Alberto Genovese: di giorno imprenditore geniale che ha rivoluzionato il mondo delle startup, di notte consumatore di cocaina e stupratore di ragazze. Tutta la verità: prima e dopo il raggiungimento del successo e della disponibilità economica.
I soldi, troppi, avrebbero scatenato in lui demoni che hanno trasformato fisicamente e psicologicamente il genio della finanza, la sua vita è passata dalle riunioni in giacca e cravatta nella Milano d’affari agli “Animal Party” di Terrazza Sentimento”.
Alberto Genovese, imprenditore e innovatore delle start up;
oggi è in carcere per una serie di reati che spaziano dallo stupro, al sequestro di persona; dalla violenza aggravata, allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Fino a qualche anno fa non aveva lo stile di vita emerso in questi ultimi mesi, anche se, non bisogna dimenticare, che intorno a sé ha avuto una schiera di persone che gli procuravano droga e ragazze.
Donne che lo assecondavano e lo coprivano in ogni sua azione, come quella sera tra il 10 e l’11 ottobre durante le festa “estrema” organizzata nel suo attico milanese in cui provò anche a distruggere le prove ordinando a un tecnico informatico:
“Pialla tutto, passa un distruttore di file”
riferendosi ai filmati delle telecamere di sicurezza presenti in ogni parte della sua casa, così come nella “camera degli orrori”.
Dalla cessione di Facile.it, che gli fece guadagnare 100 milioni di euro, alla nascita di Prima Assicurazioni – due dei progetti che venivano presentati come case history nel mondo digital – alle pesantissime accuse che lo hanno portato in carcere il passo è stato breve.
Non ha dubbi Gabriele Parpiglia, giornalista e scrittore, che da anni segue e si informa sul mondo dello spettacolo e su ciò che gli ruota attorno.
Sta seguendo questo caso in prima persona, facendo emergere particolari inquietanti sia sul protagonista di questa tragica vicenda, che sugli ospiti dei party di Terrazza Sentimento.
L’autore ha svelato i nomi delle donne dell’imprenditore; è entrato nelle sue “Dark Room” sparse per il Mondo.
Ed è li che andavano in scena orge e violenze sessuali: tra sex toys e fiumi di cocaina.
Un racconto dettagliato si scopre nel libro titolato: “Alberto Genovese da Terrazza Sentimento a Finestra isolamento”.
152 pagine che portano alla luce nomi, ruoli e dinamiche della vita dell’imprenditore e non solo…
L’abbiamo incontrato a Milano per scoprire la verità su Alberto Genovese:
Gabriele, cosa ti ha spinto a scrivere un libro di denuncia sul caso?
In primis perché sono stato tra i primi giornalisti che se ne sono occupati, anche se mi accorgevo che le mie notizie venivano estrapolate male.
L’idea era quella di lasciare un messaggio attraverso un e-book.
Con Genovese per la prima volta si è spostata l’attenzione verso una piaga sociale che esiste da sempre, ma che nessuno denuncia.
Come al solito in Italia ci vuole la vittima, (lo stupro in questo caso,ndr) purtroppo, per scardinare sistemi collaudati, come questo, che andava avanti da anni.
Mi chiedo, ancora oggi, chi copriva Genovese? Chi lo tutelava? Eppure sulla sua testa piovevano denunce, soprattutto per disturbo della quiete pubblica, da anni.
Come mai nessuno ha mai fatto niente? Che fine hanno fatto quelle querele multiple?
Sei già stato minacciato, non hai paura di eventuali ritorsioni?
Sì, ma come sempre ormai minacciano tutti: i calciatori, le ex veline, pierre o modelli legati al caso Genovese, ma non me ne frega niente.
Io mi batto per la verità, finché avrò la forza di informare con notizie vere.
Hanno provato a chiamare anche i mie datori di lavoro per fermarmi, ma i miei editori sono stati i primi a dirmi di andare avanti.
Hai ripercorso la vita di Alberto Genovese partendo dai giorni che hanno preceduto l’arresto, che idea ti sei fatto della sua persona?
Genovese, era o forse lo è ancora: un genio. Nel suo lavoro ha fatto cose degne, forse un giorno le vedremo raccontate su Netflix. Lui non è mai cambiato a mio parere…
Prima era aggressivo solo sul lavoro, pronto a vincere in giacca e cravatta, poi lo è diventato anche nella vita, in boxer e camicia hawaiana a Terrazza Sentimento… però quando era solo ascoltava Rino Gaetano.
Sembrerà una cazzata, ma sono convinto che Genovese sapeva perfettamente a cosa andava incontro. Poteva morire per la droga, poteva finire in carcere… è andata così.
Qual’è il sentimento più forte che hai provato mentre scrivevi il libro?
Volevo inviare un messaggio ai genitori italiani, che a volte non conoscono davvero la vita delle loro figlie.
Figlie che a 18 anni sono convinte di mangiarsi il mondo, ma il mondo le sbrana con un click.
Dalle testimonianze ricevute post lettura devo dire di esserci riuscito, il messaggio è passato.
Mentre portavi avanti l’inchiesta ti sei trovato davanti ad un muro di omertà, come hai reagito?
Sono andato avanti. Più dicevano: cancella, elimina, togli il nome, modifica le date, cancella il cognome; più scavavo.
Quando bussi a cento porte una si aprirà sempre… ho bussato tanto per avere informazioni di prima mano.
Pensi già di seguire gli sviluppi delle fasi processuali che verranno per pubblicare – magari – una seconda edizione del tuo libro?
Sì. Ci sto già lavorando. Il libro in dieci giorni ha superato le 3000 copie vendute: è un bel traguardo.
La seconda edizione o il sequel vi lascerà a bocca aperta, fidatevi.