Aurélie Mathigot in mostra con “Frange”: evento che verrà presentato dal 9 al 14 aprile a Milano.

Un progetto imprenditoriale dedicato all’innovazione nel settore culturale. La finalità di incoraggiare il dialogo tra arte e impresa, in concomitanza con il 58esimo Salone del Mobile di Milano.

Negli spazi di Garçons de la Rue e Tonsor Club si svolge l’evento.

La scelta della due sedi porta ad una connessione tra gli universi. L’arte del ricamo di Mathigot e l’arte del taglio dei professionisti di Les Garçons de la Rue.

Dipanato così il senso del termine “frangia” sia nel versante dell’ornato tessile sia in quello delle acconciature.

Il lavoro dell’artista francese è nota per i suoi “Volumes”,

in sostanza sculture in corda, lana e cotone realizzate adoperando la tecnica dell’uncinetto in cui oggetti di uso comune sono inglobati dalle trame tessili.

Oggetti sottratti al loro ordinario e funzionale impiego, costruito intorno alla rappresentazione di un’illusione della realtà. Darle un nuovo aspetto, concepire una realtà-tessile di ciò che ci circonda, conoscere o riconoscere proponendo l’idea di recupero.

La creazione si sviluppa intorno a progetti interdisciplinari, spazia dalle fotografie ricamate, ai volumi, agli interventi con diversi tipi di pubblico, al lavoro con i brand di moda e design.

Al centro delle sue ricerche il legame ma soprattutto la relazione foto-volume-spazio.

In Aurélie Mathigot rappresentare l’oggetto, privato del suo significato originario,

conduce a invertire il canone del consueto e costringe l’attenzione a riconsiderare le cose comuni, banali del nostro quotidiano.

Ceramica, legno e tessuto si intrecciano, scultura e tessitura si abbracciano, si intersecano e si confrontano dando vita a opere di straordinaria eccentricità estetica.

Mediante l’utilizzo dell’arte del knitting e del crochet, crea un mondo di lana ispirato dalla necessità di proteggersi,

di nascondersi, di isolarsi e di abbozzolarsi (cocooning).

Un modo per rappresentare la vita quotidiana anche attraverso la rappresentazione dei suoi oggetti più familiari (cibo, tavolate, posate, abiti).

L‘artista riesce a racchiudere ogni cosa dentro alle maglie dei ferri. Diventano così una seconda pelle per gli oggetti, preservandoli per il futuro incerto.

Opere ibride, tipiche della produzione dell’artista e derivati dalle collaborazioni con svariati brand, il cui filo conduttore è quello di una matassa da cucito.

Con PoParis, azienda specializzata in tappeti, ha identificato la tecnica di nodi più vicina al suo lavoro di crochet. Ha ideato alcuni modelli, realizzati poi dalle mani esperte di donne albanesi.

Per Macon&Lesquoy, marchio rinomato per le originali spille, ha cucito a mano un modello ispirato ad una sua opera da cui ne è derivata una serie a tiratura limitata di soli 200 pezzi.

Dalla collezione di Livette la Suissette ha preso la materia a lei più familiare: il lino. Ricamato sopra a cuscini ed altri elementi d’arredo delle vistose frange.

Aurelie Mathigot Life&People Magazine www.lifeandpeople.it

Aurélie Mathigot in mostra con “Frange” al 58° Salone del Mobile Milano

Per l’eclettico brand parigino Merci ha realizzato un pezzo unico assemblando stoffe di diversa foggia, colore e spessore

In mostra anche la serie “Photos Brodées”. Si compone di istantanee stampate su tela, in seguito ricamate in specifici punti con materiali estranei, quali cotone, lana, perline, al fine di intensificare certe aree dell’immagine.

Da superfici inizialmente piatte, tali opere si dinamizzano grazie al movimento dato dall’eterogeneità delle componenti aggiunte.

La percezione conseguentemente ha un’impressione di trompe-l’oeil, un doppio coinvolgimento, visivo e tattile, che assieme all’occhio attira anche la mano.

Aurélie Mathigot ha esposto in molti prestigiosi musei internazionali

Il Centre Pompidou, il Palais de Tokyo, la Galerie Yvon Lambert, il Musée Mac/Val di Vitry sur Seine, la Saatchi Gallery di Londra e la Galleria Rossana Orlandi di Milano.

Lavora moltissimo con il Giappone, dove collabora attivamente con numerosi designer

Se c’è qualcosa che per l’artista deve rimanere presente in tutte le forme del suo lavoro è la tessitura come metafora del legame sentito quale mezzo di comunicazione potenzialmente illimitato.

L’arte dell’intrecciare offre dunque qualcosa di più della semplice attività oggettiva di tessere.

Marcello Tosi

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