Oggi, l’Italia si stringe nel ricordo di Nadia Toffa. La celebre giornalista, scomparsa il 13 agosto 2019 a causa di un tumore celebrale, avrebbe compiuto infatti oggi quarantatré anni. La sua morte, arrivata dopo una lotta lunga e coraggiosa, ha lasciato profonda tristezza ma, allo stesso tempo, anche un senso di coraggio, proprio quello che Nadia ha sfruttato per lottare fino all’ultimo istante contro il suo male.
Gli inizi e il salto a “Le Iene”
Nadia Toffa nasce a Brescia nel 1979, da papà Maurizio e da mamma Margherita. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Artistico bresciano “Arnaldo”, prosegue il suo percorso storico-artistico iscrivendosi alla facoltà di lettere dell’Università degli Studi di Firenze. La sua prima apparizione in tv risale al 2002, all’età di ventitré anni, su Telesanterno, tv privata dell’Emilia Romagna; fu l’inizio di una gavetta che la porterà poi a lavorare per quattro anni a ReteBrescia, poi, il grande salto, nel 2009 come inviata di successo de “Le Iene”. Cattura l’attenzione dei telespettatori da subito grazie a una verve fuori dal comune e una “fame” giornalistica con pochi eguali.
I servizi più importanti
Tra le inchieste più importanti nella sua carriera si ricordano certamente quelli legati all’ambiente, in particolare sulle illegalità dello smaltimento dei rifiuti in Campania, sulla terra dei fuochi e su quella cosiddetta dei “veleni” di Crotone, oltre che i problemi enormi legati all’Ilva di Taranto. Tanti casi non passati inosservati, come per esempio quelli dedicati all’oscuro e pericoloso mondo della pedofilia online, dove Nadia ha dedicato gran parte del suo lavoro, le controversie del gioco d’azzardo, scrivendo nel 2014 anche un libro, intitolato “Quando il gioco si fa duro” e dedicato appunto all’azzardopatia. Tutti contributi che le hanno concesso di ricevere due riconoscimenti prestigiosi, vincendo nel 2015 il Premio Internazionale Ischia di giornalismo e nel 2018 il Premio Luchetta per il reportage sulla prostituzione minorile barese.
Il grande salto alla conduzione
Grazie al grande riscontro scaturito dai suoi servizi, sempre più seguiti e condivisi sui social, nel 2015 a Nadia Toffa è affidata la conduzione di un nuovo show, prodotto sempre da “Le Iene”, chiamato “Open Space”: un social talk di dibattito che coinvolgeva il pubblico e i personaggi più importanti della politica, dello sport e dello spettacolo, inframezzato da alcune inchieste video. Un anno dopo, nel 2016, salpa ufficialmente alla conduzione infrasettimanale de “Le Iene”, prima con Pif e Geppi Cucciari, poi con Matteo Viviani, Andrea Agresti, Paolo Calabresi e Giulio Golia. L’ultima stagione, quella del 2018-2019, durante la malattia e prima dell’abbandono delle scene torna sul tavolo con Nicola Savino.
La malattia
L’inizio del calvario di Nadia Toffa comincia il 2 settembre del 2017, quando durante un servizio a Trieste, viene colta da un malore e successivamente ricoverata prima a Cattinara e poi al San Raffaele di Milano. La diagnosi, svelata tempo dopo, è di tumore celebrale, inizialmente combattuto attraverso chemioterapia, radio terapia e chirurgia oncologica. Una malattia affrontata sempre a viso aperto, con una forza d’animo enorme e una voglia di condivisione che si rivelerà preziosa, raccolta in “Fiorire d’inverno, la mia storia”, la seconda produzione letteraria dedicata interamente proprio a tutti quelli che si trovavano nella stessa situazione.
La scomparsa
Le condizioni generali della giornalista e conduttrice si aggravano a maggio 2019, non consentendole di partecipare alle battute finali de “Le Iene” e apparendo sempre meno nei social network, luogo in cui è stata molto attiva aggiornando in modo costante i propri follower su Twitter e Instagram. Scomparirà all’età di quarant’anni, alla Casa di cura Domus Salutis di Brescia, secondo alcuni medici per via del glioblastoma, una neoplasia attualmente inguaribile. In soli due anni, il modo in cui Nadia Toffa ha affrontato la propria malattia ha rapito il cuore di tutti gli italiani. Non a caso è ancora celebre quello ritenuto il suo “testamento morale”, svelato da Mamma Margherita:
«Ricordati che non conta quanto vivi, ma come vivi. Ho tante cose da fare e voglio farle tutte».
La Fondazione Nadia Toffa
Oggi, a tre anni dalla scomparsa, il ricordo di quanto Nadia ha fatto non si deve spegnere, così come non si può dimenticare lo spirito con il quale ha sempre condotto il proprio lavoro di giornalista, lottando a fianco dei più deboli contro le ingiustizie. Per questo motivo, la Fondazione Nadia Toffa in collaborazione con il Rotary Club Brescia Sud Ovest Maclodio ha deciso di lanciare e promuovere il progetto Dona: un’importante raccolta fondi di oltre 183 mila euro, che andrà a sostenere la diagnosi precoce e le cure oncologiche nel reparto di neurologia infantile degli Ospedali Civili di Brescia. Un regalo per la città, per tante persone che attraversano una fase difficile della loro vita, e anche per Nadia nel giorno del suo 43esimo compleanno, nella convinzione di poterle strappare ancora un sorriso: quello rimasto impresso nel cuore di milioni di italiani che non l’hanno mai scordato.