Svincolare la visione collettiva del futuro da rigide logiche di mercato, scardinare l’idea di un mondo inaridito che venera il Dio denaro: Francesca Liberatore, fashion designer e figlia d’arte, mette in dialogo nel nuovo atelier di Ferrara, moda e arte, insieme per “salvare” il mondo. La forza delle idee è salvifica come la bellezza di Dostoevskij, nella visione della stilista, quarant’anni appena compiuti, e, oltre dieci di carriera nella moda, con una cattedra in Fashion Design all’Accademia delle Belle Arti di Brera. La moda oggi, è uno dei più potenti mezzi espressivi e comunicativi in grado di generare grande attrazione nella società; unirla all’arte e quindi alla cultura, significa porre le basi per lo sviluppo della società del futuro. Nulla di più naturale per la stilista, che nello studio romano del papà, lo scultore Bruno Liberatore, è cresciuta mutuando dal gesto artistico i volumi delle sue creazioni, pensate per un corpo in movimento.
Una inedita Primavera Estate 2024
Una collezione inedita quella presentata a Ferrara con un defilé nel giardino di Palazzo dei Diamanti; proprio nel luogo in cui negli Ottanta il padre espose le sue opere, poi ospitate anche all’Ermitage di San Pietroburgo. Abiti con cui la stilista si presenta per la prima volta alla città, scelta come sede del nuovo atelier del brand, riqualificando con la sua famiglia, l’ex Chiesa di San Michele, quale polo culturale aperto ai linguaggi creativi della contemporaneità. Presente, passato e futuro sembrano dare vita ad un dialogo prolifico, partendo proprio dagli abiti, decorati con grandi stampe dei meccanismi dell’orologio. Stampe che scandiscono il tempo della crescita e segnano i passaggi fondamentali della carriera della designer.
Francesca Liberatore: la formazione
L’idea di lavorare nella moda le è balenata nella mente quando da bambina ha iniziato a schizzare le divise di Lady Oscar, il suo cartone animato preferito. La formazione alla Central Saint Martins di Londra, le ha poi aperto la strada verso una formazione prestigiosa. Lavorando con il team di Jean paul Gaultier ha seguito i costumi per il Confession Tour di Madonna, vedendo nascere il “genderless” prima ancora che si chiamasse così. Sempre nella capitale francese, per Il Moulin Rouge ha creato la stampa per un foulard di seta ispirato alla famosa diva Mistinguett. Ad Amsterdam nel periodo da Viktor&Rolf era l’unica del team dei designer che non arrivava dalla scuola di Anversa e non capiva una parola d’olandese. Nonostante questo, faceva molta ricerca per le collezioni, passando giornate intere nella biblioteca cittadina. Del 2009 è la vittoria del premio Next Generation di Camera Nazionale della Moda Italiana, cui segue il periodo newyorchese supportata dal premio “DHL Exported”; infine il rientro in Italia con originali sfilate-performance.
Cosa accadrà nel nuovo atelier?
Il nuovo spazio di Ferrara è destinato ad ospitare eventi giovani e dinamici, convegni, conferenze e seminari. Lo abbiamo pensato come un luogo dove la contemporaneità avrà modo e spazio di esprimersi attraverso tanti e differenti linguaggi artistici. La mia moda vi troverà casa insieme alle sculture di mio padre, in sinergia con ambiti diversi: cinema, teatro, sport, tecnologia, editoria e formazione.
La moda è una forma d’arte?
Benché creativo, quello di noi stilisti è un lavoro che segue regole e tempistiche precise: si percepiscono input dalla società circostante e si dà in cambio un prodotto pensato su un corpo in movimento, che deve essere desiderabile ma soprattutto indossabile. Meglio ancora se della moda viene recepito anche il messaggio più intrinseco.
La sua moda si nutre di citazioni colte, dai clown di Fellini alle maschere del pittore James Ensor: cosa la ispira?
Attingo molto dall’arte e dal cinema, il mio grande amore. Grazie ai miei genitori, entrambi artisti, vivo e respiro arte sin da quando sono nata. Nell’atto della creazione, amo giocare con pesi, volumi, forme e superfici, ottenendo qualcosa che prima non c’era e che è destinato a restare.
Moda e arte “salveranno” il mondo?
Stiamo vivendo in un mondo in cui sembra essere il denaro il valore assoluto, dimenticando chi siamo nel profondo. La cultura, la moda, l’arte e la società dovrebbero interrogarsi per garantire positività e progresso. Nel polo di Ferrara faremo interagire linguaggi artistici differenti dando nuove visioni di futuro, auspicando un secondo Rinascimento.
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