Simbologie e tradizioni radicate, pranzi in famiglia e scampagnate con gli amici, festività cristiana e riti popolari: la settimana Santa racchiude un crogiuolo di rimandi ad una cultura ricca di sfaccettature. Protagoniste del periodo pasquale sono le tavole imbandite che rimandano ad una lunga tradizione religiosa, cristiana, ebraica, e pagana, vestita di simboli e significati. Vero mix di culture, il cibo a Pasqua viene considerato simbolo di rinascita; ogni piatto tipico ha il suo rimando, ogni usanza tramandata di generazione in generazione la sua influenza. Significati profondamente intersecati nella resurrezione e nella rinascita.
Simboli di Pasqua, tra cristianesimo e riti pagani
Il mar Mediterraneo da secoli è crocevia di popoli, religioni e tradizioni diverse che, contaminandosi, hanno dato il loro lascito, la nostra cultura. Dall’intersezione di mondi e modi diversi, con il tempo, abbiamo costruito la nostra storia, i nostri riti e la nostra tradizione religiosa e pagana. Tra le tante festività tramandate e conservate, nella settimana Santa le tavole di tutte le famiglie sono imbandite di pietanze dolci e salate, con rimandi a simbologie non sempre evidenti.
Con il passare del tempo, i piatti tipici della settimana pasquale sono stati tramandati dai genitori ai figli e dai nonni ai nipoti subendo, talvolta, influenze e intersezioni. Conoscere una tradizione e tramandarla ai posteri non significa solo farla ricordare e imprimerla nella propria memoria e in quella collettiva. Conoscere un rito significa anche scandagliarlo, acquisirne consapevolezza, comprendere tutti i significati più profondi della Resurrezione, secondo la religione cristiana, e della rinascita, legato alle credenze pagane. Lo scambio delle uova di cioccolato è un’usanza abbastanza recente. Al cioccolato fondente o al latte, al pistacchio o al cioccolato bianco, l’uovo di Pasqua è una gioia per grandi e bambini. Tuttavia, scambiare e dipingere le uova vere è una tradizione molto più antica che risale, addirittura, all’epoca medievale. Le uova rappresentano la nuova vita, il prodigio della rinascita. Ancora oggi, il sabato Santo molti bambini si divertono a dipingere le uova sode con i genitori, i nonni o gli amici.
Origine dei piatti tipici pasquali
Nelle tavole pasquali non può mancare un altro elemento intriso di simbolismo: il pane. Spezzando il pane si rievoca il significato dell’ultima cena. Da questo gesto di profonda religiosità, in tutte le parti d’Italia si preparano diverse varietà di pane, a volte anche conditi con uova e spinaci; a volte anche pani dolci. Ogni ricetta ha la sua storia, ogni ingrediente un preciso significato. Sua maestà, la pastiera, ne è, probabilmente, l’esempio più emblematico. Secondo la leggenda, il dolce tipico della cultura partenopea pare ideato da una suora che ambiva a creare un dolce che racchiudesse, in un perfetto compendio, tutte le simbologie del periodo pasquale.
Ma si racconta anche un’altra storia che affonda le sue radici nel mito
Al tempo dei greci o dei romani, si narra che la sirena Partenope avesse scelto di vivere nel Golfo di Napoli. Dal quel posto meraviglioso, i cittadini udivano e gioivano del suono melodioso della sua voce. Per ringraziarla di tali prodigi, decisero di celebrare un culto durante il quale le portavano sette doni: farina, ricotta, uova, grano, fiori d’arancio, spezie e zucchero. Nessun ingrediente era lasciato al caso, ognuno aveva un significato ben preciso. La farina, per esempio, rappresentava la ricchezza; i fiori d’arancio l’essenza della terra campana; lo zucchero simboleggiava il canto della sirena.
La domenica Santa non può mancare l’emblema della festività: la colomba. Inizialmente, il dolce era diffuso soprattutto al Nord del Paese ma, con il tempo, l’usanza di consumare la colomba si è radicata anche nel Mezzogiorno. Le sue origini pare siano legate alla città di Pavia; durante l’assedio dei Longobardi e la conquista della città, i cittadini di Pavia donarono agli invasori un dolce a forma di colomba. Sempre Pavia è la protagonista di un altro fatto che la rende regina del dolce pasquale. Si narra che San Colombano giunse a Pavia, con al seguito pellegrini irlandesi durante la Quaresima. La regina Teodolinda, da buona signora, prepara un banchetto a base di carne, ma riceve un rifiuto dai pellegrini perché nel periodo quaresimale non potevano consumarne. San Colombano, allora, benedisse le carni trasformandole in colombe di pane.