Intuizioni, colpi di genio, débâcle, speranza, successo. La storia del marchio BMW è semplicemente incredibile. Nata in pieno periodo di guerra, il percorso della Casa dell’Elica è costellato da genialità imprenditoriali, potenza di visione ma anche tanti, tantissimi fallimenti. Oggi però l’automobile più accattivante presente sul mercato conserva uno status symbol unico nel proprio genere, complice un vissuto senza precedenti e la forza di saper rinascere dalle sue stesse ceneri.
Un capolavoro del Novecento
La BMW, acronimo di Bayerische Motoren Werke (traducibile come “Fabbrica bavarese di Motori”), nasce nel 1917 in Baviera per uno scopo estremamente diverso rispetto a quello per cui poi è diventata famosa in tutto il mondo. Durante il primo conflitto bellico l’azienda di fatto rileva la fallita Rapp Motorenwerke GmbH e si prefissa uno scopo molto importante, quello di inventare un motore per aerei da caccia per battere la concorrenza di Daimler. Detto, fatto. Con un brevetto lampo l’azienda diventa un punto di riferimento fondamentale per l’esercito, il quale può contare su delle costruzioni per l’epoca avanguardiste.
Ma con la fine della guerra, terminata come sappiamo con la grande débâcle tedesca, le cose cambiano. Il trattato di pace di Versailles, siglato ad agosto del 1919, proibisce infatti alla Germania di poter costruire motori destinati all’aeronautica, fattore che porta la BMW ad attraversare un primo momento di crisi prontamente risolto. La fabbrica infatti comincia con grande audacia a produrre freni e motori integrati per i convogli ferroviari, ottenendo un riscontro talmente positivo da spingere la società Knorr-Bremse AG di Berlino ad acquisire la maggioranza di BMW nel 1920 spostandosi a Monaco di Baviera. Sarà solo l’inizio di un percorso incredibile.
L’intuizione di Castiglioni
La storia del marchio BMW cambia non a caso radicalmente nel 1922, anno in cui uno dei principali azionisti della Knorr-Bremse AG, Camillo Castiglioni, rileva interamente l’azienda, avviando dopo alcuni esperimenti sulle due ruote la produzione anche nel settore automobilistico. Tuttavia il manager e il suo team per evitare di partire da zero decide di acquisire l’azienda Dixi, al tempo rimasta schiacciata dalla crisi post bellica. Nelle battute iniziali non c’era l’intenzione di compiere rivoluzioni estreme. In questa primissima fase infatti i neo acquirenti scelgono di testare l’efficacia commerciale di una piccola vettura, la Dixi Da1, in modo da studiare nel modo più meticoloso possibile il debutto di BMW anche su un mezzo a quattro ruote. Da qui nascerà allora la BMW 3/15, macchina che non era altro che lo stesso modello Dixi ma con un’altra denominazione che, in seguito, sarebbe mutata in 3/20.
Dopo aver resistito stoicamente alle conseguenze della crisi del 29′, nel 1933 grazie all’approdo di Fritz Fiedler, responsabile del settore tecnico, l’azienda si concentra sulla produzione del primo motore a sei cilindri e del primo modello di classe superiore (la 303). Più avanti, con altri modelli come la 320 o il 326, BMW inizia a fare davvero paura, diventando un grande competitor di un’altra eccellenza tedesca, la Mercedes-Benz. Ma la pagina più triste della storia del mondo stava per prendere il sopravvento.
La seconda guerra Mondiale e la nuova crisi
Come prevedibile durante la Seconda Guerra Mondiale la BMW partecipa attivamente al conflitto, tornando alla produzione di motori destinati agli aerei. Saranno anni di estrema difficoltà per la casa, la quale verrà privata dello stabilimento di Eisenach (distrutto) e di altre piccole sedi dislocate fondamentali per le linee di montaggio. Dal 1945, una volta terminata la sanguinosa disputa, si apre un lacerante momento di crisi. I pochi impianti superstiti dovettero infatti subire obbligatoriamente una riconversione ed essere destinati a fini civili (un modo questo per scoraggiare quanto più possibile un eventuale riarmo delle truppe). Senza soldi, senza macchinari, far ripartire la produzione di automobili risultava dunque oltremodo ostico.
Poche, se non pochissime, le “armi” in possesso della casa tedesca che, piano piano, riesce a ripartire sfruttando la vendita delle motociclette (grande business nell’immediato dopoguerra) e sfruttando gli introiti dello stabilimento di Allarch, affittato alle truppe americane. Due fattori che concedono ala BMW di tentare un rilancio, arrivato però a singhiozzo. Negli anni cinquanta infatti, a progetti validi e accolti con discreto successo come la Isetta seguirono grandi flop come le costose 501 e la 502.
La svolta e il rilancio
La prima scossa in positivo si registra nel 1957, anno della 700, una BMW di piccole dimensioni che si fa spazio grazie a un prezzo concorrenziale adatto a dare solidità alle finanze della casa tedesca, comunque considerate troppo instabili. È questo il momento della svolta. Herbert Quandt, azionista dell’azienda, intuisce le potenzialità di BMW ampliando la sua partecipazione fino a diventare il principale azionista. Sarà proprio grazie a lui e alla sua dinastia che comincerà l’ascesa totale della casa automobilistica.
L’auto simbolo del rilancio è la BMW 1500, il primo modello della serie Neue Klasse che riporta la vettura alla sua estetica e filosofia degli anni trenta, elegante e sensuale. Il capolavoro verrà completato nel 1966, quando la Casa dell’Elica rileva il marchio tedesco Glas, azienda che vendeva auto di fascia bassa e media. Il primo modello progettato dopo acquisizione fu la 1600 GT, una coupé dal prezzo medio-basso venduta con marchio BMW e consistente in una riedizione delle precedenti Glas 1300 e 1700 GT, dotata però di un motore BMW. La versione più conosciuta, la Glas V8, è considerata dagli appassionati l’antenata della serie E9, la prima vera coupé di lusso progettata in modo integrale dalla Casa dell’Elica e lanciata sul mercato nel 1968 con la sua versione berlina, la E3.
Storia del marchio BMW: i modelli più famosi
Dopo il colpo segnato da Quandt (la famiglia dell’imprenditore è ancora oggi la proprietaria dell’azienda) la BMW non si fermerà più, stupendo il mondo con modelli sempre più innovativi, accattivanti e di grande impatto tecnologico: Nel 1972 esce dalle fabbriche la serie 5, nel 1978 a seguito di una brusca crisi del settore petrolifero che rallenta la macchina produttiva viene lanciato invece il modello M1, sospinto da un poderoso 6 cilindri.
Tutti gli anni Ottanta saranno invece segnati da un lavoro certosino sulle caratteristiche e sulle potenze del motore (il 1983 sarà non a caso l’annata in cui la BMW presenterà il primo). Nasceranno dunque auto iconiche come la M3 la Z1 e la prima generazione della serie 8. Nell’ultima decade del millennio la Casa fu la prima azienda al mondo a captare le possibilità della trazione elettrica, presentando al Salone di Francoforte la prima E1. Seguiranno quindi anni di gloria ed espansione. Tutti resteranno sbalorditi dalla potenza e dalle intuizioni di una vettura in grado di trasformarsi in un vero e proprio status symbol, ponendo tutta la sua forza proprio sulla sua storia, sul suo vissuto e sulla voglia di reinventarsi. Proprio come una fenice.
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