Uomini e donne si spostano in maniera diversa. Ad avere la meglio, però, sulla mobilità è sempre la versione maschile che, il più delle volte, trascura le esigenze femminili. I diversi stili di vita tra uomini e donne influenzano le necessità di mobilità e purtroppo quelle delle donne vengono spesso lasciate indietro. Il motivo? Il punto di riferimento per questo settore resta l’uomo con i suoi bisogni, le sue preferenze e la sua fisicità. Lo sguardo della donna è assente perché la mobilità urbana è plasmata a misura d’uomo: è difficile da ammettere ma il sesso influenza gli spostamenti. Ce lo ricorda la gender mobility che evidenzia come è necessario abbracciare punti di vista differenti, compreso quello femminile, per realizzare un’urbanistica inclusiva.
Una mobilità a misura d’uomo
La mobilità oggi non si può definire inclusiva. La maggior parte dei riferimenti sono calibrati sull’uomo: dall’auto che è il simbolo indiscusso del centrismo maschile, ai trasporti, usati soprattutto dalle donne ma non pensati per chi trasporta buste della spesa, passeggini, carrozzine, bambini a seguito e magari persone disabili. Senza contare poi la sicurezza: sui mezzi e alle fermate, molte delle quali non prevedono illuminazione, banchine e videosorveglianza.
Tutti i mezzi pubblici sono organizzati per soddisfare un solo punto di vista. È la fisicità degli uomini che “detta le regole” nei trasporti, in quelli tradizionali e di micromobilità in sharing. I crash test automobilistici si effettuano quasi sempre con manichini maschili, le e-bike ed i monopattini elettrici sono alti e pesanti, molto più inclini ad un uso da uomo. Le donne si sentono, in effetti, poco adatte e poco sicure a spostarsi su questi mezzi. Basterebbe davvero poco per cambiare le cose, ma il cortocircuito sta in cima. Si pensa e si agisce secondo le logiche maschili senza valutare una riorganizzazione ed un miglioramento che garantisca la parità di genere.
La mobilità del futuro, di cosa ha bisogno
Ma tutto questo quanto potrà andare avanti? Si parla di mobilità del futuro, inclusiva e sostenibile ma come si può pensare di arrivare a tale traguardo se al momento l’organizzazione degli spostamenti non riesce a soddisfare in modo eguale le diverse esigenze della popolazione? Se si continuano a ignorare i bisogni femminili, la mobilità non potrà evolversi in quanto continuerà ad essere poco accessibile alle donne e dunque poco inclusiva, e non del tutto sostenibile. Le nuove forme di mobilità rimarranno appannaggio degli uomini, costringendo le donne ad usare ancora i mezzi tradizionali e più inquinanti. Ecco allora che l’inclusività di genere deve essere uno dei nuovi capisaldi utili per ripensare il mondo dei motori ma anche delle città per rendere lo spazio pubblico, una volta per tutti, democratico. Solo così donne, bambini e anziani potranno vivere in città in modo sicuro ma anche comodo, senza disuguaglianze sociali e di genere.
La gender mobility alla base delle nuove città
Ripensare le città attraverso la prospettiva delle persone. È questo il vero “segreto” per rendere gli spazi urbani vivibili e anche sostenibili di fronte all’emergenza climatica. Un imperativo che richiede di mettere da parte, una volta per tutte, l’occhio maschile e delle auto. Un nuovo sistema di mobilità, che sia a zero emissioni e paritario, non può più ignorare le diverse modalità di spostamento. La gender mobility, dunque, dovrà essere uno dei punti di riferimento nella nuova organizzazione delle città che dovrà garantire non solo sicurezza e accessibilità ma anche armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro. Cambiare il sistema di riferimento, come in alcune zone dell’Europa sta già accadendo, permette di riscrivere le cose. Portare lo sguardo femminile nell’organizzazione urbanistica consente di attuare una vera rivoluzione nelle città.
Un esempio ci arriva da quella che è stata definita la città europea più “amica delle donne”: Vienna. Qui la mobilità sostenibile ed inclusiva non è un sogno, ma realtà. La rete del trasporto pubblico è accessibile alle sedie a rotelle, come anche a carrozzine e passeggini, e lo stesso vale per le salite e le discese dai bus, l’illuminazione non manca mai, migliorata nelle zone critiche della città e gli attraversamenti sono sicuri. E’ da qui che bisogna ripartire per consentire ai manager della mobilità di riscrivere le logiche della pianificazione cittadina e dare modo a tutti di vivere lo spazio urbano.
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