Tra le mostre dedicate alla moda in programma nel 2024 occupa una posizione di rilievo l’esposizione “Viktor & Rolf: Fashion Statement “, che aprirà i battenti il prossimo 23 febbraio (fino al 6 ottobre) presso la Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung di Monaco (Germania). Una retrospettiva dedicata alla coppia di stilisti più concettuali dell’intero fashion system, divenuti famosi grazie ad un approccio artistico eccentrico, surreale, ma denso di significato.
Tra tecnica e follia
Un percorso speculare quello dei creativi, entrambi classe 69′ con una formazione di studi compiuta all’Accademy Of Art and design di Arnhem. La loro è una visione comune: entrambi credono che l’eccentricità sia lo strumento migliore per poter veicolare un determinato tipo di messaggio. Questa componente scenica e teatrale consente al duo olandese di catturare in poco tempo l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori, diventando uno dei brand più acclamati del settore, con un’estetica riconoscibile e ben definita.
Tra i punti di forza del brand emerge la lungimiranza. Già dal 1993, in tempi non sospetti, Viktor & Rolf parlavano già di temi oggi attualissimi come sostenibilità e di upcycling, presentando una collezione composta da scampoli di abiti firmati Saint Laurent e Balenciaga, tanto apprezzata da vincere il Festival di Hyeres. Da quel momento in poi ogni abito sarà una preziosa arma di comunicazione: è il caso della linea “Atomic bomb” (1998), impreziosita da modelli che riprendono le forme dei funghi atomici, e della successiva “Russian Doll” (1999), entrata nella memoria collettiva grazie all’abito “Matioska” di Maggie Rizer, chiamata a indossare diversi vestiti stratificati uno sopra l’altro, sfilando in passerella inghiottita dai tessuti.
Cento creazioni in mostra tra surrealismo e riflessione
Il grande istrionismo dei due stilisti è il fil rouge che unisce i cento abiti della mostra bavarese, selezionati dagli stessi designer con la collaborazione del curatore Thierry-Maxime Loriot, studioso d’arte specializzato in moda. All’interno dell’allestimento si potranno ammirare, oltre ai vestiti, anche una serie di altre opere di grande ispirazione per gli stilisti: presenti non a caso arazzi, bambole, fotografie, contributi multimediali, disegni e svariate forme artistiche, tutte rapportate all’eccentricità degli abiti esposti. Tra i lavori, presenti anche le creazioni di Andreas Gursky e Cindy Sherman.
Nel percorso museale sarà inoltre possibile imbattersi in alcune produzioni di costumistica, come abiti di scena realizzati nel 2009 per “Der Freischütz”, opera lirica di Carl Maria von Weber diretta dal regista statunitense Robert Wilson.
Nella mente di Viktor & Rolf
Obiettivo della mostra è quello di raccontare l’approccio artistico degli olandesi, il cui stile rappresenta quasi un unicum in ambito moda. Da sempre, infatti, i designer utilizzano come espressione d’arte il surrealismo per raccontare la società odierna, talvolta esaltandola, altre volte criticandola aspramente. Pensiamo – ad esempio – a quanto fatto nel 2019, stagione in cui i due si presero gioco della viralità con una collezione ispirata al mondo social. Un escamotage che è servito a puntare il dito sulla pericolosità della rete proprio nel momento in cui il mondo si ritrovava sempre più a fare i conti con le influenze digitali.
Ma il défilé capolavoro del duo resta il recente “Late Stage Capitalism Waltz” (letteralmente, il Valzer degli abiti fuori corpo) realizzato per attaccare ferocemente (e dall’interno) i dettami della fashion industry: per farlo Viktor & Rolf pensarono di fare sfilare le modelle con i body, facendole portare soltanto sul braccio (come accessorio) abiti haute couture di grande eleganza. Un colpo di genio che riassume, più di ogni altra sfilata, l’essenza di Viktor & Rolf, da sempre insuperabili nell’inviare messaggi di grande impatto lasciando la parola soltanto alla forza del vestito stesso. Senza orpelli, senza altre spiegazioni, senza colpi di scena forzati: due luminari.
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