«In natura non esiste niente di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale»: il pensiero di Herman Hesse non lascia spazio all’ingenuità e smaschera l’astuzia dell’essere umano nel manipolare qualsiasi cosa a suo favore, inclusi i codici vestimentari. Lo stile normcore è presentato come rivoluzione utilitaristica in grado di annullare le stravaganze e i dettami serrati della moda. Tuttavia, le mise rassicuranti, rilassate – insomma “normali” – che lo caratterizzano, possono offrirsi a diverse letture, in modo più o meno consapevole.
Lo stile normcore
Il termine “normcore”
deriva dalla fusione delle parole “normal” e “hardcore“: descrive una ideologia che si traduce, soprattutto, nel vestirsi in modo meno espressivo e appariscente possibile. Ciò permetterebbe anche di fare economia sugli indumenti, preferendo capi a basso costo. Una convinzione condivisa dai giovani nativi digitali – i geek – che vivono nelle grandi metropoli, sintetizzabile con il recupero dell’estetica grunge in versione addomesticata. In buona sostanza, “normcore” è un vero e proprio stile di vita.
I principi dello stile nell’abbigliamento
Seguire i principi del normcore significa indossare in qualsiasi occasione tutto ciò che, solitamente, si usa per trascorrere una giornata in casa. Fanno parte di questo stile colori neutri, linee morbide, pantaloni della tuta, jeans sdruciti, maglioni ampi con la chiusura a zip, sneakers sformate e sandali cuscino unitamente a calzettoni. Con questo fenomeno l’abbigliamento pratico – quasi trasandato – abbandona la sfera privata e si combina allo streetwear. I capi basic diventano di tendenza e il normcore, considerato una reazione all’immagine patinata ed eccessiva dei primi anni Duemila, finisce per rappresentare anche il rovescio della medaglia, cioè una moda come le altre.
Una pratica ben diversa, ad esempio, da quella del mix’n’match, ossia la competenza compositiva – non priva d’ironia – nell’assortire look apparentemente semplici e talvolta discordanti servendosi di una profonda conoscenza iconografica.
Normcore: la nuova estetica del potere
La “ricercata ordinarietà” dell'”anti-stile” trova consensi e adesione tra diverse personalità che rappresentano il “nuovo potere” del mercato digitale. Basti ricordare il famoso lupetto nero firmato Issey Miyake che fu di Steve Jobs, e le T-shirt di Mark Zuckerberg. Uno stile casual che fa leva su un’immagine semplice e autentica per dare l’impressione che non esista più alcun gap sociale.
Se i doppiopetto e pullover blu rappresentano la “divisa” della vecchia classe dirigente, quella dei giovani imprenditori del mondo informatico s’ispira alle caratteristiche dello stile normcore. Per capirlo basta guardare il film sulla nascita di Facebook, The Social Network, opera fondamentale per un’intera generazione.
I core che fanno tendenza
Frequentemente le nuove tendenze sono definite dal suffisso –core. In principio fu il cottagecore, seguito dal Barbiecore e dal Kencore, fino ai più recenti balletcore, tenniscore e, appunto, normcore. In genere, si tratta di attitudini che rappresentano una particolare mania, circoscritti trend derivativi o veri stili di vita trasposti in “formato modaiolo”. Fenomeni dettati dalle celebrità o dagli addetti ai lavori che, oggi, nascono soprattutto sui social network.
Le maison, dalla loro prospettiva, introducono accessori o dettagli che riprendono una determinata “micro tendenza”: ad esempio, le ballerine della recente Gucci Cruise, le minigonne da tennis, le pieghe di Miu Miu e le collezioni essenziali stagionali di Aspesi.