Oggi, si celebra la Giornata Mondiale della Terra (conosciuta a livello internazionale come Earth Day), l’evento che da cinquanta tre anni mobilita milioni di cittadini da tutto il mondo con lo scopo di celebrare il nostro pianeta promuovendone la salvaguardia tramite dibattiti, incontri e iniziative provenienti anche dal mondo della moda. Negli ultimi anni infatti, la fashion industry ha deciso di investire sempre di più nella sostenibilità, attraverso capsule collection realizzate ad hoc e collezioni sempre più green. Scopriamo i casi più interessanti. 

Dal Fast Fashion agli specialisti

Il concetto di sostenibilità è, fortunatamente, entrato ormai in modo omogeneo in tutto il settore, impegnando sia i grandi colossi del fast fashion che i marchi più rinomati. Pensiamo ad esempio a quanto fatto da Zara, catena d’abbigliamento che ha stretto una collaborazione con Circ, azienda con sede negli Stati Uniti nota per sviluppare tecnologie per riciclare i rifiuti tessili in nuove fibre. Il colosso spagnolo ha infattii da poco rilasciato una speciale collezione di capi in lyocell e poliestere creati rispettivamente con il 50% e 43% di scarti tessili riciclati. Ma l’aspetto più interessante oltre il doveroso impegno dei grandi marchi e catene è il proliferarsi di designer e griffe specializzate in moda green. Nell’ultimo periodo in tal senso si sta parlando molto di Pangaia, brand sostenibile che poco meno di un mese ha ha presentato il primo abito d’abbigliamento interamente in Mirum, nuovo materiale di natura vegetale che sostituisce a tutti gli effetti la pelle senza utilizzare però la plastica.

Tanti i progetti di rilievo 

Molto interessante inoltre quanto fatto da alcune case di moda come Malo che, per l’occasione, ha avviato una partnership con la rinomatissima Treedom, piantando la bellezza di 1000 alberi in diverse aree del mondo avviando una foresta in grado di assorbire nel tempo ben trecento sessanta tonnellate metriche di anidride carbonica. Si è mossa in maniera diversa ma ugualmente funzionale invece il brand di gioielli Thais Bernardes, il quale attraverso la collection Cipò ha proposto delle creazioni confezionate con l’ausilio di materiali provenienti da filiere etiche, con una parte di ricavi da destinare ai nativi dell’Amazzonia.

giornata mondiale terra 2023 moda sostenibile | Life&People Magazine

Ma non è tutto. Nelle scorse ore infatti è stato presentato il manifesto del progetto Moda responsabile, arrivato a 10 anni dalla tragedia del Rana Plaza a Savar, sub distretto di Dacca (Bangladash) in cui è crollato un edificio che ospitava migliaia di lavoratori impegnati a cucire e confezionare i capi destinati al fast fashion. Il manifesto, come spiegato dagli stessi firmatari, serve per ribadire in qualsiasi modo possibile la necessità urgente di un cambiamento dell’industria della moda nei riguardi del pianeta e delle persone, ponendo l’accento dunque non solo sulla sostenibilità ambientale ma anche sociale. Non a caso sono quattro i principi su si basa il Movimento Moda responsabile, riassumibili in quattro punti in cui i due aspetti appena citati confluiscono: ricerca della qualità, creazione di valore sociale, etica e responsabilità sociale oltre che chiaramente il rispetto per l’ambiente.

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Perché la Giornata della terra si celebra il 22 aprile?

Era il 22 aprile 1970 quando il senatore statunitense Gaylord Nelson, a un anno dall’incidente che provocò una fuoriuscita di petrolio in California, organizza la prima grande manifestazione per sensibilizzare i cittadini americani alle tematiche ambientali, sottolineando la necessità di conservare le risorse naturali. Da allora la Giornata mondiale della Terra coinvolge fino a un miliardo di persone nei 193 Paesi Onu. Il tema di quest’anno è “Investi nel nostro pianeta” perché, come spiega gli organizzatori di Earthday.org, “Investire in un’economia verde è l’unica via per un futuro sano, prospero ed equo”. Un tassello fondamentale di un processo molto lungo che avrà come obiettivo quello di porre sempre più attenzione alla salvaguardia della nostra Terra, purtroppo sempre più in pericolo.

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