Giuseppe Conte con il DPCM del 9 marzo 2020 ha imposto il lockdown alle filiere produttive non indispensabili. A causa dell’emergenza coronavirus, finiscono nel vortice della crisi tanti brand di abbigliamento che si trovano ad affrontare uno crollo senza precedenti e sono costretti al commercio digitale.

Da alcuni giorni, infatti, le aziende tessili italiane hanno ricevuto una pioggia di disdette anche dall’estero, subendo perdite importanti. Molti imprenditori non escludono ripercussioni anche per il giro d’affari del 2021.

A poche settimane dall’emergenza sanitaria, l’88% delle aziende italiane subisce un calo di fatturato.

L’industria dell’abbigliamento, dopo lo shock iniziale, si adegua e punta alle vendite attraverso l’e-commerce per spronare i consumatori all’acquisto on-line.

Commercio digitale per la sopravvivenza di piccole, medie e grandi imprese

Il commercio digitale si rivela uno strumento fondamentale sia per le imprese che riescono a proseguire con le proprie attività sia per i consumatori che non rinunciano agli acquisti per arricchire di capi nuovi e di tendenza i propri armadi.

I risultati, al momento, sembrano portare ad un trend positivo.

E quindi l’andamento delle vendite on-line?

L’e-commerce per tante aziende italiane riesce ancora a salvare i propri affari. Per altri settori come quello del fashion & luxury invece si fa molto più dura.

Il 77% delle aziende, nei diversi settori, che si sono avvalse delle vendite on-line dichiarano di aver acquisito nuovi clienti. La necessita, quindi, per la prima volta apre nuovi scenari per aziende e i consumatori.

La filiera produttiva italiana è da sempre al centro della produzione mondiale del fashion. Il settore moda, inteso come tessile e calzaturiero, conta oltre 50mila piccole imprese con i loro oltre 300mila addetti che operano nell’abbigliamento e nelle produzioni connesse.

Nel 2018 hanno prodotto l’83% del valore complessivo del nostro export.

La riapertura graduale delle aziende italiane riproverà dal 4 maggio… ma nel frattempo molte di esse riprendono il ciclo produttivo con la conversione delle proprie produzioni.

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