Non sono semplicemente rapper, se non in senso lato. Non sono neppure cantanti inseriti nella tradizione della melodia italiana e non c’entrano molto con il rock.

Sono popstar, certo, ma spesso la loro musica è prodotta con personalità e gusto del rischio di ciò che le major discografiche solitamente propongono.

Per questo anche quando diventano davvero importanti, spesso gli artisti e le artiste protagonisti della scena urban italiana continuano a collaborare con label e management indipendenti.

Molti addetti ai lavori, compresi alcuni giornalisti, hanno una certa difficoltà a collocare le nuove stelle di questa scena in crescita…

Tra Sfera Ebbasta (l’artista più ascoltato su Spotify nel 2018), Achille Lauro, Ghali, Mahmood e Baby K dovrebbe esser chiaro da che parte gira il sound, pure dalle nostre parti.

Se la vittoria di Mahmood a Sanremo 2019, (accompagnata da polemiche tutto sommato divertenti) non era certo annunciata, il fatto che sia la sua canzone, sia “Rollys Royce” di Achille Lauro piacciano un po’ a tutti, non solo ai teen ager, è stato subito chiaro.

In questa scena così vivace e divertente è appena arrivata come un treno Gher

Più che una timida esordiente al primo disco, quel che è in realtà “Don’t Stop”, uscito da poco su Touch Down Records, in effetti Margherita Daguì (questo il suo vero nome) sembra un’artista molto sicura di sé.

Qualche anno fa ha partecipato al Festival di Castrocaro arrivando in semifinale e pure ad Amici, il celeberrimo reality musicale in onda su Canale 5.

Gher dj Life&People Magazine

Gher dj “Don’t Stop”, Margherita Daguì

“Sono arrivata ad avere la possibilità di avere successo”, racconta. Poi ho avuto il terrore di non farcela e ho deciso di uscire”.

Come sempre, quando si tratta di artisti di talento, la musica si prende i suoi tempi, ma un’altra occasione arriva sempre. Basta aspettare.

Cresciuta in Calabria, Margherita da tempo vive a Milano e qui ogni giorno passa da uno studio di registrazione all’altro.

Di notte invece di riposarsi, suona come dj in top club come l’Amnesia di Milano o l’Egg di Londra. Certo, quando è dietro al mixer il suo sound è soprattutto techno… ma si può star certi che nel suo sound urban, il più onnivoro e ampio che ci sia, vi è un pizzico dell’essenzialità della techno nottambula.

Gher non ha certo paura di mostrarsi, nelle sue foto e nei suoi video mostra tatuaggi con atteggiamento divertito,

come è giusto che sia per chiunque  debba in qualche modo farsi guardare. Il primo tatuaggio a soli 17 anni.

“In realtà sono un maschiaccio, se mi metto i tacchi poi torno a casa con i piedi sanguinanti. E odio perdere tempo davanti allo specchio”.

Gher ama molto lo sport. “A Milano sto provando ad andare in palestra, ma lo sport del mio cuore è l’equitazione, che ho praticato come mio fratello a livello agonistico. E’ uno sport di squadra, sei tutt’uno con il cavallo”.

In qualche modo la sua strada, in console o sul palco, la troverà, visto che è proprio brava. Infatti chi propone musica urban a volte sembra che faccia cose molto semplici, che tutti potremmo fare…Ma si tratta di un’impressione sbagliata.

Mahmood, ad esempio, ha studiato a lungo canto al CPM di Milano, mentre le tante esperienze di Gher le abbiamo già raccontate. La forza primordiale della musica urban è proprio quella di essere immediata e contemporanea,.

Non è difficile prevedere che pure l’estate 2019 sarà decisamente urban.

Lorenzo Tiezzi

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