Paolo Stella: trasferisce sfumature comunicative delicate mutuando dal web un mare di condivisioni.
“Meet me alla boa” offre l’ancora di salvezza emotiva a cui aggrapparsi nei momenti difficili.
Lettura veloce, scorrevole, di quelle che d’estate sono perfette sotto l’ombrellone, da bersi in un attimo e lasciarti quel sapore lievemente malinconico seppur maledettamente romantico di cui poi un po’ tutti hanno bisogno.
Questo il cocktail ben riuscito del debutto alla scrittura della web star / stratega della comunicazione e varie altre ed eventuali.
Paolo Stella, con la sua opera prima “Meet me alla boa” condensa varie linee emozionali con la cruda concretezza.
Nel modo più solare possibile.
Chi pensa ad una stesura studiata a tavolino va subito smentito. E’ stato un romanzo meditato, sviscerato e rimaneggiato dall’insicurezza, come lui stesso afferma però “dettato dalla vita”.
Epurato dalle licenze letterarie a cui gli autori a volte forzatamente si piegano. Per questo genuino, e quindi ben accolto dal pubblico. Cioè la massa critica che conta alla fine.
Questa vicenda macina ampi bacini di “condivisione” da te anche raccolti nelle tue stories su Ig.
E’ l’amore rotondo verso cui, consapevolmente o meno, ogni esistenza è protesa o perché è un reale denominatore come la bocca dello stomaco a parlare?
Credo che il denominatore comune sia la totale vulnerabilità in cui ero immerso quando l’ho scritto. Quando sei in un periodo particolarmente difficile della vita sei costretto a eliminare le sovrastrutture con cui ci schermiamo ogni giorno ed arrivare all’essenza delle cose nelle quali chiunque può riconoscersi.

Paolo Stella “Meet me alla boa”
Paolo Stella, definiresti il tuo romanzo di formazione intellettuale sulla gestione spinosa dei sentimenti di svariata natura?
Non vorrei definire nulla in generale nella mia vita, la definizione limita la potenzialità di ciò che siamo e che potremo essere, nè tantomeno utilizzare il termine intellettuale. Un flusso di coscienza scritto senza la pretesa di interessare a nessuno.
Solletico, carezza, livellamento degli scompensi, un gancio secco all’anima.
Sono presenti tutte le sfumature dell’umanità, delicate e ruvide, perché il vissuto non ne lascia fuori nessuna prima o poi?
Perché prima o poi ti prendi sempre una badilata in faccia dalla vita che non ti lascia altra alternativa se non quella di guardarti dentro. E lì trovi di tutto.
”La vita è più intelligente di noi”, quindi meglio lasciar fare al destino e “cucinare gli ingredienti” che ci concede, avendo fiducia.
Ogni evento ci trasforma in opportunità di crescita interiore e, a tendere, persone migliori?
Sì, non decidiamo nulla. Possiamo solo decidere di lasciare fluire al meglio il nostro percorso e facilitare l’arrivo alla meta. Ci sopravvalutiamo enormemente ogni qualvolta pensiamo di dirigere la nostra esistenza.
E se lasciamo fare alla vita essa conduce al bene. Come a dire, non perdersi mai d’animo, la vita è sempre lì, pronta a sorprenderci. Lasciamoglielo fare.