In Friuli Venezia Giulia, laddove i confini della storia giocano con la geografia, si respira aria di Mitteleuropa. Siamo vicino alla città di Gorizia, fra colline ricche e generose di grandi vini.
Una terra di grandi bianchi che si bagna nell’Isonzo, fiume eroico della Grande Guerra.
Un angolo d’Italia protetto dalle Alpi Giulie e riscaldato dalle acque del mar Adriatico. In questo scenario perfetto è incastonata Cormòns.
Una piccola cittadina nella cui pressi è il luogo dove fu sparato il primo colpo di arma da fuoco della Prima Guerra Mondiale.
Forse per questo, nel 1983, nacque qui un’idea rivoluzionaria.
Il Vino Cormons
Figlio di un pacifismo enoico che spinse Adriano Drius, il Maestro di cantina Luigi Soini e altri illuminati vignaioli friulani a mettere nero su bianco un’idea rivoluzionaria.
Quel documento in cui mettevano a modo loro fine alla divisione d’Europa fa ancora oggi bella mostra di se nel grande salone di degustazione della cantina sociale.
Nacque così, per volere di un manipolo di ottantenni che le ferite della guerra le conoscevano bene il vino della Pace.
Per farlo hanno realizzato, nei due ettari che circondano le cantine sociali, la più grande “vigna del mondo”.
550 vitigni per un solo vino
L’inizio fu piantando varietali provenienti da ogni parte del mondo, poi anno dopo anno, se ne sono aggiunti altri. Dai 550 vitigni dell’inizio si è arrivati a contarne oggi oltre 850 varietà.
Quella di Cormòns è senza dubbio la più grande collezione di vitigni al mondo con le sue varietà provenienti da oltre 60 paesi.
Ma ciò che è straordinario è che, da questa vigna dal 1985, è nato un vino unico: il Vino della Pace.
Made in Italy da collezione con etichette d’autore
Questo raro vino friulano Cormons è commercializzato in bottiglie da collezione disegnate in edizione limitata da grandi artisti fra cui Arnaldo Pomodoro, Enrico Bay e Zoran Music nelle prime tre etichette.
Nel corso degli anni ai tre maestri si sono succeduti i più grandi nomi dell’arte mondiale.
Da Luciano Minguzzi a Salvatore Fiume da Giacomo Manzù ad Alìgi Sassu da Ernesto Treccani a Yoko Ono. Da Emilio Tadini a Dario Fo, da Fernando Botero a tanti altri ancora.
Il “vino della pace” è un simbolo unico anche perché, fin dalla prima vendemmia, le tre bottiglie che compongono la “collezione” vengono inviate ai capi di stato civili e religiosi del mondo.
Vino friulano Cormons. Ma è veramente così buono questo vino?
Anche se l’affermazione è abusata non potremmo definirlo che unico dato che è ottenuto da oltre 850 vitigni diversi.
La vinificazione in bianco è diversa ogni anno anche perché, vendemmia dopo vendemmia, si deve aggiornare l’elenco dei varietali che l’arricchiscono.
In quelle bottiglie ci sono: Yuvarl Cakird, Tsirah, Tulilah, Shurrebe, Pedral, Maizy, Zinfandel, Terrano, Merlot Bianco, Gamay, Ucelut, tanto per elencarne solo alcuni.
Neanche la vendemmia è banale nella”vigna del mondo”.
In quest’abbraccio simbolico di fratellanza le mani che raccolgono i grappoli sono quelle dei ragazzi del Collegio del Mondo Unito di Duino (Trieste) che rappresentano le 60 nazioni del mondo.
Sono loro fin dalla prima vendemmia del 1985 a chiudere questa simbologia di pace.
Noi lo abbiamo degustato questo vino che fermenta in grandi botti per un mese e che in bottiglia non era mai uguale a se stesso anno dopo anno.
Colore giallo oro, luminoso e intenso. C’è tutto il Friuli dentro: Malvasia, Ribolla e Friulano a cui si aggiunge la nota internazionale del Pinot Bianco e dello Chardonnay.
Al naso si esaltano gli agrumi con la scorza d’arancio e il cedro e i frutti estivi con la pesca e l’ananas.
Di buona beva, fresco, sapido con giusta acidità e struttura completa e persistente con note di frutta tropicale.
Potrebbe interessarti anche – La Toscana riparte dal classico: serate a tavola col Gallo Nero