Un computer, una connessione stabile e la possibilità di lavorare in modalità agile in giro per il mondo, dove si vuole e spesso quando si vuole. E’ questo il grande vantaggio offerto dalla potenza del web che ha accorciato le distanze e riscritto alcune delle dimaniche, soprattutto lavorative, alle quali siamo stati abituati. Essere presente in ufficio non è più necessario. Così il lavoro da remoto ridisegna nuovi scenari e opportunità lavorative. Si parla dei cosiddetti nomadi digitali, coloro che viaggiano, lavorando. Parliamo di social media manager, content creation, copy, programmatori e tutte quelle professioni che possono essere volte interamente grazie ad internet e alla tecnologia.
Nomadismo digitale: lavorare in viaggio scoprendo i luoghi
Queste modalità di prestazione d’opera a distanza riflettono il profondo cambiamento che la società e il mercato del lavoro stanno subendo, incoraggiati soprattutto dalla pandemia. Proprio nel corso dell’emergenza sanitaria il fenomeno del nomadismo digitale ha avuto grande impulso portando alla riscoperta di territori rurali e borghi d’Italia dove poter vivere più a misura d’uomo. Certamente le grandi città hanno i loro vantaggi, ma già nel silenzio e nelle pausa del primo lockdown è emerso il desiderio di tranquillità, quello stato di quiete che per anni ha latitato nelle frenetiche vite degli individui, sature di ore di punta e forte stress, traffico e mezzi pubblici gremiti.
Improvvisamente, senza rumori assordanti e smog, l’uomo del ventunesimo secolo ha ripreso la sua dimensione naturale. Solo nel 2022 i nomadi digitali sono stati 35 milioni in tutto il mondo. Questo significa che sempre più persone hanno la possibilità di scegliere di soffermarsi in luoghi meno inquinati o con temperature più gradevoli. Aprire le persiane su una viuzza ben curata di antiche case o godere magari della vista poetica di un lago lavorando non è più un miraggio. Da non tralasciare, poi, una migliore opportunità economica, grazie a prezzi decisamente inferiori rispetto alle grandi metropoli. Il risultato? La trasformazione della mentalità d’ufficio verso nuove abitudini, nelle quali la temporaneità ha il sapore di una stabilità relativa a medio termine.
I visti per nomadi digitali
Per chi ama lavorare viaggiando, però, deve mettere in conto la questione visti e permessi. Proprio per rispondere alle necessità nate in seno al nomadismo digitale, molti Paesi europei hanno emesso un nuovo visto per i nomadi digitali non-comunitari che operano in telelavoro. Si tratta di Croazia, Estonia, Germania, Grecia, Islanda, Isola di Cipro, Malta, Norvegia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Spagna e Ungheria. In Italia al momento non c’è nulla a riguardo. Si discute sulle misure che riguardano chi intende stabilirsi solo per un certo periodo di tempo nel nostro Paese. La normativa di fatto è definita parzialmente in attesa del decreto interministeriale.
Per gli italiani che invece sono interessati ad esperienze di vita transitorie lavorando da remoto, possono optare per i visti d’ingresso convenienti di Albania, Armenia, Bosnia Erzegovina, Georgia, Kosovo, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Regno Unito, Serbia, Turchia. Volendo muoversi verso paesi extraeuropei, la scelta si estende all’Argentina, dall’Australia alle Barbados, dal Canada al Cile fino alla Colombia, dalla Corea del Sud alle Filippine e le isole Fiji. E poi ancora l’isola di Macao, il Giappone, ad Hong Kong, l’India, l’Indonesia, la Jamaica, il Messico, la Nuova Zelanda, a Panama, il Perù, a Taiwan, fino agli USA. Un nomade digitale ha solo l’imbarazzo della scelta. Chiaramente in Europa i cittadini appartenenti ad uno degli Stati membri non necessitano di passaporti o visti, in quanto è prevista la libera circolazione delle persone, le quali hanno il diritto di soggiornare a piacimento nell’Unione Europea.
Tante opportunità per le aree meno sviluppate
I benefici generati a livello locale dal nomadismo digitale sono indiscutibili. Molti paesini interessati da questo nuovo flusso di lavoratori villeggianti hanno ripreso vita rappresentando il luogo ideale nel quale lavorare in piena tranquillità, con ritmi lenti ed esperienze tutte da provare. Dal punto di vista economico l’introduzione di nuovi redditi sulle comunità ha dato origine ad un forte impatto economico, con il conseguente accrescimento del consumo interno. Per quanto riguarda il fattore comunitario, il nuovo bagaglio di competenze e specializzazioni, di solito elevate, hanno sortito l’effetto di rinvigorire il tessuto sociale dei borghi italiani, rendendoli più produttivi e in fermento, a seguito di una continua contaminazione antropica.
Ogni medaglia ha però il suo rovescio. I principali deterrenti a questo scambio virtuoso di individui e opportunità, sono rappresentati, a volte, dalla scarsezza di servizi e e dalle difficoltà di connessione alla banda larga che, in alcune zone remote dell’Italia, fatica ancora ad essere a pieno regime. Il nomadismo digitale rimane sicuramente un’occasione da cogliere per tutti, un modo per scongiurare lo spopolamento, per ammodernare le piccole realtà locali e rendere omogeneo un Paese che, a tratti frammentato, spesso che corre a velocità differenti.
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