Profumo di Leone D’Oro? Per alcuni non c’è dubbio. “The son“, film drammatico di Florian Zeller, ha catturato l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori durante l’ottava giornata della 79 esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia grazie a una storia commovente, coinvolgente e magistralmente interpretata da Hugh Jackman. 

Il rapporto tra padre e figlio e il collegamento con “The father”

L’imprinting del film riprende a grandi linee quella dell’opera prima del regista,”The father-nulla è come sembra” (datata 2020), stavolta però focalizzando l’attenzione come facilmente intuibile sulla figura del figlio. Peter (Hugh Jackman), ricchissimo consulente aziendale di New York, dopo essersi separato dalla moglie (Laura Dern) ha avuto un figlio con la nuova compagna Beth (Vanessa Kirby). Nicholas (Zen McGrath), diciassettenne problematico in crisi depressiva, decide di trasferirsi quindi dal padre,  pronto a rinunciare anche ad alcuni incarichi prestigiosi per poter stare vicino al figlio. Quando tutto sembra superato però un tragico doppio gesto getterà l’intera famiglia nel dramma più assoluto.

The Son Venezia 79 Life&People MagazineNello specifico “The Son” è il secondo episodio di una trilogia scritta dallo stesso Zeller (l’ultimo episodio sarà “The mother” che però non arriverà presto) ma profondamente diverso in termini di narrazione rispetto a “The father”. La pellicola precedente – che parlava appunto di un padre colpito dal morbo di Alzheimer interpretato dal Premio Oscar Anthony Hopkins –  era infatti presentata in modo frammentario e nevrotico, quasi a voler ricalcare la tipologia di malattia del protagonista; in questo caso invece tutto è confezionato in modo più distaccato e glaciale, probabilmente per ricalcare il più possibile l’apatia del figlio Nicholas, adolescente in una delicata fase che porterà il padre Peter a fare i conti con il proprio passato.

L’intento del regista e l’accoglienza della critica

L’intento di  Zeller è quello di aprire una conversazione sulle malattie mentali, tematica mai trattata fino in fondo. Per farlo il regista ha deciso di mostrarle per quel che sono, senza voler spiegarne le origini:

«Le malattie mentali sono molto difficili da spiegare – ha detto Zeller in conferenza stampa – Si cerca sempre qualcuno a cui dare la colpa. In questo caso non volevo spiegare da dove arrivava il dolore del protagonista. Piuttosto era importate catturare il mistero e la frustrazione attorno a quel dolore e all’impossibilità di aiutarlo». 

The Son Venezia 79 Life&People MagazineIl cineasta ha anche spiegato le ragioni che hanno portato a cambiare il suo punto di vista sulla concezione dello spazio scenico, diverso da quella di “The Father”:

«In The Father volevo mettere gli spettatori in una posizione specifica nello spazio; qui il mio obiettivo era raccontare dall’esterno il malessere del protagonista, dal punto di vista delle persone che lo circondano. Persone che non hanno le risorse per aiutarlo. Qui il set mi serviva per mettere in scena una narrazione più oggettiva e realistica».

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A giudicare dalle prime recensioni pubblicate dopo la premiere sembra che la critica Mondiale abbia accolto però “The son” a Venezia in modo più tiepido rispetto alle aspettative. Uno dei punti valutati maggiormente in modo negativo risiede nella mancanza di imprevedibilità. Al contrario di “The father” infatti il nuovo lavoro di Zeller si muove su canali eccessivamente prevedibili e schematici, sfuggendo volutamente dunque al roboante effetto sorpresa. Malgrado ciò però la pellicola si presenta come classica produzione da premio importante, dotata di una storia ben scritta, di attori in stato di grazia (Jackman è straordinario), e del pathos enfatico tipico dei film da vittoria.

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Il romantico fuori programma sul red carpet

La Premiere di “The son” è stata caratterizzata da un fuori programma particolare avvenuto sul red carpet. Poco prima della proiezione della pellicola infatti l’influencer Alessandro Basciano mentre sfilava insieme alla sua fidanzata (anche lei influencer) Sophie Codegoni si è inginocchiato davanti a tutti chiedendole di sposarlo, porgendole a favore di telecamere e flash l’anello di fidanzamento. Un gesto plateale e romantico che ha fatto velocemente il giro del mondo, catturando tanti consensi ma anche parecchie critiche. In molti, specialmente da oltreoceano, non hanno apprezzato un gesto del genere proprio sul red carpet dedicato a un film con una tematica così tanto seria come la depressione. Ma il Festival di Venezia è da sempre scintillante e imprevedibile e sarà così per sempre.

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