Molto di più di un semplice giocattolo, Barbie è il simbolo di un’epoca, la realizzazione plastica di un ben preciso ideale di femminilità. Barbie è la donna che tutte hanno sognato di diventare da bambine e dalla quale tutte si sentono oppresse diventate adulte, la storia della bambola più venduta al mondo vanta sessant’anni di onorata carriera. È la bambola per eccellenza, la più famosa e conosciuta a livello globale, in grado di attraversare generazioni e tendenze diverse, senza mai stancare. Capelli biondi, corpo sinuoso, make-up impeccabile, abiti alla moda e sempre distinti, Barbie ha saputo leggere le epoche ed evolversi diventando anche simbolo di inclusività, riuscendo a conquistare l’apprezzamento dei bambini, e non solo, di tutto il mondo.

Barbie, come nasce la prima bambola adulta

Ha da poco compito 64 anni (era il 9 marzo 1956 quando fu messa in commercio per la prima volta) e non è mai passata di moda, lei, la bambola che non c’era, ha rivoluzionato il mercato dei giocattoli. Fino alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, le bambole erano tutte bambine, le loro fattezze infantili permettevano alle vere infanti di iniziare a prepararsi al ruolo di madre. L’unica eccezione era tale Bild Lilli, procace bambolotta tedesca ispirata a un fumetto in voga nel paese. E fu proprio a Lilli che si ispirò Ruth Handler, l’inventrice della Barbie, moglie del magnate dei giocattoli Elliot Handler, fondatore di Mattel. L’ispirazione fu così palese che l’azienda produttrice di Bild Lilli fece causa a Mattel che, per tutta risposta, se la comprò pochi anni dopo.

Storia della Barbie | Life&People Magazine

Ma torniamo al 1959, anno in cui, alla fiera del giocattolo di New York, fu presentato il primo esemplare di Barbie Millicent Roberts, questo il nome completo di Barbie, in onore della figlia di Handler, Barbara. Una biondona (disponibile anche in versione mora) con la vita sottile e due gambe lunghissime sormontata da un viso perfetto, con tanto di make-up ispirato al famoso scatto di Erwin Blumenfeld. Venditori e addetti ai lavori reagirono con scetticismo, così i coniugi Mattel scavalcarono gli intermediari rivolgendosi direttamente a coloro che la Barbie avrebbe dovuto usarla: i bambini. La bambola approdò dunque in televisione, protagonista di uno spot trasmesso all’interno di The Mickey Mouse Club. Il successo fu immediato: Barbie vendette oltre 350mila esemplari in meno di un anno.

Da casalinga a Presidente: le mille vite di Barbie

Nel corso della sua lunga vita, Barbie ha interpretato variegati ruoli: dalla pin up degli anni ’60 si è passati, qualche decennio più in là, alla bionda Career Girl, alla Candidata Presidenziale, la veterinaria, astronauta, paleontologa, dottoressa, pittrice e chef. Professionista che, nel tempo libero, non si priva di un pigiama party con le amiche, il messaggio è chiaro e, alle bambine che la scelgono come giocattolo da portare a letto, Barbie insegna che da grandi potranno diventare qualsiasi donna, senza mai rovinare la folta messa in piega.

Storia della Barbie | Life&People MagazineEsemplare è la linea “Inspiring Women” dedicata alle donne passate alla storia, di cui Barbie riproduce abiti e fattezze. La collezione comprende, tra le altre, l’aviatrice pioniera Amelia Earhart e l’artista Frida Kahlo. Numerose anche le celebrità trasformate in Barbie, la prima fu la modella icona degli anni ’60 Twiggy, oggi nel novero rientrano Cher, Beyoncé e lo stilista Karl Lagerfeld. Barbie è finita persino dentro un’opera d’arte. Si tratta della serigrafia di Andy Warhol dedicata allo stilista BillyBoy, grande collezionista di bambole, autore dell’aforisma: “Barbie c’est moi”.

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Un’ideale irraggiungibile: Barbie al centro delle critiche odierne

Sessantadue anni dopo l’esordio newyorkese, il rosa di Barbie continua a riempire i negozi di giocattoli di tutto il mondo. Il suo fascino è pressoché immutato, perlomeno tra le bambine. Le adulte, invece, hanno assunto un atteggiamento decisamente meno accondiscendente nei confronti della bambola. Ad essere nel mirino, in particolare, il corpo di Barbie, reo di rappresentare un ideale irraggiungibile e decisamente irrealistico.

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Alta e magrissima ma con il seno abbondante: la figura di Barbie è più estrema di quella delle passerelle e riviste di moda, perché con la plastica anche l’impossibile diventa realtà. Così, a seguito di aspre e reiterate critiche da parte dei consumatori, nel 2009 Mattel ha avviato la produzione di una nuova Barbie, più simile alle donne reali. La linea prende il nome di “Barbie Fashionistas” e include sette diversi toni di pelle e 24 tagli di occhi, oltre a un’ampia varietà di corpi e la rappresentazione di disabilità fisiche come protesi e vitiligine. Forse, il motivo per cui Barbie piace così tanto, è proprio quel suo essere un sogno, qualcosa con cui giocare prima di tornare alla vita vera, dove diventare Presidente è quasi impossibile e la lunghezza delle gambe non raddoppia mai quella del busto.

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