L’utilizzo della plastica, in ogni ambito della nostra vita, è diventato un problema grave sopratutto in cucina. Sacchetti, capsule, piatti, sprecati quintali di plastica. Ecco allora che nascono posate commestibili.

L’Italia, nel campo della ristorazione, è uno dei Paesi che ne utilizza di più al mondo. E’ uno dei materiali più inquinanti perchè il suo recupero non è sempre possibile al 100%.

Una start-up indiana ha ideato delle posate commestibili da utilizzare

Una soluzione molto creativa ad impatto zero, per ridurre la plastica e salvare il pianeta.

L’importanza di ridurre l’uso della plastica è vitale. Ogni anno, secondo uno studio realizzato da Nature, finiscono nei mari una quantità compresa tra 1,5 e 2,41 milioni di tonnellate di questi rifiuti.

Oltre al contenuto si può mangiare anche il contenitore, è l’idea che da anni stuzzica ingegneri, designer e biologi di tutto il mondo.

Da poco l’unione europea ha introdotto l’utilizzo dei sacchetti biodegradabili, ed ora questa bellissima idea delle posate commestibili

Idea che arriva da un giovane chimico indiano Narayana Peesapaty che, nel 2010, ha creato una start-up che produce posate commestibili, Bakeys.

Ha ottenuto i finanziamenti attraverso un’attività di crowfunding su kickstarter, gli sono stati donati quasi 300mila dollari in soli due mesi.

Questo per far si che i bio-cucchiaini fossero costruiti su larga scala e successivamente commercializzati in tutto il mondo. Ha realizzato dei cucchiai con una bio-plastica innovativa a base di mais. Una ricetta davvero orginale composta da farina di sorgo, di grano e di riso.

La farina di sorgo è un cereale molto resistente che cresce ovunque ed è resistente ai liquidi.

C’è un notevole risparmio energetico nella loro produzione. La stessa energia impiegata per produrre cento posate biodegradabili è utilizzata per produrre un solo cucchiaio in plastica. E’ ridotto anche il consumo di acqua, meno del 2% del peso per cucchiaino.

Esistono anche delle versioni dolci alle quali è stato integrato lo zucchero. Versioni più saporite con aggiunta di pepe, spezie e sale.

Sono certificate Halal adatte anche a vegetariani e vegani

Dall’India assicurano che se la posata non dovesse piacere la si può tranquillamente gettare nel sacchetto dell’umido.

E’ anche un ottimo compost organico per concimare le piante. Sono altamente biodegradabili e vengono smaltite in circa dieci giorni. In casa possono essere conservate per ben tre anni. Peesapaty ha venduto più di un milione e mezzo dei suoi cucchiaini biodegradabili nel suo paese d’origine, trovarli in Europa è ancora impossibile.

Novità per gli amanti del cioccolato

Si possono trovare dei cucchiaini commestibili a base di cacao, idea già diffusa in Italia. In commercio si trovano già confezionati ma potete realizzarli anche in casa senza sforzi eccessivi. La ricetta è quella tradizionale dei cioccolatini e la si può personalizzare a piacimento, aggiungendo del peperoncino o degli aromi.

La cucina biodegradabile non è fatta solo di posate

In commercio ci sono dei piatti di un buon sapore, come il pane. Il progetto è made in Italy e si chiama Pappami. Fornisce alla clientela dei piatti commestibili a forma di fiore, graziosi da vedere e dal sapore gradevole.

Un altro è “Do eat“, il piattino composto da fecola di patate, acqua e olio. E’ una valida alternativa alla plastica sopratutto per feste e cerimonie con tanti invitati, idea molto originale e rispettosa dell’ambiente. Oltre alle stoviglie esiste una pellicola per alimenti totalmente commestibile, il suo nome è Wikipearl.

Vengono commercializzati anche dei bicchieri a base di alghe commestibili, i Jelloware. Si possono mangiare dopo aver bevuto la propria bevanda preferita. Per gustare il caffè hanno creato la Cookie cup, una tazzina che sà di biscotto.

Le idee sono tante, la creatività pure, il problema è che sono ancora poco diffuse. In India e in America si possono acquistare i cucchiai commestibili, in Europa i cucchiaini di cioccolato.

Il prossimo obiettivo è renderle commestibili anche per i celiaci, i glutenfree per massimizzarne l’utilizzo.

Francesca Rizzi

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