La storia di Gabrielle Chanel, detta “Coco ”, inizia in Francia con la sua nascita il 19 agosto del 1883. La sua infanzia non fu certo delle migliori; il padre, venditore ambulante, rimasto vedovo, affida le figlie all’orfanotrofio di Aubazine, gestito dalle suore del Sacro Cuore. Ed è proprio qui che crescerà la futura icona della moda, in un luogo privo della spensieratezza che dovrebbe riempire l’infanzia e la prima gioventù di chiunque. In questi anni Gabrielle è circondata da donne che indossano abiti austeri dalla rigorosa architettura abbaziale e, osservando forti contrasti cromatici e linee rigide. Superata l’età massima per restare in orfanotrofio, Gabrielle inizia a lavorare come commessa nel negozio di biancheria e maglieria Maison Grampayre, a Mulins, dove approfondisce nozioni di cucito apprese dalle suore. Così, la sua vita prende una piega differente quando, lasciato il triste luogo in cui era cresciuta, insegue finalmente la sua grande passione: creare abiti. Passione che la porterà molto lontano grazie ad uno stile inimitabile che nessuno riuscirà mai a scalfire.
Coco Chanel crea un nuovo stile
Una figura femminile dinamica, priva di etichette e dotata di autoironia il cui primo tratto distintivo lo si nota dal capo. Prima di arrivare a disegnare abiti, Coco crea deliziosi cappelli: è il 1908. Piccoli copricapo in paglia, decorati di nastri in raso, in netto ed evidente contrasto con la moda di quegli anni, tanto che, nei negozi di Parigi, Deauville e Biarritzm, riscontrano grande successo. La divina Coco Chanel, in quegli anni, si esibisce anche come cantante presso alcuni caffè concerto. Appena maggiorenne, conosce l’ufficiale di cavalleria Etienne de Balsan, figlio di imprenditori tessili: sarà il suo primo compagno e finanziatore. La ruota della fortuna sembra girare a favore di Coco che finalmente vede realizzarsi il suo sogno: creare abiti per le donne. Il 1914 è per lei un anno molto importante, apre i suoi primi due negozi e, dopo il successo ottenuto nei primi due anni decide, nel 1916, di aprire un salone di alta moda a Biarritz.
L’apertura dei più importanti Atelier
Il successo è incredibile, – nonostante il clima di guerra -, tanto che, nel 1920, fonda l’Atelier di Rue de Cambon n.31 a Parigi. Sarà quella una delle sue sedi principali, casa e rifugio della stilista durante la sua strepitosa carriera. A questa sede, si aggiungerà anche quella di rue Saint-Honoré. Dalla Ville Lumière l’innovazione di Cocò raggiunge anche la Normandia dove apre i battenti un negozio a Deuville. Città, quest’ultima, in cui Gabrielle aveva soggiornato in occasione di un viaggio durante la Prima Guerra Mondiale. Esperienza che le permise di ottenere la fiducia di donne altolocate, impazienti di liberarsi delle mode del tempo attraverso abiti più comodi.
In poco tempo diventa il simbolo di una generazione femminile che ha voglia di riscatto, che si apre al mondo con progetti nuovi e avvincenti
Il successo planetario arriverà negli anni ’30, quando Gabrielle creerà i suoi meravigliosi tailleur. Giacca maschile e pantaloni vengono sdoganati dal guardaroba maschile, divenendo emblema del suo stile e della sua inconfondibile firma. A lei si deve l’introduzione nella moda femminile del little black dress, della suit jacket, e, del tubino nero, must intramontabile.
Coco Chanel ebbe l’intuito di togliere il gusto ridondante della belle époque
Creò così una moda sfoltita dall’eccesso, dalle paillettes e dalle piume, a favore di uno stile più comodo e minimal. Anche sulla scelta dei tessuti fu lungimirante, amava il jersey, un materiale a maglia molto flessibile, tanto da utilizzarlo per i vestiti. Un’idea di grande successo, accolta dalle donne con entusiasmo, al punto che iniziò ad elaborare fantasie apposite per questi tessuti. Un’altra significativa svolta Coco la propose introducendo nelle sue collezioni la maglia lavorata a mano e, poi, confezionata industrialmente. Ben noto poi, quanto amasse le perle con le quali creava accessori di bigiotteria, rendendole linea collante assemblata a pietre vere, gemme false e cristalli che sembrano diamanti.
Un accessorio di bigiotteria fondamentale per dar risalto ad un abito
Possiamo dire che sono diventati i tratti distintivi dello stile glamour di Coco. L’innovazione in Coco Chanel non risiede solamente nell’aver dato al tailleur un ruolo protagonista quanto all’aver dato risalto ai dettagli, erano e sono questi che da sempre fanno la differenza nel suo stile. Nel 1921 crea il famoso profumo Chanel N°5, un profumo che rompe gli schemi dell’ordinarietà e che incarna un concetto di femminilità senza tempo, unica e affascinante.
