Quando un sogno diventa realtà, per Jay Carter la musica si fa riscatto, la vita ti accarezza senza più dolore, comprendi che la tua scelta era inevitabile.

La musica, quella particolare alchimia di note e parole, di ritmi e silenzi che penetra dentro l’anima dritta fino a toccare la parte più profonda del nostro esserci.

Musica e parole per raccontare, gridare al mondo, incidere un passaggio indelebile, fondere dolore e riscatto, amalgamare lacrime e sorrisi, perché nulla vada perso, anzi sia spinta a crescere e credere pur nelle declinazioni imprevedibili dell’esistenza.

Un letto d’ospedale, l’odore acre dei disinfettanti, l’esperienza triste della malattia e, poi, il sogno. Il desiderio di crederci fino in fondo. La forza di decidere, di andare di là dall’Oceano, per capire se quel sogno, tradotto in messaggio, poteva essere il nuovo viatico da percorrere. Fatica, entusiasmo, cadute, vittorie, forza, coraggio, determinazione e, poi, la svolta.

Numeri di visualizzazioni da capogiro, un successo inaspettato, improvviso per Jay Carter

Il sapore dolce-amaro di sentirsi chiamare fratello da coloro che prima, nella New York più malfamata, hanno cercato di metterti al tappeto.

Il desiderio e la voglia di farcela, uniti all’innato talento, sono stati più forti, hanno vinto. Felpa, collane in oro, orologio, occhiali scuri, atteggiamento da Superman, spavaldo, graffiante, champagne, donne, macchinona

così nasce e vive il vero rapper e Mimmo Francesco Attanasi, in arte Jay Carter, ben lo sa.

Adesso, dopo alcuni anni, il ritorno a Brindisi per raccogliere le idee, per creare un album che possa raccontare la vita in tutte le sue più vivaci declinazioni, con gli algoritmi che la rendono piacevolmente imprevedibile.

Tornare a casa, dopo la fuga per trovare la propria via, è come ripartire da dove si è iniziato a vivere. Nel luogo chiamato casa, c’è tutto ciò di cui un artista ha bisogno per tessere la sua opera, per dar vita a qualcosa di ancor più tangibile.

New York che cosa rappresenta per te?

Quando sono arrivato lì non avevo nulla. Avevo la mia decisione e volevo farcela. È stata molto dura. Poi ho conosciuto delle persone, sono come dei fratelli, loro mi hanno aiutato. Non conoscevo l’inglese. Hanno visto la mia motivazione e ho vinto questa sfida.

In Italia facevi musica?

Qualcosa ma non come lì. Non è lo stesso suono. Non aveva nulla del mondo americano.

Come ti spieghi questa lotta tra di loro?

Posso dirti che è un fatto culturale loro. Devi guardare loro dentro, il loro modo di vivere, di mangiare, di studiare.

Poi il modo di vestirsi, auto di lusso, diamanti, cercano di dare un messaggio alle persone, è il loro modo di riscattarsi dal loro essere stati schiavi. Tipo: io vi posso comandare.

Mimmo Francesco Attanasi Life&People Magazine lifeandpeople.it

Anche tu sei alla ricerca di un riscatto?

Si per tanti motivi, non solo perché la vita è stata difficile ma per tante altre cose.

Come ti definisci?

Mi definisco un alieno. Non pensavo di riuscire ad arrivare a tanto. Ne ho passate veramente tante e poi ci sono riuscito.

Perché sei tornato in Italia visto che là avevi molto successo?

Questa è una domanda difficile da rispondere. Ci sono molte cose. Io sono tornato in Italia quasi un anno fa.  Non è che non ero felice, c’è la mia famiglia.Vorrei portare qui la mia esperienza, fare qualcosa nella mia Nazione, nella mia terra. Io sono Italiano. Non mi piace vedere delle persone che si spacciano per rapper e non lo sono. La vera musica rapper è nata per strada in America.

Cosa c’è in progetto?

Ci sono molte cose. Oltre alla musica collaboro con Carlo Pignatelli, abbiamo fatto alcune cose a Torino.

Presto ascolteremo un tuo nuovo lavoro?

Si. Voglio realizzare qui qualcosa. Per me è importante realizzarmi anche nella mia terra.

Tu chi sei?

Io mi definisco l’ultimo dei sopravvissuti. A New York stanno morendo un sacco di rapper, non so cosa stia accadendo. Hanno ucciso anche un rapper mio amico. Si stanno facendo la guerra, non immaginavo.

Che cosa ami nel tuo lavoro?

La perfezione. Tutto deve essere perfetto. Fintantoché non è come voglio io non lancio nulla. Cerco di curare tutto, musica, parole, suoni, scene, immagini.

L’America, per te, oltre che una scuola d’arte è stata una scuola di vita?

Si, solo così riusciamo a comprendere in quale situazione stavo prima. Solo lì capisci le cose importanti.

Jay Carter una vita intensa, la voglia di riscatto, l’amore per la musica di strada fatta dai neri americani che gridano la loro rabbia, la loro voglia di riscatto, di esistere.

Non perdetevi le sue vibrazioni musicali, le parole unite ai suoni, è un racconto di vita scritto con il sudore, con il sangue e con il terrore che la vita a un certo punto terminasse.

 

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