Una vera e propria “Last dance” resa possibile soltanto grazie all’uso dell’alta tecnologia.  Debutta nel suggestivo scenario del centro culturale The Shed di Manhattan (New York) l’ultimo concerto virtuale di Ryuichi Sakamoto, compositore nipponico scomparso lo scorso 28 marzo 2023 a causa del cancro. Sessanta minuti di musica; una performance-installazione immersiva in tre dimensioni. L’addio di un vero e proprio genio. 

Una registrazione datata 2020

Il miracolo della tecnologia è reso possibile grazie a una splendida intuizione avuta dal musicista visionario nel 2020, ma occorre contestualizzare. Come sappiamo con l’emergenza sanitaria e le relative restrizioni introdotte su scala mondiale per cercare di contenere quanto più possibile il protrarsi della pandemia il settore dell’intrattenimento musicale dal vivo si è completamente fermato, cercando di trovare soluzioni alternative.

Concerto virtuale Sakamoto Life&People MagazineProprio in quel periodo Sakamoto entra in contatto con Tin Drum e Todd Eckert, i quali lo coinvolgono in un progetto che supera il concept di fruizione musicale fredda e statica, consentendo una fusione tra fotografia, riproduzione video-artistica e realtà aumentata. Da qui è nato “Kagami” (“Specchio” in giapponese), l’ultimo live di Sakamoto che fungerà indirettamente anche da vero e proprio testamento artistico. Per assistere allo spettacolo, Il pubblico indossa dei dispositivi ottici che permettono di vedere nitidamente la performance del compositore.

High tech e arte contemporanea al servizio di Sakamoto

«Esiste in realtà un mio io virtuale che non invecchierà e continuerà a suonare il piano per anni, decenni, secoli…ma poi finiranno le batterie».

Con queste parole Sakamoto aveva parlato di “Kagami” prima della sua scomparsa, consapevole dello straordinario impatto dell’iniziativa. Durante la registrazione del concerto per pianoforte solo avvenuta a Tokyo, l’artista infatti ha eseguito le pagine più importanti della sua carriera, come ad esempio “Before long”, “The seed”, “The sower” e “Merry Christmas Mr. Lawrence” in una scaletta ambiziosa che si è posta l’obiettivo di ripercorrere in una sola ora tutto il percorso del nipponico. Un sistema ad alta tecnologia ha quindi ripreso ogni dettaglio possibile dell’artista, focalizzandosi su qualsiasi peculiarità, comprese le dita intente a premere i tasti del pianoforte. Un tipo di high tech totalmente invisibile, in grado di togliere ogni barriera tra opera, pubblico e musicista stesso. Non si tratta quindi di un deepfake (riproduzioni create tramite Intelligenza Artificiale), come precisato più volte dagli organizzatori. Quello che appare agli spettatori è proprio il vero Sakamoto, per una ragione ben precisa: creare una connessione con il pubblico per non perdere di vista la connotazione umana dell’intera operazione.

Il futuro è sempre più in realtà aumentata

Il debutto di “Kagami” – spettacolo che dopo New York si sposterà in altri spazi museali di primo livello come la Sydney Opera House e al Big Ears Festival di Knoxville – arriva quasi in contemporanea con l’annuncio dell’imminente lancio dell’Apple Vision Pro, visore per la realtà aumentata che potrebbe stravolgere completamente ogni regola del mercato della tecnologia, così come fatto dall’Iphone alla fine degli anni dieci del 2000.

Concerto virtuale Sakamoto Life&People MagazineLo strumento, concepito come una maschera da sci, permette di fondere i contenuti digitali con il mondo fisico non perdendo però il contatto con la comunità intorno a chi lo indossa. Con il visore si potranno utilizzare le applicazioni, ma anche scattare foto, annotare pensieri, guardare video o film e rimanere in contatto con altri utenti via Facetime grazie a una interfaccia in tre dimensioni che supera i vincoli dello schermo. Il prezzo di partenza sarà di quasi 4.000 dollari, con la vendita in prima battuta rilasciata esclusivamente negli Stati Uniti. Ma operazioni come quella di Sakamoto (a cui si aggiungono anche altri eventi più semplici e meno ricercate) rappresentano degli indizi chiari su come si evolverà la tecnologia, ovvero in una direzione specifica in cui, probabilmente, utilizzeremo sempre meno le mani e molto più gli occhi. La fase di transizione è appena cominciata.

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