Chanel N°5 si presenta innovativo non solo nella fragranza, ma per la novità e l’essenzialità del flacone
Indimenticabile ed indelebile ciò che disse la grande Marylin Monroe:
“quando vado a letto non indosso nulla, solo due sole gocce di Chanel N°5”.
Non una semplice fragranza ma un’opera d’arte: Il flacone Chanel N°5 è, infatti, esposto al Museo di Arte Moderna di New York. Nel 1927 le creazioni di Gabrielle arrivano a Londra, città in cui lei apre il negozio, a Mayfair. Ben presto anche Hollywood vuole vestire le star del cinema americano con i suoi abiti. Negli anni ’30, la stilista incontra Stravinsky che le presenta l’amica Misia Sert, Picasso e molti esponenti dell’élite parigina. Sono quelli gli anni in cui Coco disegna i costumi per i balletti di Sergei Diaghilev e per alcune pellicole di Jean Cocteau. Ha una relazione, inoltre, nello stesso periodo, con Hugh Grosvenor, Duca di Westminster, a cui rimane legata diversi anni. A quanti le chiederanno del mancato matrimonio con il Duca, Coco amava dire :
“Ci sono state molte Duchesse di Westminster. Ma c’è solo una Chanel”.
La Seconda Guerra Mondiale impone un’improvvisa battuta di arresto
Le malelingue considerano Coco Chanel una presunta collaboratrice dei nazisti. Dicerie che la portano a chiudere la sede di Rue de Cambon, lasciando aperto soltanto il negozio per la vendita dei profumi. Questo per lei è un duro colpo. Tuttavia, nel 1954 torna a far parlare di sé nel mondo della moda. Ha 71 anni quando, nel 1955 lancia un altro classico intramontabile, l’iconic bag Chanel 2.55, in pelle trapuntata, con una tracolla, una catenella di metallo, intrecciata al cuoio.
Tutte vorrebbero avere la sua mitica borsa Chanel 2.55, un must inconfondibile che ha attraversato infinite e volitive mode e stili.
Nel 1957, anno della morte di Dior, Coco riceve a Dallas il Neiman Marcus Award, l’Oscar della moda, che consacra i suoi tailleur come capolavori sartoriali. Due anni dopo, si afferma il segno inconfondibile della stilista, ovvero la camelia, il suo fiore preferito, e la doppia C diventa il logo ufficiale della casa di moda.
Il 10 gennaio 1971 Coco muore in una camera dell’Hotel Ritz di Parigi
Un lutto importante per il mondo della haute-couture. La Maison, nonostante la perdita della sua fondatrice, finirà in mano dei suoi assistenti, Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e le loro collaboratrici, Yvonne Dudel e Jean Cazaubon, nel tentativo di onorarne il nome e mantenerne il prestigio.
Poi, la direzione artistica passa nel 1983 sotto la creazione visionaria di Karl Lagerfeld,
che resterà il creatore stilistico della Maison Chanel fino alla sua morte avvenuta nel Febbraio 2019. Il tweed, il patchwork, il bouclé, i pantaloni larghi, le gonne al ginocchio, le giacche lunghe o molto corte, i cappotti da sera di velluto con la collaretta bianca: così, i segni iconici e i tratti distintivi di Chanel diventano protagonisti, con karl Lagerfeld , di una rivisitazione moderna, fresca, visionaria.
Attualmente la Maison Chanel è affidata a Virginie Viard, stilista che per ben trent’anni è stata accanto a Karl Lagerfeld
Sono numerosi le frasi, divenute celebri, atribuite al mito intramontabile Coco Chanel.
“Per essere insostituibili bisogna essere unici”,
amava dire la stilista, tanto che ha fatto di queste parole il pilastro della sua vita.
In fondo, “La moda riflette sempre i tempi in cui vive. Anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo”, ma lei di banale non metteva nulla, anzi cercava di portare l’essenziale ricerca del gusto e dello stile per far sì che le sue creazioni fossero come delle opere d’arte, uniche e irripetibili.
Non ha mai dispensato nessuno dalle sue affermazioni, così come riteneva che l’uomo fosse:
“il miglior accessorio di una donna”,
ma in fondo era solo un modo per difendersi e proteggersi dal dolore di tanti amori naufragati.
Non amava lo stile italiano, benché all’epoca nel Belpaese ci fossero stiliste innovative e al tempo stesso creative.
Aveva preso di mira Elsa Schiaparelli dicendo con ironia e con una puntina di veleno:
“Chi? Quell’italiana che ogni tanto crea vestiti?”
Stilisti come Dior e Balenciaga sono stati per lei colleghi e amici, ma al tempo stesso veri e propri rivali. Fino quando il cinema ha reso omaggio a Coco Chanel con varie pellicole tra cui si ricordano Chanel Solitaire, Coco Avant Chanel e Coco Chanel & Igor Stravinsky. Stilista e donna iconica nel panorama della moda; una visione lungimirante, evasione e riscatto dalla dura infanzia vissuta fra le mura di un orfanotrofio.