L’unione tra moda e sostenibilità porta il nome di Nicole Deboni, interprete dell’eleganza e della “joy de vivre” nelle sue creazioni beachwear. Il fashion sta rispondendo in maniera reattiva alla necessità di essere realmente eco-friendly; è il nuovo traguardo per le nuove generazioni e ogni iniziativa che ha un cuore eco pulsante va valorizzata. Questo modo di concepire la moda etica è rivoluzionario e avviene nel momento giusto. La donna non ha più voglia delle solite cose. Viene attratta dalle novità. Ma può la moda sostenibile essere bella, elegante e adatta a tutte le donne?
Il brand beachwear Nicole Deboni, è una goccia di sofisticate proposte eco-friendly in un oceano.
Una collezione di costumi sartoriali ispirata all’essenza libera della natura, in armonia con essa, in qualsiasi sua forma, nei suoi colori, nella sua energia e nella sua etica.
Nicole, raccontaci la tua storia di designer.
La mia storia lavorativa è appena iniziata, ho 23 anni e tanti sogni nel cassetto. Sono diplomata in Fashion Design ma sono sempre stata interessata al mondo della moda, fin da quando creavo abiti con le maniche a palloncino, ricavati dagli angoli di vecchi coprimaterasso di mia nonna, avevo 6/7 anni.
Tra i Millennial si va affermando una spiccata sensibilità per la green fashion. Qual è la responsabilità più grande di un giovane creativo oggi?
Ho intrapreso un percorso nel mondo della moda sostenibile perché mi sembra essere l’unico possibile ad oggi, uno dei miei obiettivi è sicuramente quello di sensibilizzare le persone ad un acquisto consapevole ed alla salvaguardia del pianeta. Voglio vedere la mia azienda crescere, disegnare e studiare nuove collezioni, ricercare materie prime e finissaggi a minor impatto ambientale possibile, ampliare il mio brand anche al mercato estero. Continuerò a studiare, approfondire e ricercare innovazioni in questo settore in continua evoluzione per cercare di offrire il miglior prodotto green possibile.
Quando hai deciso di realizzare la tua linea?
Ho deciso di realizzare una mia linea circa 1 anno e mezzo fa. Il lancio della mia prima collezione è avvenuto l’8 marzo, giornata internazionale della donna, per celebrare l’affermazione dell’istinto imprenditoriale femminile. Sono stati fatti grandi passi soprattutto negli ultimi decenni per quanto riguarda la parità di genere, ma c’è ancora tantissima strada da fare, molti sono ancora i diritti da raggiungere e troppe le difficoltà da superare in quanto donne. La mia linea nasce anche con lo scopo di trasmettere a tutte le donne che hanno un sogno, che è possibile raggiungerlo. Vorrei riuscire a dare forza a tutte quelle che non si sentono libere di dire o fare, vorrei che tutte le donne si accorgessero di quanto valgono e di quanto sono belle indipendentemente da quello che vestono e dal make-up che indossano.
Come nasce il tuo brand?
Nicole Deboni nasce dopo un viaggio di un anno in Australia dove ho avuto modo staccare e riorganizzare i miei pensieri, per trovare il coraggio di iniziare questa avventura. Il destino ha voluto che al mio ritorno, dopo mesi di lavoro, quando era quasi tutto pronto, è arrivato il Covid-19. Le aziende hanno chiuso per mesi, l’estate era inoltrata e i miei costumi non erano ancora pronti, quindi ho deciso di rimandare il lancio di un altro anno. Penso che la responsabilità più grande per un creativo, ai nostri giorni sia quella di trasmettere qualcosa che vada al di la’ del del prodotto in sé, che abbia dei valori, uno studio ed una logica. Una convinta filosofia che guidi la crescita del brand, consapevole del fatto che oggi, un creativo, è raro che crei qualcosa che non esista già, il percorso che si intraprende e le scelte che si fanno possono rendere unica una creazione.
La moda di qualità che è storicamente sostenibile. Come descriveresti il DNA del tuo brand?
Il DNA del mio brand è Italiano, la quasi totalità dei fornitori sono italiani, così come la mano d’opera artigiana delle sarte che lavorano con me. Ho unito l’artigianalità del Made in Italy a dei tessuti che sono certificati e riciclati al 100% .
Possiedi una forte vocazione green: ci spieghi meglio come si traduce questa sensibilità?
Capo unico e durevole, la moda circolare allunga la vita dei prodotti e rigenera le materie prime, la sostenibilità del mio brand è tangibile durante tutto il processo di produzione. Dalla creazione di avatar 3D al fine di evitare l’eccessivo spreco di tessuto nella creazione fisica di tutte le varianti colore. La scelta di tessuti dalle eccellenti performance tecniche, riciclati al 100% da scarti industriali e bottiglie di plastica raccolte e ridotte in chips. Tutto il processo avviene in Europa ed è tracciabile. Ogni singolo capo è curato nel minimo dettaglio da mani esperte, ciò assicura qualità e un prodotto durevole nel tempo. La produzione su ordinazione, evita spreco di tessuto causato da eventuale invenduto, permette di creare una vasta gamma di varianti colore e varietà di taglie. Il packaging minimale e interamente riciclato e riciclabile. L’adesione al servizio “GoGreen” di DHL compensa le emissioni di CO2 prodotte dalle spedizioni e-commerce.
