«Le idee nascono come i fiori, la guerra ha dato alle donne il gusto dell’uniforme, voglio ridargli quello della femminilità» Questo è un tour gratis nella bellezza, una visita virtuale in un atelier di moda parigino.

Tra bozzetti, abiti, stoffe dai toni pastello in questo tour gratis, riaffiorano le creazioni di Christian Dior online.

Stilista nostalgico, elegante senza eccessi, immerso in uno sfolgorante romanticismo.

Fu colui che dal 1947 cambiò il destino della moda. Ridisegnò la silhouette femminile rendendola simile a quella di un fiore: «dopo le donne i fiori sono la cosa più bella che Dio ha donato al mondo.»

Una sua intuizione felice gli permise di affidare il proprio talento nella moda ai rinnovati bisogni del pubblico.

«Il lusso è libertà»: il mondo si risvegliava dal torpore del secondo conflitto bellico e aveva voglia di circondarsi di bellezza

Christian Dior per primo comprese che il sistema moda era fatto di mesi, e non più di anni: «il mondo ha cambiato ritmo e la moda insieme a lui.»Così Dior, nella sua brevissima carriera, seguendo l’esempio di Worth, creò nuove silhouette. Alternava le collezioni in base alla stagionalità. Abbinava ad ogni sua collezione un tema, in linea col suo motto: «l’uniformità è la madre della noia».Fu proprio nella sua prima collezione che vide la luce il più celebre tra i suoi abiti. Era il 1947 e il fashion system scoprì quello che sarebbe divenuto l’uomo francese più celebre al mondo.

In passerella comparve il modello “Bar”, immortalato dalla celebre fotografia di Willy Maywald.

Una giacca steccata dalle spalle morbide, arrotondate, il punto vita sottile in contrasto con la gonna dal sapore vittoriano, ampia a ruota, sostenuta da una crinolina.

L’effetto fu rivoluzionario: nuove armoniche proporzioni erano state create e rappresentavano la ritrovata voglia di vivere, la gioia nel piacere e nel piacersi, in un clima di pace e ripresa economica.

La novità inoltre risiedeva nel fatto di poter indossare quel tipo di abito anche per il giorno.

Dopo anni di stenti, di indumenti riciclati, rammendati, assemblati tra loro, finalmente le donne avevano a disposizione un nuovo modo di vestire, di essere: il “New Look” era nato.A chiamarlo così fu un cronista di “Life”, che sentì l’espressione dall’unica giornalista di rilievo presente a quella prima sfilata: Carmel Snow di “Harper’s Bazaar”.

Oggi, una mostra virtuale, un ulteriore tour gratis celebra questo innovativo stilista con i suoi abiti on line:

Christian Dior: Designer of Dreams“.

E’ infatti la retrospettiva dell’omonima mostra Christian Dior resa disponibile online in un tour gratis dalla casa di moda parigina.

Guida il pubblico tra 70 anni di storia della moda disegnata dal Maestro.Ci accorgiamo così, in questo quanto il dettaglio per lui sia stato importante, tanto nel taglio quanto nel decoro, come solo ai tempi di Maria Antonietta regina di Francia era stato. Tra le sue clienti non mancarono teste coronate e first lady: Margaret d’Inghilterra, la principessa triste Soraya, Evita Peron.

Il mondo del cinema sedotto dall’eleganza creata dal couturier, che divenne il massimo valore in ogni sua collezione

Si contesero i suoi abiti Marilyn Monroe, Ava Gardner, Sophia Loren, Elizabeth Taylor.

Vestiti concepiti per stupire e per sedurre. Copricapi, guanti, borsette, calzature e persino smalto per le unghie furono realizzati in “pendant” con gli abiti: stesso tessuto, colore e fantasia.

«La vera prova di una donna elegante è quello che porta ai piedi», sosteneva.

Così a occuparsi delle calzature a partire dal 1953, fu Roger Vivier. Nella sua lunga collaborazione con Dior realizzò una vasta serie di modelli innovativi ma sempre elegantissimi.

I bustini, le guêpière e le ampie gonne alte 20 centimetri da terra evidenziavano la silhouette e il piede. Queste calzature così si fecero preziose quanto abiti e gioielli, in contrasto con quelle povere e pratiche utilizzate durante la seconda guerra mondiale.

