Si chiama travel therapy ed è la nuova ed apprezzata tendenza di intendere il viaggio, non solo come movimento, interazione con altre culture, conoscenza di luoghi, ma come esperienza di crescita individuale ed intima. “Benefici psicologici del viaggiare” il termine più comune in rete, segno che le persone inseguono un’esperienza di viaggio molto diversa rispetto alle precedenti. Una ricarica di energia, una rigenerazione di corpo e mente, un’introspezione personale che vede il viaggiatore compiere un percorso lontano dalla sua comfort zone per rivoluzionare il proprio modo di pensare, di esporsi alla vita, di mettersi in gioco trovandosi, ad esempio, in situazioni non preventivate a cui non è abituato.
Il viaggio diventa una sorta di terapia psicologica che fa bene allo spirito
Negli ultimi anni, complice la pandemia Covid-19 che ha sconvolto le abitudini quotidiane di tutti costringendo le persone a sfuggire a occasioni di svago, di condivisione, il bisogno di aprirsi al mondo, ma anche di conoscere meglio sé stessi, si è fatto pressante. La forzata e prolungata clausura, da un lato ha creato barriere fisiche agli individui e, dall’altro li ha costretti a guardarsi dentro, ad aspirare a spazi di libertà non limitati a pochi momenti fortuiti. Per questo il viaggio diventa necessità, non solo piacere: necessità di emanciparsi da situazioni esistenziali di stallo, da assenza di stimoli.
In tal senso si fa strada una nuova professione che risponde alle attuali esigenze del settore turistico, delle agenzie di viaggio, ovvero il travel therapis. Un po’ psicologo, un po’ tour operator, crea uno o più percorsi di benessere, una sorta di kit di viaggio-balsamo per lo spirito; personalizza l’esperienza in base alle esigenze emozionali, energetiche e culturali, del cliente. La meta non è soltanto la località, ma la rigenerazione personale.
Viaggiare: la sindrome di Wanderlust
Se per alcuni il viaggio è desiderio, passione, ricerca, per altri è bisogno, impulso irrefrenabile. Un’ esigenza che sembra quasi fanatismo, ossessione, ma che in realtà si identifica con la sindrome di Wanderlust. Tale termine tedesco fa riferimento a quella spasmodica ansia di recarsi ovunque, di vagabondare in qualsiasi luogo del mondo vivendo con disagio il rientro a casa. I viaggiatori di questo tipo, i cosiddetti wanderlaster, sono a “caccia” costante di una fuga dalla realtà, uno sfogo, un rifugio dal loro quotidiano. Non si tratta, però di capriccio, di vezzo, bensì di una caratteristica genetica data dal gene noto come DRD4 7r, recettore della dopamina D4, sensibile agli stimoli esterni.
Secondo uno studio di ricerca e teorie evolutive applicate allo studio del comportamento umano, il gene di Wanderlust esiste soprattutto tra i popoli tendenti a frequenti migrazioni passate e influenza le azioni delle persone, rendendole soddisfatte, sin dalla sola pianificazione del viaggio.
In Sardegna alla scoperta di otto cammini spirituali
Oggi, per coniugare il bisogno di viaggio al desiderio di autoanalisi, i viaggiatori scelgono luoghi che offrano cammini spirituali, reali e metaforici. Una delle regioni italiane più ambite in tal senso è la Sardegna in virtù del protocollo d’intesa 2022 fra Regione e Conferenza episcopale sarda, atto finale di una importante valorizzazione turistica del patrimonio culturale e religioso isolano.
La Sardegna offre suggestivi cammini spirituali, mete di pellegrinaggio, più di cento santuari, luoghi religiosi, intrisi di fascino mistico, meditativo, contemplativo, che, indipendentemente dall’eventuale professione di fede del viaggiatore, rappresentano un modo per rilassarsi, per riflettere, per godersi il momento e, magari dedicarsi alla pratica della mindfulness. Oltre tremila chilometri suddivisi in otto itinerari sull’esempio del cammino di Santiago di Compostela e che si snodano tra le varie zone e aree montane di Carbonia-Iglesias, Ogliastra, Barbagia orientale, Supramontes. L’ottavo cammino, l’ultimo ad essere riconosciuto ufficialmente, interessa l’oristanese ed è legato a monumenti storici del periodo della dominazione spagnola.