Che il rossetto sia il <<distintivo rosso del coraggio>> lo affermava un artista e fotografo che di seduzione femminile se ne intendeva non poco. Negli inconfondibili scatti di Man Ray labbra ben disegnate e ciglia allungate sono più di un semplice vezzo. E, per quanto oggi si tenda a considerare il make up un ornamento funzionale alla bellezza di una donna, la sua storia dimostra che Man Ray non aveva poi tutti i torti. Sin dai tempi più antichi ‘dipingere’ il volto, infatti, è una forma di espressione che racchiude personalità, tradizioni culturali e sociali ben definite. Un vero e proprio linguaggio che rivela l’identità più intima e profonda dell’essere umano a partire dalla preistoria.
I prodotti di cosmesi nell’antica Grecia
Sembra, infatti, che una primordiale forma di maquillage esistesse anche fra le popolazioni primitive che utilizzavano disegni sul corpo e sul volto per distinguere una tribù dall’altra. Tuttavia, se volessimo individuare l’origine del concetto di cosmesi, dovremmo volgere l’attenzione alle antiche civiltà a partire dai Greci. Basti pensare che la parola greca kosmèo, da cui deriva il termine ‘cosmesi’, significa ‘adornare’.
Fonti storiche narrano che per i Greci l’estetica fu importante al punto tale che, durante la loro epoca, le donne con aspetto trascurato venivano multate. A rendere rosea, a quel tempo, la pelle delle fanciulle è il rosso del minio, l’ossido di piombo, oppure una sostanza che si ottiene dalla pianta Anchusa tinctoria o dal phukos, un’alga marina. Un colore vivo spiccava sui visi pallidi poiché il principale prodotto utilizzato dalle donne nell’antica Grecia era la biacca, ovvero il carbonato basico di piombo, che rende la pelle del viso molto bianca.
Come si truccavano le donne etrusche?
Una sorta di argilla depurata, miscelata a terra d’ocra, talco e grasso animale, veniva stesa sul viso dalle Etrusche tra il IX e il I secolo a.C donando luminosità e facendo risaltare lo sguardo. Quest’ultimo è, inoltre, impreziosito, per le donne di questo popolo antico, da sostanze spalmate sulle palpebre. Le tonalità più utilizzate per queste arcane forme di ombretto sono il rosa, ottenuto dai petali dell’omonimo fiore, il verde, ricavato dalla malachite e il giallo, dai fiori di croco. Se vi è, tuttavia, una donna che possa essere considerata la pioniera assoluta della moderna funzione del make up, quella è senza ombra di dubbio la più grande Regina d’Egitto.
Il make up iconico di Cleopatra
Nel nome di Cleopatra è racchiusa l’origine dell’arte della seduzione tramandatasi nel corso della storia fino ai nostri giorni. Si racconta che la bellissima sovrana colorasse le proprie guance con un prodotto a base di olio di mandorla, d’oliva e palma miscelati a solfuro di mercurio.
Ma ciò che è rimasto indelebile nei secoli è lo sguardo magnetico di colei che ha incantato uomini di tutto il mondo. Uno sguardo messo in risalto dal cosiddetto kohl, oggi noto come kajal, ottenuto da metalli, polveri, minerali e grassi animali che Cleopatra stendeva sulla palpebra conferendo all’occhio una forma allungata. Polvere di malachite, una pietra di colore acquamarina, poi funge da ombretto rendendo iconico il make up della Regina d’Egitto.
Il rossetto nell’antichità
Un maquillage che non può certo trascurare le labbra che la sensuale sovrana era solita dipingere con un rossetto i cui pigmenti erano ricavati dallo schiacciamento di coleotteri e di formiche rosse. Si tratta di un composto che Cleopatra applicava sulla propria bocca mediante pennellini fatti con setole di pelo animale.
Sembrerebbe che vi fosse una tonalità preferita di rossetto diversa per ogni antica civiltà: il rosso mattone per le donne greche, il rosso accesso per le etrusche. Osavano di più le esponenti dell’Epoca Romana sfoggiando labbra rosa, oro e argento. D’altra parte, subentrando a quella greca, la civiltà latina ne assorbì usi e costumi enfatizzandoli e tramandandoli fino all’arrivo della più buia di tutte le ere.
I make up di Elisabetta I e Maria Antonietta
Con il Medioevo, le pratiche cosmetiche caddero in disuso a causa di convinzioni religiose che le consideravano pericolose per l’integrità spirituale dell’uomo. Sarà con il Rinascimento che la storia del make up si arricchisce di un nuovo e lungo capitolo. Il gusto per il classico e per la bellezza conduce ad uno stile eccentrico dominato dall’uso della biacca sul viso per dar maggiore risalto a labbra e guance rosse, emblema di opulenza.
Capostipite del trend look pallido è certamente Elisabetta I d’Inghilterra, nota per il suo incarnato esageratamente chiaro. Un tocco di colore illuminerà il volto di un’altra Regina nel XVIII secolo. Dovremo spostarci in Francia per ammirare il make up di Maria Antonietta, curato con l’aiuto della sarta Rose Bertin. Un volto illuminato dalla fusione di cere e pigmento carminio. Il risultato? L’inconfondibile look che mescola bianco e rosso su labbra e guance rendendo la consorte di Luigi XVI un volto iconico della storia del maquillage.
Il contributo del Cinema
Affinchè una donna stenda sul proprio viso un moderno fondotinta dovremo attendere il 1914, anno in cui Max Factor inventa un cerone in crema ultrasottile e flessibile sulla pelle. È quello l’inizio della rivoluzione della cosmesi che nel XX secolo vede la nascita delle prime case cosmetiche e del concetto di make up inteso come puro piacere personale, ovvero espressione dei propri stati d’animo.
Una spinta importante, a partire dagli anni ’20 viene dal Cinema. All’epoca muto e in bianco e nero, quest’ultimo necessitava di un make up che rendesse i volti degli attori particolarmente espressivi; il trucco è allora l’unico strumento che consente ai protagonisti di un film di esprimere le proprie emozioni.
L’arte del make up fino ai nostri giorni
E sempre dal mondo della Settima Arte si diffondono canoni estetici come quelli di Audrey Hepburn, Marilyn Monroe e Greta Garbo i cui make up sono divenuti indimenticabili ed ancora oggi imitatissimi. Dunque, un’arte senza tempo quella del ‘decorare’ e ‘abbellire’ il proprio viso che, nel termine oggi più comunemente utilizzato, ‘trucco’, racchiude un alone di magia. E così, dai tempi più antichi, la donna dinnanzi allo specchio si accinge a prendere fra le mani, i suoi pennelli per dipingere, come tela d’artista, il proprio volto.