Nuvola non c’era nome più indicato per descriverlo; una tecnologia impalpabile che contiene miliardi di dati in una dimensione lontana che non conosce confini. Parliamo del Cloud che compie 25 anni:
ricercatori ed esperti informatici iniziarono ad usare questo termine nell’ottobre 1997; in pratica invece di acquistare computer sempre più potenti e/o memorie sempre più grandi, cittadini e aziende hanno avuto l’opportunità di usare queste risorse su server remoti a cui accedere tramite internet.
Il termine “cloud” si riferisce a server a cui si accede tramite Internet
Letteralmente “nuvola informatica” che permette di elaborare e archiviare dati in rete. In altre parole, attraverso internet è concesso l’accesso ad applicazioni e dati memorizzati su un hardware remoto invece che su dispositivo locale.
Utilizzando il cloud computing, – tecnologia chiamata virtualizzazione – agli utenti è consentito accedere agli stessi file e alle stesse applicazioni da ogni dispositivo, poichè l’elaborazione e l’archiviazione sono in un datacenter invece che sul dispositivo stess0. È questo il motivo – per esempio – per cui un utente può accedere al suo account Instagram usando un nuovo telefono e può trovare l’account ancora lì, con tutte le foto, i video e la cronologia delle chat. Funzionano allo stesso modo i servizi e-mail nel cloud: Gmail e Microsoft Office 365 ne sono un esempio ed anche i provider di archiviazione Dropbox o Google Drive.
Dai film online allo smart working, l’archiviazione in sicurezza dei dati grazie alla “nuvola”
ha cambiato le nostre vite e quelle delle imprese. Mediamente ognuno di noi utilizza circa trenta servizi in Cloud durante la routine quotidiana: dalla webmail, agli applicativi di lavoro, la pubblicazione delle foto e l’utilizzo dei social, i film, la musica in streaming e gli elettrodomestici connessi a internet; ad utilizzare il cloud è già il 60% delle aziende italiane posizionando il nostro Paese al quinto posto in Europa. Secondo alcuni studi le imprese che scelgono questa tecnologia riducono del 65% il consumo di energia e si calcola che entro il 2025 la nuvola conterà l’equivalente di un triliardo di byte vale a dire mille miliardi di miliardi facendo così ancora di più la fortuna dei provider pubblici o privati che li gestiscono.
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