L’elemento umano è predominante nelle tue creazioni. Quale storia vuoi raccontare attraverso i tuoi costumi?
Ogni costume della collezione ha un nome di donna che ha un significato particolare nella mia vita, alcune sono mie amiche, altre fanno parte della mia famiglia. Cercavo dei nomi per le mie creazioni che potessero avere un senso per me, ho scelto di personificare i miei costumi cercando di abbattere la distanza che c’è tra il creativo e il cliente finale. Ogni donna ha delle caratteristiche e peculiarità che distingue l’una dall’altra ed è proprio questo il bello. Credo che per poter lavorare bene e in sintonia, soprattutto quando si è alle prime armi, sia trovare persone con cui collaborare che credano nel tuo progetto tanto quanto te, per questo tutte le collaborazioni sono molto importanti per me, dalle sarte, ai creativi fino ai miei fornitori. Ci tengo che il legame con tutte queste figure sia il più solido possibile e vada al di là del rapporto lavorativo.
C’è ritorno alla misura artigianale, alla lavorazione manuale, alla suggestione del capo unico e durevole e alla moda circolare. L’artigianato che è alla base del tuo lavoro, che valore ha?
L’artigianalità è il fulcro fondamentale, in Italia, da sempre è motivo di grande vanto e capacità. Non penso esista processo più sostenibile che far produrre nel proprio paese, da lavoratori che vivono in Italia, retribuiti giustamente per il lavoro minuziosamente svolto. Il mio obiettivo è quello di spostarmi radicalmente da quello che è il fast fashion e tutto ciò che ne consegue e adottare una politica opposta, che garantisca i diritti fondamentali dei lavoratori, una produzione sostenibile per l’ambiente e un capo finito che rappresenti tutto il lavoro, la passione e l’amore che è servito per produrlo. Sostenibilità non è solo scegliere capi realizzati con tessuti riciclati, ci deve essere una costante attenzione soprattutto al fattore umano.
Qual è la fase preferita del tuo processo creativo?
Il processo creativo per la realizzazione di questa collezione è partito dal disegno di alcuni modelli, poi la scelta dei tessuti, proseguendo con lo studio delle stampe e dei colori che è in assoluto la parte che preferisco. Ho voluto realizzare una collezione dove il colore, le stampe e gli elementi naturali fossero i protagonisti. Le stampe sono realizzate in collaborazione con una ragazza freelance Paola Panzeri, che mi ha aiutato nella scelta degli elementi grafici e dell’abbinamento colore.
La più difficile?
Le difficoltà maggiori, penso come tutti i nuovi imprenditori sia avere a che fare con la burocrazia italiana, le tasse e le imposte (per un creativo soprattutto). Questo più volte mi ha fatto desistere dall’aprire un’attività nel mio paese ma poi ho pensato che fosse la scelta giusta. Da sottolineare anche la difficoltà nel trovare fornitori con cui collaborare che mi dessero la possibilità di ordinare piccole quantità e piccoli campionari ad un prezzo accessibile. In ultimo una difficoltà di cui poche parlano, ma con cui molte hanno avuto a che fare: essere giovane e donna. Affrontare gli sguardi di disappunto e di diffidenza che trasmettono chiaramente alcune persone quando mi chiedono la mia età e il mio lavoro.
Hai scelto di creare una collezione beachwear di costumi sartoriali, che cosa rappresenta per te il mare?
Il mare è la forza della natura, un ambiente inabitabile per noi ma che trasmette serenità e calma. Ho scelto per il mio logo il simbolo della Posidonia Oceanica, una pianta adattiva del mar Mediterraneo che ha un’importanza fondamentale per l’intero ecosistema in quanto produce enormi quantità di ossigeno e sostanze nutritive e protegge le coste dall’erosione. E’ una pianta molto piccola che ricopre una prateria di migliaia di chilometri sul fondale marino. Ad oggi l’oceano è tra gli ecosistemi più minacciati del pianeta a causa dell’attività umana e spetta a tutti noi fare qualcosa per salvaguardare il mare e di conseguenza la nostra vita su questo pianeta. Lo swimwear è un contesto abbastanza complicato. Un costume dev’essere pratico, sia per nuotare, che per l’abbronzatura, ma deve avere anche qualità da definire e da realizzare: deve far sentire la donna a proprio agio nella propria pelle.
La tua è una moda inclusiva. I tuoi modelli sono proposti in molte taglie, dalla xxs alla xxl. Quanto è importante che ogni donna, con la propria individualità possa esprimere la propria femminilità?
La decisione di non creare un magazzino è stata presa anche in funzione di poter dare alle clienti una più ampia scelta di taglie e vestibilità. Ogni donna, qualsiasi forma abbia il suo corpo, deve sentirsi bene e a proprio agio con ciò che indossa. Nella mia collezione beachwear non esiste un modello che possa indossare una fisicità ed un modello che invece non possa farlo. Ogni capo è pensato nella sua esclusività e nasce già destinato alla donna che indossandolo ne esalterà il fascino. Ogni donna ha i propri gusti e vede il proprio corpo in modo diverso. Ho lavorato affinché ogni donna possa essere libera di amare il proprio corpo senza dover affrontare discriminazioni esterne che limitino l’autostima e la confidenza con se stessa.