Avevano una tomaia stretta, come il punto vita, affusolata e con tacco sottile, impreziosita da ricami, e pietre dure, leggera e dal gusto neo barocco. Nei dieci anni di sinergia con la casa di moda, numerose furono le personalità a scegliere le loro calzature: tra loro la Regina Elisabetta II, e la duchessa di Windsor.

L’estro di Vivier si sviluppò anche sul design dei tacchi:

“Virgule”, dalla linea ricurva, “Choc”, in metallo obliquo, realizzato da una ditta di ingegneria.  E ancora un modello con tacco a sfera ricoperto da brillanti indossato dall’attrice Marlene Dietrich.

Elementi significativi, che contribuirono a conferire un nuovo aspetto a chi vestiva Dior, caratterizzato da una sensuale instabilità nella postura.

Dopo il trionfo della prima collezione, nell’estate del 1948 Christian Dior propose una linea asimmetrica e altrettanto rivoluzionaria,  sperimentando – nell’autunno dello stesso anno – particolarissimi plissé chiamati “zigzag”. Mistero in velluto e pelliccia di leopardo per un celebre abito da sera realizzato quell’inverno.

Corpino a cuore e panneggi separati composti da gonna e sopragonna, donavano l’illusione di un unico ampio abito per la nuova serie chiamata “Trompe-l’œil”, nella primavera del 1949.

Proseguendo nel nostro tour gratis l’anno seguente fu la volta di “Verticale”, silhouette allungata da gonne a tubo e braccia nude.

E poi “Ovale” nel 1951: volto ovale, petto ovale, fianchi ovali. “Sinueuse” fu chiamata la linea presentata nella primavera del 1952, detta anche “Tulipe Ouverte”, al cui opposto si ispirò per “Profile” nell’autunno dello stesso anno, rivisitando la “Robe à la française” del XVIII sec. Ancora “Tulipe” nell’estate 1953 e “Coupole” per l’autunno.

Linee essenziali, geometriche, uso di tessuto prezioso in grande quantità, sostenuto da stecche, sottogonna e controfodere rigide.  Nella primavera del 1954 trionfò il Mughetto, fiore preferito dallo stilista.

L’artista prevaleva sempre più sull’uomo: le linee dei vestiti si fecero sempre più innovative, seguendo le curve naturali del corpo, disegnavano nuovi volumi. Nel ’54 presentò la linea “H” chiamata dal Time Magazine “Second Look”.

Ancora una lettera ispirò la silhouette “A”, era la primavera del 1955.

Merita di essere citata anche un’avveniristica creazione realizzata quello stesso anno: un abito da sera in satin di seta rosa, avvolto in un tulle ricamato d’argento e paillettes. Luminoso e romantico il vestito cambiava dimensione in base a chi lo indossava.

Capovole la “A”, e nell’autunno creò la linea “Y”, spalle più larghe e gonne più strette.

Flèche” si chiamò la linea creata nel 1956, ispirata alla moda Direttorio. Un meraviglioso pattern animalier caratterizzò, l’estate di quell’anno, un abito da volumi Rococo, che anticipò lo stile degli anni ’80.

Il talento unito al fiuto per gli affari e a una buona dose di fortuna, fecero di Monsieur Dior un  pioniere nel mercato orientale, con una serie di licenze create già nel 1953.

Molti tra i suoi modelli vennero da allora realizzati in esclusiva in Giappone.

Fuseau” – caratterizzata da camicie e gonne ridotte, linea a sacco o a fuso – fu l’ultima delle sue collezioni: era il 1957 e un malore improvviso colse il grande Couturier, a 10 anni dal suo folgorante avvio nella moda.

Lasciò un impero immenso, che fece raccolse il giovane stilista a cui fu affidata la gestione della Maison: Yves Saint Laurent aveva appena 21 anni.

Nel 1958 stupì il pubblico con un abito da cocktail in cui storie, stili e culture lontane tra loro si fusero in un Rayon arancio ricamato con Dracon oro e argento, per un completo con sopragonna a sbuffo e bolero.

Yves Saint Laurent riuscì con successo a traghettare la casa di moda dalla rinascita post bellica all’avvento del prêt-à-porter.

La sua prima creazione fu un abito “a trapezio”, essenziale, giovanile, iconico nella sua ardita sperimentazione lineare e volumetrica: Yves proiettò Dior al futuro, verso i minimali abiti realizzati in serie per la nuova generazione degli anni ‘60.Del resto il Maestro asseriva: «per il successo di abito è necessario conoscere come si muoverà nella vita reale.»

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