capitol Hill, a Washington, il tempio della democrazia?
“Se non ci fossero stati cinque morti sarebbe sembrata una farsa, una commedia surreale. E invece è andata in altro modo.
Ma la democrazia è l’abito con cui da sempre si veste l’America. Non sarà questo incidente, grave incidente, a distruggerlo. Noi siamo fiduciosi che tutto torni alla normalità”.
L’America, ma anche la Cina, i due grandi mercati del Cucinelli style.
“Due grandi Paesi che ci hanno onorato della loro attenzione e della fiducia. Hanno riconosciuto la bellezza del Made in Italy ma anche l’autenticità dei nostri prodotti.
L’amore per la terra, la voglia di comunicare chi siamo attraverso le cose che facciamo, attraverso i capi che indossiamo.
Insisto, siamo italiani, non dobbiamo dimenticarlo. Mai”.
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