Lanvin sperimenta e percorre un’altra direzione. Una volta archiviata l’esperienza con Bruno Sialelli, Direttore Creativo dal 2019, l’importante brand francese ha deciso di svolgere un percorso in controtendenza rispetto alle abitudini della fashion industry, non affidandosi più alla mente di un solo head designer bensì lasciando la creazione delle collezioni semplicemente al proprio team di designer, affidandosi talvolta a stilisti eterni, emergenti e non. In arrivo inoltre anche la divisione tra reparto fashion e divisione Pelletteria e Accessori, uno dei punti focali della griffe. Ma come siamo arrivati a questo punto? Ripercorriamo la storia della maison Lanvin, contrassegnata da tanti cambi e riposizionamenti.
Tutto parte da Jeanne
Il percorso di Lanvin inizia grazie a Jeanne, nata nel 1867 e formatasi come modista a Parigi. Dopo aver messo alla luce Marguerite Marie-Blanche, la transalpina decide di realizzare nei primi del Novecento una linea per mamma e figlia, riscuotendo un riscontro in termini di vendite davvero importante. La grande intuizione di Jeanne fu quella di realizzare dei capi pensandoli già per bambini, dunque distaccandosi, come era usanza ai tempi, dalla tendenza di confezionare anche per i più piccoli dei modelli che seguivano comunque lo stile e la linea degli adulti.
Una volta che la griffe stava entrando in modo sempre più imponente nel mass market, Jeanne Lanvin aderisce al cosiddetto “High Fashion Syndicate”, fattore che permette alla stilista di essere chiamata ufficialmente couturier, conferendole una nuova spinta e linfa creativa. Non sarà infatti un caso che poco tempo dopo, ovvero nel 1913, inizia la produzione di abiti da donna, lunghi e impreziositi da motivi floreali. Sarà un successo con pochi precedenti. La crescita finanziaria dell’azienda subirà poi un’altra impennata negli anni Venti, grazie al boom nel settore della profumeria, altro campo in cui Jeanne riesce a fare centro immettendo sul mercato delle fragranze molto originali che, insieme ai suoi capi, diventano dei prodotti irrinunciabili per le Dive del cinema e per tutte le star internazionali dello spettacolo.
La morte di Jeanne e i successori: da Marie fino al boom di Albez
Ma la storia dell’azienda avverte un primo scossone nel 1945, anno della morte della sua fondatrice, avvenimento che inaugurerà un primo, non semplice, ciclo di poca stabilità. La figlia Marie, dopo un periodo al comando dell’azienda, verrà a a mancare anche lei in poco tempo. Tutta l’eredità passa allora al cugino Yves Lanvin, il quale nomina come Direttore Creativo il belga Francois Crahay per sostituire Antonio Canovas del Castillo, reclutato da Marie.
L’impatto di Crahay con Lanvin risulta positivo. Le sue creazioni infatti ricevono l’importante riconoscimento Dè D’Or per tre volte, riconoscimento assegnato anche a Claude Montana, suo successore fino al 1992. Tutto cambierà nel 1994, quando il brand viene acquisito dal Gruppo L’Oreal aumentando in modo considerevole il proprio fatturato. Ma un altro cambio di proprietà avverrà nel 2001 con l’ingresso di Harmonie S.A., colosso taiwanese che chiama alla guida del brand Alber Elbaz, ovvero colui che catapulterà il marchio in una nuova dimensione rendendolo ancora più attrattivo, fuori dagli schemi e raffinatissimo.
L’addio di Elbaz e l’instabilità creativa
Dopo ben quattordici anni di successi, Elbaz lascia Lanvin nel 2016, pare per dissidi con la proprietà, per poi scomparire prematuramente dopo aver contratto il COVID-19. Wang, proprietaria di Harmony, lo sostituisce con Boucha Jarrar e con Oliver Lapidus. Ma le vendite crollano: la mano del designer infatti si è rivelata talmente tanto caratterizzante e identitaria da mettere in forte crisi tutti i suoi successori. Il gruppo taiwanense quindi nel 2018 cede il passo ai cinesi della Fosun International, i quali fondano il Lanvin Group assumendo Bruno Sialelli, abile a intavolare un riavvio totale del marchio costruendo un guardaroba a tinte contemporanee sia per l’uomo che per la donna. Lo stilista rimane al timone per quattro anni, per poi annunciare l’addio proprio pochi giorni fa.
Una maison storica senza un capo
La storia della maison Lanvin passerà adesso attraverso una svolta epocale. Per la prima volta infatti un marchio così tanto prestigioso navigherà per scelta (e non come periodo di transizione) senza un vero e proprio comandante, affidandosi alla visione di un collettivo, o al massimo di un Capitano esterno, reclutato soltanto “a chiamata” per la collezione di turno. Un progetto dunque molto ambizioso, seppur ovviamente rischioso. Tuttavia le ultime indicazioni provenienti dalla fashion industry, vedasi ad esempio la nomina a sorpresa del musicista Pharrel a capo di Louis Vuitton Uomo, suggeriscono comunque che può esistere un approccio diverso dalla canonicità. Riuscirà la nuova “Lab” di Lanvin a farsi strada in tal senso? Le scommesse sono aperte.
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