Quella del sakè, in Giappone, è una storia millenaria, che ci riporta al terzo secolo. I templi scintoisti e buddisti, luoghi di produzione della bevanda, iniziano a produrlo tra il XII e il XV secolo, acquisendo lentamente numerose tecniche di fermentazione.
Oggi, i giapponesi, sono soliti berlo in compagnia nelle occasioni di lutto.
Barili di sakè in un tempio giapponese
Esiste un laboratorio di produzione della bevanda, il più antico tra quelli conosciuti ritrovato in Giappone nel giardino del tempio Tenryu-ji.
La fabbrica di lavorazione del sakè ottenuta dalla fermentazione di acqua e riso, è rinvenuta in un “birrificio” antico risalente al XV secolo, ad Arashiyama, un sito incluso fra le proprietà culturali giapponesi.
Lo spazio zen è stato disegnato dal maestro Musō Soseki.
Qui, gli archeologi hanno scoperto la presenza di 180 fori per il vino, e un macchinario in legno con contrappesi utilizzato per estrarlo dal riso fermentato, pressato in sacchi di stoffa.
Un sakè dunque di ottima fattura, anche se prodotto in tempi antichi, basato sul grado di lucidatura dei chicchi di riso utilizzati nella sua produzione.
Inizia a essere venduto tra il 1336 e il 1573.
Già al tempo della guerra di Onin esisteva quello di Itami, appartenente al periodo Edo (1603-1867).
Il sakè era consumato costantemente, e documenti storici attestano che la bevanda procurava ai monaci ottimi profitti.
Oggi il “vino di riso” si può bere caldo o freddo, ma è preferibile consumarlo intorno agli 8°,
come il vino bianco.
Ve ne sono alcuni tipi, poi, che vanno riscaldati a bagnomaria sino a una temperatura di 40° o 50°.
In questo modo la bevanda diventa più aromatica, acquista corpo, e rappresenta un piacevole momento di relax se sorseggiata dopo i pasti.
Generalmente, un sake-set è composto da Tokkuri (una brocca simile a una bottiglia) e Choko (una tazza).
Potrete però degustare questa bevanda anche nel Masu, una specie di cubo di legno, che impregnerà il sakè con il suo aroma o nel Kiki-choko, un particolare bicchiere di ceramica decorato con una spirale blu.
Il sapore dipende dal contenuto di zuccheri e dai toni di acidità.
La sensazione di dolce/amaro dipenderanno da come il produttore ha scelto di equilibrare gli ingredienti fra loro.
Il Santuario Meiji Jingu
Situato all’interno del parco Yoyogi (uno dei più grandi e belli di Tokyo) è uno dei santuari shintoisti più grandi di Tokyo, molto frequentato dalla popolazione giapponese, sia per motivi religiosi, che per motivi ricreativi.
Nel periodo di Capodanno i giapponesi hanno l’abitudine di visitare i luoghi sacri, pregando le divinità e rimettendosi agli dèi.
La fila per arrivare al santuario, è presieduta da un enorme Torii in legno di cipresso giapponese.
Colpirà i visitatori lo stupefacente muro di barili di sakè donati al tempio dai membri della Meiji Jingu Zenkoku Shuzo Keishinkai (l’associazione Meiji Jingu Produttori di Sakè).
Un percorso immerso nel verde, in piena tranquillità, vi permetterà di visitarlo nel silenzio della natura orientale, e se ne avrete la fortuna potrete assistere anche ad un tradizionale matrimonio in stile shintoista: davvero da non perdere!
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