Grande successo per la 78° edizione del Festival di Cannes, che con le sue indimenticabili proiezioni sul grande schermo ha catturato l’attenzione non solo degli amanti del cinema, ma anche degli appassionati di musica. Oltre a confermarsi come crocevia di eccellenze cinematografiche e artistiche, quest’anno la prestigiosa kermesse francese ha riservato particolare attenzione a pellicole incentrate su tematiche musicali. Insieme a colonne sonore emozionanti, divenute il cuore pulsante di numerose narrazioni, la selezione di film presentati in questa edizione conta due musical e un’ampia gamma di pellicole che offrono uno sguardo approfondito sulle dinamiche dell’industria musicale contemporanea.
Musica come motore narrativo: un connubio tra suoni ed emozioni
Avete mai pensato a come sarebbe la vita senza musica? O più nello specifico, avete mai immaginato che effetto farebbe guardare un film senza colonna sonora? Tra le funzioni più importanti che l’elemento musicale riveste nelle pellicole cinematografiche (e non solo) c’è quella di saper plasmare e dare voce alle emozioni, alle relazioni e alle riflessioni sociali. Ne sono un esempio le colonne sonore di The History of Sound, film di Oliver Hermanus con gli amatissimi Paul Mescal e Josh O’ Connor, dove la musica incarna in tutto e per tutto la storia d’amore tra i due protagonisti.
I due ragazzi s’incontrano per la prima volta in un locale davanti ad un pianoforte. Ecco che la musica accende quella fiamma, rivestendo non solo il ruolo di semplice supporto narrativo ma diventando l’elemento scatenante e trainante della loro passione. Amore, tristezza, dolore, gelosia, nostalgia: le canzoni del film raccontano in note i loro sentimenti altalenanti, scansionando ogni tappa della relazione tra David e Lionel. L’elemento sonoro si rivela, quindi, un ingrediente imprescindibile per far immergere lo spettatore nel grande schermo.
Il premio come migliore colonna sonora…
Non sempre la colonna sonora rispecchia il vero ritratto della narrazione. È il caso del film Sirat di Oliver Laxe, con una musica composta dal dj francese Kangding Ray, vincitore dell’ambito premio come migliore colonna sonora del Festival di Cannes 2025. Celebrato con la consegna del rinomato Disque d’Or sulla spiaggia di Miramar, il regista franco-spagnolo ha presentato un film basato su una messa in scena resa speciale dalla musica di Ray, vera chiave della storia insieme al tema della famiglia.
Il sound martellante di un ritmo techno incalzante riecheggia per tutta la pellicola, ma non rappresenta appieno il quadro della narrazione. Grezze ma orecchiabili, le sonorità nate dalla mente di Ray vogliono farci ballare e divertire, spedendoci quasi in uno stato di trance. Eppure, l’esito finale della trama non è affatto “ballerino”: a forza di sballarsi si finisce per schiantarsi. Questa potente pellicola si è rivelata tra le più spiazzanti di questo festival.
Un’industria sotto accusa: il caso “Love on trial”
Un film apparentemente leggero, ma che invece tratta uno dei temi più attuali e discussi dell’industria musicale moderna è Love on trial del regista giapponese Koji Fukada. La storia indaga numerosi casi di cronaca giudiziaria in cui i cantanti, per portare avanti la loro carriera senza subire conseguenze, sono stati costretti a rinunciare alla propria vita privata o a nasconderla per non infrangere il sogno dei fan di una disponibilità romantica da parte del loro idolo.
Nello specifico, il legal drama racconta la ribellione di una giovane star del J-pop (musica pop giapponese), finita a processo per aver infranto la clausola del suo contratto discografico che le proibiva di intrattenere qualsiasi tipo di relazione romantica. Fukada denuncia apertamente un sistema, un’industria e un’intera cultura che, in nome del profitto, nega agli artisti la possibilità di sentirsi umani.
Un festival memorabile
La 78° edizione dell’appuntamento cinematografico più atteso dell’anno si è distinta anche per l’uso memorabile di brani in singoli film, come ad esempio Fireworks di Katy Perry in Eddington di Ari Aster. Iconica anche la versione di Prisencolinensinainciusol di Adriano Celentano, che si inserisce sorprendentemente nei titoli di coda del film Highest 2 Lowest di Spike Lee, presentato fuori concorso. Da menzionare anche Whole Again delle Atomic Kitten, che ha regnato sovrana durante il momento karaoke di Urchin, esordio alla regia dell’attore Harry Dickinson. Insomma, un Festival di Cannes che ha lasciato il segno celebrando l’arte in tutte le sue forme, con un’ode a gran voce dedicata al binomio indissolubile tra musica e grande schermo.