Rockin 1000 approda allo Stadio Artemio Franchi riconfermando la formula iniziale, reclutando performer comuni e artisti professionisti noti.

Tutto è iniziato con un video nel 2015 che, ad oggi, ha superato i 45 milioni di visualizzazioni. Una scommessa, ai tempi ritenuta folle, grazie a cui il creatore di questa iniziativa, Fabio Zaffagnini, invitava la band dei Foo Fighters.

Una performance live a campo aperto di ben 1000 elementi che eseguivano il loro pezzo “Learn to fly”, a Cesena. E così è stato. E a queste “sessioni” da record ne sono seguite altre, ogni anno sempre più spettacolari.

Così, visto che i numeri non bastano mai in questo esperimento unico al mondo nel suo genere, abbiamo chiesto al suo ideatore di fare il punto dopo l’ultima edizione appena conclusa.

Giunti ormai alla terza esibizione live, la seconda all’interno di uno stadio, non si pensava si potesse assistere ancora a tante novità. E invece: cambio della direzione d’orchestra con quel mostro sacro di Beppe Vessicchio.

Una super guest-star del calibro di Courtney Love, e maestri di cerimonie il pluri-collaudato Nikki e il toscanissimo Federico Russo di Radio Deejay per infiammare lo Stadio Artemio Franchi di Firenze con 1500 performer.

Com’è nato Rockin 1000, qual è stato il filo conduttore?

I musicisti, la loro passione, voglia di fare e mettersi in gioco. Cerchiamo ogni volta di arricchire lo spettacolo e renderlo unico, di stupire e di convincere sempre più persone a venire a vederlo. Per quanto possiamo provare a descriverlo, partecipare a Rockin’1000, sia come musicista che come pubblico è una vera e propria esperienza, indescrivibile e potentissima!

Quali motivazioni hanno spinto i personaggi noti coinvolti, anche di grande calibro ad accogliere il vostro invito?

rockin'1000

Stadio Artemio Franchi Firenze

Sicuramente la curiosità di prendere parte ad un evento unico. Aver visto i nostri video, essersi incuriositi ed aver fatto quel passo che collega il pensiero all’azione. Per tutti noi mettersi in gioco è un atto di coraggio e tutti gli artisti o professionisti affermati che abbiamo coinvolto hanno dimostrato di saper affrontare i rischi e non mi stupisce che siano arrivati ad alti livelli di notorietà.

L’aggiunta di nuovi componenti orchestrali rispetto alle scorse edizioni è dettata da una necessità di completezza in termini di acustica o semplicemente. Perchè non vi basta mai?

Ci piace sperimentare e vogliamo allargare la famiglia della più grande rock band al mondo. Ci aspettavamo che l’ingresso di fiati e percussioni arricchisse lo spettacolo e ne abbiamo avuto una piena conferma.

Rockin’1000 è una community inclusiva e speriamo di avere la possibilità in futuro di coinvolgere e far respirare questo clima fantastico anche ad altre categorie di musicisti.

Vi siete affezionati agli stadi quindi pensate, per come ci avete abituato, che sia possibile ambire ancora a dimensioni maggiori?

Beh, questo dipende da molti fattori, sicuramente gli stadi sono un ambiente a noi consono, per quanto suonarci comporti rischi economici e complicazioni logistiche ed organizzative molto elevati.

Cerchiamo ogni anno di perfezionarci, non necessariamente questo significa accedere a spazi più ampi o far suonare sempre più musicisti.

Rockin 1000 non è una questione di numeri, ma di passione, amore per la musica,

persone comuni – che comuni non lo sono affatto – che insieme creano qualcosa di straordinario.

State già lavorando al raduno del prossimo anno e, se sì, ci dobbiamo aspettare ancora altre imprese?

La nostra testa è sempre orientata al futuro e già mentre lavoravamo a Firenze, stavamo ragionando su cosa fare dopo. Abbiamo molte strade aperte, speriamo di percorrerle tutte!

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