Farhad Re, origini italo persiane, è stato tra i grandi protagonisti della recente Paris Haute Couture Fashion Week 2021 con la sua collezione “Galatea”, ispirata a Lady Gaga.
Un designer che ha saputo cogliere la bellezza dell’arte e la leggerezza delle forme per realizzare abiti unici, da sogno, che racchiudono emozioni, pronti a spiccare il volo nel firmamento dell’alta moda.
Lo stilista, notato dalla critica della moda internazionale, ha presentato 15 abiti esclusivi:
La collezione Galatea firmata Farhad Re è composta da opere scultoree che raccontano l’eternità di un mito.
L’artista talentuoso, con studi in architettura a Roma, ha ripercorso, con stile ineguagliabile e dal tocco innovativo, la storia di Pigmalione.
Per la mitologia, lo scultore, secondo cui nessuna donna era degna del suo amore, scolpì e modellò Galatea, ispirato in sogno dalla dea Afrodite.
La statua raffigurava il personaggio femminile, dalla bellezza talmente ideale da innamorarsene e desiderare che si animasse.
Afrodite esaudì il suo sogno, diede vita alla statua e Pigmalione sposò la sua Galatea.
Così il couturier Farhad Re, per la nuova collezione, omaggio al mito di Galatea, si immedesima in Pigmalione per plasmare le sue creazioni.
I suoi capi, fra libertà e innovazione, richiamano il gusto del sublime, tra dettagli e ricami artigianali.
Gli esordi di Farhad Re sono a Roma, dove ha sempre vissuto, fino al trasferimento a Parigi.
Nella Città Eterna il couturier ha iniziato a creare accessori, borse e calzature di lusso, con un primo store non lontano da piazza di Spagna, seguito da molti altri, tra Teheran ed Europa.
Ha poi conquistato anche la haute couture diventando lo stilista di donne del jet set mondiale e principesse.
Un talento che oggi ha trovato successo anche a Parigi.
Farhad Re racconta la collezione Galatea in questa intervista a Life&People Magazine:
Il personaggio femminile di Galatea, da cui ha preso ispirazione per la collezione Haute Couture 2021 a Parigi, è nato da una statua di Pigmalione.
Perché ha deciso di trasporre questo mito nel mondo moderno dei suoi abiti couture e di cambiarne il finale?
Pigmalione scolpisce per sé una statua alla ricerca della bellezza che non trovava ed è quello che facciamo noi tutti i giorni.
Secondo la mitologia, Galatea è molto moderna ed attuale.
Immaginando Pigmalione oggi, credo che avrebbe regalato la libertà di volare alla sua amata.
I quindici abiti da lei realizzati esprimono rinnovamento e libertà raccontando il suo percorso di couturier, tra creatività, estro, eleganza e raffinatezza.
Come è nata questa collezione plasmata con estrema perfezione di dettagli e forme, fino a raggiungere contorni delicati?
È una collezione meditata durante il primo lockdown del marzo 2020, che, qui a Parigi, abbiamo vissuto in maniera molto ferrea.
Per giorni, notti intere, ho studiato, sperimentato e riflettuto tanto. Sono giunto alla conclusione che la società di oggi non aveva bisogno di abiti, ma soprattutto di arte e di bellezza.
L’abito con le due maniche ad ali è il più rappresentativo della collezione.
Per realizzarlo, ho osservato moltissimo fuori dalla finestra: l’unica cosa che avrei voluto era avere un paio di ali per spiccare il volo.
Il mio stile, così come accade nella couture, è una ricerca continua di linee e forme perfette.
Questo fa sì che gli abiti siano sempre più vicini a sculture.
Per 15 abiti sono stati necessari non meno di 500 metri di tripla organza di seta: quali sono gli investimenti necessari per organizzare una sfilata di moda e quanto studio c’è a monte?
Quando realizzo una collezione inizio già a studiare quella successiva, altrimenti non ce la farei mai in sei mesi.
Ovviamente, gli investimenti sono enormi ed è il motivo per cui gli abiti couture hanno costi che possono sembrare assurdi. Ma sono abiti unici per la passerella, che non si replicano.
Nelle mie collezioni utilizzo quasi esclusivamente l’organza.
Per le linee ancora più scultoree di “Galatea” ho scelto la versione tripla, perché posso costruire le mie forme complesse e al contempo avere leggerezza.
Per lei gli abiti sono pezzi unici, frutto di lavoro certosino a mano. Quali differenze tra gli stilisti haute couture francesi e quelli italiani?
In Italia la couture è a Roma, dove si predilige la sartorialità. A Parigi, invece, si punta sulla creatività.
Qual e’ il valore economico delle sue creazioni Haute Couture?
Dipende dalle collezioni. “Galatea”, per esempio, è molto complicata, gli abiti sono estremamente lavorati.
