Da una parte il primo stilista dell’epoca moderna, dall’altra una Parigi capitale del fermento culturale. Questo (e molto altro) racconta la mostra Modern Paris 1905-1925, visitabile fino al 14 aprile 2024 al Petit Palais di Parigi. Un allestimento che punta i riflettori sulla grande concentrazione artistica nelle Ville Lumière dove pittura, architettura, design, cinema e ovviamente moda confluivano cambiando per sempre la storia dell’arte; una esposizione che mette in luce il fermento culturale nei primi venti anni del Novecento.
Il terzo capitolo di una “trilogia”
La retrospettiva fa parte di una trilogia cominciata con altre due mostre, presentate al Petit Palais in ordine cronologico: (“Parigi romantica 1815-1858” e “Parigi 1900, città dello spettacolo). L’obiettivo dei curatori è raccontare attraverso l’esposizione di quasi quattrocento opere il ruolo cardine assunto dalla capitale francese nel Novecento, vera e propria culla culturale.
Come accade sempre più spesso anche in altri Paesi (uno tra tutti il Regno Unito con l’egregio lavoro del Victoria & Albert Museum), anche in questo caso la moda è equiparata alle molteplici espressioni artistiche: accanto alle opere di artisti rinomati al grande pubblico come Marcel Duchamp, Marie Laurencin, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Robbert Delaunay e Chara Orloff si fanno spazio le creazioni di due stilisti fondamentali nella storia del costume: Paul Poiret e Jeanne Lanvin.
Poiret e Lanvin: la modernità in mostra
La scelta di inserire due personalità diverse come Paul Poiret e Jeanne Lanvin non è certamente casuale. Poiret è oggi considerato il primo vero stilista dell’epoca moderna. Fu infatti lui a liberare le donne dal corsetto, esaltando il loro corpo con stoffe innovative e modelli ispirati ad altri Paesi come kimono, pantaloni alla turca e preziosi drappeggi. A lui si deve anche l’intuizione di puntare nel settore profumeria grazie a fragranze immortali come “Nuit Persane” e “Le Minaret”. Jeanne Lanvin rappresenta invece il primo passo di una moda concepita con una declinazione femminile, dunque l’inizio di un lungo processo di emancipazione.
Juliette Singer, – curatrice della mostra -, in fase di presentazione ha sottolineato l’importanza di includere la moda all’interno del percorso espositivo, reputandola rivelatrice del cambiamento della società. Grazie alle nuove creazioni di Poiret, più comode e morbide, la sfera femminile ha potuto inserirsi con molta più naturalezza nella società: i modelli permettevano infatti di muoversi con semplicità, di poter andare in bicicletta o di partecipare agli eventi mondani.
I gioielli Cartier
Non solo abiti. All’interno della mostra Modern Paris si possono ammirare anche alcuni pezzi di alta gioielleria disegnati da Louis Cartier. Tra questi il più importante è il famosissimo Panthere, uno dei preziosi simbolo della maison francese. Non tutti sanno che l’origine del modello, entrato in vendita soltanto a partire dagli anni Cinquanta, ha radici molto più antiche rispetto a quanto si possa pensare.
Il primo bozzetto risale al 1914, anno in cui Louis si affida ad un pittore, George Barbier, per disegnare un dipinto da utilizzare come invito per una mostra di gioielli. Sarà proprio da quell’acquarello che nasce la Dame à la Panthère, figura femminile con una pantera nera ai piedi. Presente poi anche l’orologio Tank da uomo, segnatempo entrato nella memoria collettiva disegnato con fibbia déployante e influenzato dalle correnti belliche del tempo.
Il cambiamento post bellico
Interessante notare infine come l’esposizione segua filologicamente l’arco temporale del periodo indagato, offrendo un percorso mirato ad accentuare l’evoluzione della moda, del costume e dell’arte una volta terminata la Prima Guerra Mondiale. Dal 1919 in poi ad esempio i gioielli di Cartier assunsero un’accezione più patriottica, grazie a spille raffiguranti l’Arco di trionfo o la bandiera transalpina. Anche la moda cambiò poi passo, abbandonando le vezzosità di Poiret a favore di uno stile più minimale non solo nelle silhouette, ma anche negli accessori. Il mondo stava cambiando pelle, prima di essere inghiottito dallo spettro della seconda grande guerra.
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