Stefano Pain: classe ’75, da decenni fa ballare l’Italia e non solo.

La carriera di ogni dj, non può essere una continua ascesa. Ci sono momenti in cui il tuo sound è perfetto, altri in cui devi lavorare moltissimo per mescolarlo con le tendenze del momento.
L’importante è non arrendersi, non appiattirsi completamente a ciò che il pubblico sembra voler sentire. Un dj non è un juke box.
Con il sorriso sulle labbra e rimanendo sempre legato al suo sound d’elezione, la house.

Anche se troppi credono che i dischi dei dj come Stefano Pain nascano grazie ad investimenti e team immensi.

I tanti successi che ha collezionato in carriera derivano da lunghe ore in studio di registrazione trascorse in studio con amici e colleghi. Tra i suoi dischi più recenti c’è “Alright”, prodotto con Francesco Pittaluga e remixato dagli italiani Cube Guys. 

Stefano Pain che momento musicale stiamo vivendo? 

Le tendenze, che riguardano il sound si mescolano tra loro. La maggioranza del pubblico sembra preferire la musica urban (ovvero un mix di pop, hip hop e reggaeton), ma non sono pochi coloro che restano fedeli alla musica techno, alla house, all’EDM.
In generale, non è affatto male, per chi seleziona musica e pure per chi balla, avere a disposizione così tanti ritmi. Noi dj possiamo trovarci la nostra ‘fetta di mercato’, il pubblico poi sceglie.
La musica, per fortuna, è anche questione di cuore e di gusti. Nel mio tempo libero ascolto canzoni italiane, mi piacciono gli anni ’80 e pure la house old school.
Stefano Pain

Stefano Pain dj

Suoni da anni e anni in tutta Italia. Qual è il tuo segreto? 

Sono di Alessandria, nato nel 1975 e vivo ancora nella mia città. I colleghi mi dicono che sono un dj che sa dare energia il dancefloor.
Sicuramente riuscire a coinvolgere il pubblico è fondamentale. Ed è fondamentale anche essere corretti nel lavoro, per durare. E bisogna pure conoscere tutti i segreti del mestiere. Ho iniziato a 14 anni occupandomi delle luci, un modo perfetto per capire come si lavora in console.
La passione era tanta, poi, pian piano far ballare è diventato anche un lavoro. Non so a che punto sono della mia carriera. Di sicuro la voglia di raccontare ancora qualcosa di nuovo è tanta. 

La figura del dj oggi è vicina a quella della popstar (vedi Calvin Harris), oppure la crisi attanaglia tutto il settore e sognare è dura?

Oggi quella del dj è finalmente diventata una professione, un mestiere come altri. Non siamo più visti come ‘marziani della notte’, ma finalmente delle persone normali.
Calvin Harris è su un altro pianeta, ma la sua figura ha aiutato anche noi. Di sicuro far ballare non è un lavoro facile. Visto da fuori sembra solo festa, divertimento e spensieratezza… ma dietro a tutto questo ci sono ore di lavoro, organizzazione e sacrifici.
Sia chiaro, capita in tutti i mestieri, ma nel nostro devi sempre avere il sorriso. La musica deve sempre restare soprattutto una passione, altrimenti andare in studio dopo due o tre notti in cui hai dormito pochissimo è dura.
Purtroppo le discoteche stanno proponendo poche novità. Anche per questo il pubblico si è avvicinato ai festival ed è tornato ad affollare le feste di piazza.
Ma non è certo il caso di essere pessimisti, i cambiamenti arriveranno presto, credo soprattutto dall’underground.

Cosa ti fa più arrabbiare quando sei in console e cosa invece ti gratifica di più?

Non riesco a non arrabbiarmi quando mi rovesciano le bibite in console e quando non si rispetta il lavoro del dj.

La cosa più gratificante invece è quella di avere di fronte a sé migliaia di persone che ti sorridono e non aspettano altro che tu inserisca il disco “Bomba” per poter esplodere!

Il merito di tanta felicità, sia chiaro, è della musica… ma il dj deve scegliere il momento perfetto, l’istante in cui tutta l’energia può esplodere. 

Lorenzo Tiezzi
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