Quindi, di conseguenza, i prezzi sono più alti rispetto ad altri capi che ho realizzato.
Per questa collection gli abiti partono da 84 mila euro fino ad arrivare a 120 mila euro per l’abito più costoso.
Farhad Re e le sue opere d’arte: qual è il target di clientela e quale la committenza che si rivolge a Lei?
Ho sempre puntato a collezioni non strettamente commerciali.
Preferisco, infatti, vendere poco, ma quando escono i miei abiti, voglio attirare tante attenzioni.
Le donne che scelgono Farhad Re hanno in comune il carattere.
Sono tutte molto forti, sicure di sé e con gran voglia di splendere in mezzo agli altri, persino quando indossano un tailleur.
Quali sono le donne e celebs che hanno vestito, nel corso degli anni, i suoi abiti e chi vorrebbe vestire?
Sono state tantissime le star a livello internazionale che hanno indossato e scelto i miei capi.
Spero, in futuro, di continuare a vestire tante altre donne di charme.
Dal punto di vista emotivo sono stato folgorato da Catherine Deneuve, John Collins e Laura Pausini. Tre donne molto diverse, ma tutte speciali.
Tra le ultime celebs che ho vestito c’è Zara Larsson.
Oggi, se potessi scegliere, mi piacerebbe vestire Lady Gaga e Beyoncé: due donne, due artiste che adoro.
Le amo alla follia, in particolare per il loro carattere, la personalità e il carisma, oltre che per l’estrema bravura e voce meravigliosa.
Come ha compreso che la moda era la sua strada?
Il fato ha giocato a mio favore. Provengo dal mondo dell’architettura per i miei studi universitari.
Per alcuni anni ho lavorato in diversi teatri di opera lirica, in veste di scenografo e costumista.
Poi, una serie di casualità del destino, mi hanno portato a preparare una prima collezione che ho presentato a Roma.
Quali ricordi ed emozioni sono stati determinanti durante la sua carriera?
Svolgo questo mestiere solo per vivere le emozioni che mi regala quotidianamente: se così non fosse, non lo farei mai.
Essere designer significa vivere i meravigliosi momenti di gloria, che sono, però, il frutto di mesi di duro e impegnativo lavoro.
I costi sono enormi e le nottate infinite, per raggiungere la perfezione nel realizzare i capi nei tempi giusti.
Ha sfilato all’Ambasciata Italiana di Parigi, dove, tra gli altri, ha presentato le sue collezioni anche Giorgio Armani. Quanto conta per lei il Made in Italy?
Credo che il Made in Italy, a livello mondiale, aggiunga un valore assoluto a qualunque prodotto.
In Italia c’è un savoir-faire nella cura dei dettagli che non esiste da nessuna altra parte.
Non per nulla, anche le più grandi Maison francesi producono almeno la metà di tutti i loro prodotti in Italia.
Una parte delle sue origini sono italiane ma da quattro anni si è trasferito a Parigi. Cosa ama dell’Italia e cosa porta nel cuore?
L’Italia per me è casa, ho la mia famiglia, mia mamma e tutto ciò che di più amo.
Parigi è una città che rapisce tutte le cellule del mio corpo.
Tra me e la capitale francese esiste una cotta che si trasforma in un amore quasi carnale.
Ma, in ogni caso, l’Italia rappresenterà per sempre le fondamenta della mia vita.
La sacca in pelle Farhad Re, con manico interscambiabile per trasformarsi da borsa sportiva per il giorno a elegante per la sera, e la mini pochette “La Petite” sono accessori di grande successo che produceva già a Roma, prima di trasferirsi a Parigi.
Ci racconta il suo percorso verso il successo?
Dopo alcune sfilate di AltaRoma mi sono dedicato agli accessori. Ho iniziato quasi otto anni fa con un bel esordio.
Poco dopo, ci fu una meravigliosa opportunità con l’arrivo di un socio interessato alla linea.
Insieme decidemmo di aprire una serie di boutique in Medio Oriente dedicate solo agli accessori.
Fu l’inizio di un nuovo, importante percorso.
Che consigli può dare a un giovane che oggi vuole intraprendere la carriera dello stilista?
Oggi tutto è molto concorrenziale e veloce, grazie anche all’era telematica in cui viviamo.
L’importante è cercare di stare sempre al passo con i tempi.
Bisogna, quindi, comprendere che al mercato di oggi, ormai saturo, servono idee, novità, creatività e originalità.
Quali progetti ci sono nel futuro di Farhad Re?
In questo periodo stiamo vivendo giorno dopo giorno.
Attualmente è difficile comprendere questa nuova realtà che ci circonda.
E’ molto complicato, di conseguenza, delineare i futuri scenari.
In ogni caso, sto preparando la linea di prêt-à-porter, che prevedo di lanciare durante la Fashion Week di Parigi il prossimo settembre.