E allora stuzzica l’inventiva…e inventami dieci stuzzichini finger food.
Il vero manuale dell’aperitivo, del buffet, del vernissage. Così, riempito lo stomaco, puoi anche dipingere.
Si chiama finger food, perché ormai ci siamo dimenticati la nostra lingua (e speriamo si risvegli insieme al palato) e perché ci siamo dimenticati la nostra storia
Di quando, come in Messico come in Indocina, come sull’Atlante (e speriamo di ricordarci che il Brasile non confina con l’Africa perché è caldo e ci sono i neri), come sulle spiagge indiane o dell’Abissinia, si mangiava tranquilli e beati con le mani da quegli stessi cartocci gialli e conici che hanno continuato a vivere anche con l’invenzione del cinema.
Un dischetto di pasta sfoglia con acciughina, pizzetta margherita classica in versione quadratina, minitartina tonnocappero, oliva all’ascolana, triangolino di quiche, minispianatina farcita, minipiadina fartarzan.
Mi raccomando che accanto ci sia sempre presente una teoria di ciotoline, mini anch’esse, con salsina piccante rossa alla mexicana, senape Dijon con grani, maionnaise classica, salsarosa, tzaziki, salsa madras (che suona anche bene…).
Non aggiungere liquidi o brodini che finisce che il vernissage diventa quello del look dell’ospite…
Rigorosamente da mangiare con le mani, anche se è cucinato coi piedi. In oriente, sacchetto alla mano e dita dentro sia che si parli di un sacchetto di cellophane sia che si parli di una foglia di banano.
Oggi ci ingegniamo di un forchettino a forma di cuore, di farfalla, di passera, cozza, polpo o cefalo; oppure di uno stuzzicadenti di lunghezza variabile fino a dimensioni rocciose; oppure di un cucchiaino di plastica argentata col foro, a stella o cuore o mandarino tanganichico, nel mezzo.
Vabbè…chiudiamo gli occhi e torniamo indietro. Salto nel tempo: gelateria italiana da spiaggia. Coppetta, cartoncino cerato, con cucchiaio in plastica multicolor trasparente.
Sì, non è proprio finger food…
Allora chiudo di nuovo gli occhi e serro le dita a far presa su un rotolino di piadina con dentro pesciolino, con dentro prosciuttino, con dentro fagiolino… cono di carta e frittino…mmmh…
Lo porto alla bocca con le dita, che dacché l’uomo cammina non è altro che un’imitazione della forchetta.
Uhm, vedi come si ribaltano le cose? La forchetta?
Tre, quattro dita che altro non sono che una mano. Non sono altro che dita, sazie di cibo, spiaggia e musica… appiccicose e soddisfatte. Sticky fingers e vola au vent rotolant rotolant…
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