Il cappello, accessorio icona del guardaroba della donna, diviene musa ed artefice del successo personale e lavorativo di Patrizia Fabri e del suo laboratorio: Antica Manifattura Cappelli. Nel 2003 prende nuova vita grazie all’intraprendenza ed alla volontà della titolare stessa. Una storia di imprenditoria italiana femminile nata dalla passione per la moda, dalla ricerca dell’eleganza e dello stile.
Patrizia ci descriva come è nata la sua attività
A 17 anni entrai per la prima volta nel laboratorio di cappelli romano, ora di mia proprietà, per acquistarne uno. In quell’occasione conobbi il mitico signor Loris, figlio del fondatore dell’attività. Comprai un cappello e lo personalizzai subito con alcune decorazioni. Il mio primo ordine di cappelli fu per la boutique più carina del litorale romano. Continuai i miei studi di architettura e contemporaneamente iniziai a creare intere collezione di copricapi che proposi attraverso fiere di moda. Successivamente fondai il mio marchio ed il mio primo punto vendita che aveva sede davanti ai musei vaticani. Continuai così fino al 2003, anno in cui Loris purtroppo si ammalò. Un giorno entrai nel suo laboratorio per ritirare dei cappelli e trovai un architetto di Milano che stava acquistando le forme di legno per farne delle lampade.

Presa dallo sgomento offrii una cifra forfettaria alla sorella di Loris affinché non smembrasse il patrimonio artigianale delle forme, che costituivano un vero e proprio catalogo di moda del cappello dal 1900 ad oggi. Lei accettò e divenni proprietaria di tutto il laboratorio, pensando di aprire con tutta questa merce un museo del cappello. Invece il cappellaio e la modista mi proposero di continuare a lavorare per me. E cosi fu! Ad ottobre del 2003 il laboratorio ribattezzato da me, Antica Manifattura Cappelli, divenne mio ed ancora oggi operiamo secondo le antiche tradizioni dell’arte del cappello. Il cappello nasce nel Novecento, questo accessorio dettava legge in fatto di moda e serviva a valorizzare la figura femminile.
A suo avviso, oggi, c’è ancora attenzione, cura e voglia di indossarlo?
Il cappello è un oggetto complesso e ricco di significati, nasce dal bisogno di proteggersi per poi diventare forte elemento di comunicazione, basti pensare alla Regina di Francia Maria Antonietta ed al suo veliero che le sovrastava il capo. Dopo la crisi degli anni 70, che sancisce il declino del cappello in tutte le sue forme, nessuno sa più come usarlo ed in quali occasioni. La moda, quale effimero fenomeno, prova a rilanciarlo ma purtroppo ormai la cultura del cappello si è persa. Un vero peccato!
Scarpe, borse, cinture o cappello? Qual è l’accessorio immancabile nell’outfit di una vera signora? Il cappello può essere considerato uno status symbol?
Tutti gli accessori concorrono a far brillare il proprio look. Il cappello più di ogni altro, però, proprio perché indossato nel punto più importante del corpo, sulla testa, fa brillare il volto. È la prima cosa che si nota!
Che differenze ci sono tra i copricapi di un tempo e quelli di oggi?
In passato esisteva una vera e propria industria del cappello e gli addetti ai lavori creavano oggetti significativi, attualmente è venuta meno la richiesta e l’offerta si è impoverita. Ciò che si indossa oggi risponde al bisogno di praticità, come i cappelli morbidi che prendono poco spazio.
Come si sceglie il cappello perfetto? Potrebbe dare dei consigli alle donne e agli uomini che vogliono indossarlo?
Il cappello perfetto è quello che una volta indossato è come se non esistesse più, quello con il quale ci si sente a proprio agio come se fosse il proseguimento di noi stessi. Chiaramente sempre tenendo conto di modelli adatti alla nostra fisionomia ed all’occasione in cui indosseremo il copricapo.
Nel corso della sua carriera ha avuto delle collaborazioni con stilisti importanti?
Si certo molti, fra questi Roberto Capucci, un artista ma soprattutto una persona straordinaria. Ho realizzato per lui delle iperboliche creazioni così come lui stesso le ha definite. Ho collaborato anche con Gattinoni, Elie Saab, Fausto Puglisi, Rocco Barocco e Givenchy.
Negli ultimi anni abbiamo registrato un trend ed un ritorno al cappello, perché secondo lei? C’è una maggiore voglia di eleganza?
Fa parte dei corsi e ricorsi storici, il cappello, questo sconosciuto, fa notizia anche se fatica ad entrare veramente nel quotidiano. Poi si narra che il cappello torni di moda in tempi di crisi, forse perché indossandolo ci si sente maggiormente protetti.
Che tipologia di cliente indossa le sue creazioni? Ci sono donne famose che si affidano a lei?
Ognuno ha il suo cappello, noi li realizziamo per tutti nessuno escluso. La cosa più bella è far riscoprire il piacere del cappello anche a chi è scettico o si vergogna ad indossarlo. E’ quasi una terapia quella che facciamo, facendo emergere il proprio io attraverso il cappello. Donne famose, ma soprattutto donne della porta accanto che indossando il cappello giusto diventano speciali.
Le sue clienti si ispirano a delle celebrity nell’acquisto dei propri copricapi?
L’unico paese che in realtà non ha mai perso la cultura del cappello è l’Inghilterra, quindi l’immaginario attinge alla famiglia reale soprattutto alle giovani principesse inglesi.
Lei indossa cappelli? Ha un modello preferito?
Io più che indossarlo lo vivo e lo faccio talmente tanto che finisco per non portarlo. La forma che preferisco è il basco, che è semplice e lascia spazio alla personalità di chi lo indossa, non ruba la scena è semplicemente un accento del volto, ciò che poi in realtà il cappello deve essere.
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