Le microplastiche arrivano nel cibo e nell’acqua del rubinetto e in bottiglia. Una avvisaglia paventata da tempo e che ora è confermata dagli studi raccolti in un report dell’Istituto Superiore di Sanità. La plastica, dunque, non minaccia solo l’ambiente arrivando nei fiumi, nei mari e nel sottosuolo. Essa arriva fino alla catena alimentare e finisce sulle nostre tavole e nei nostri piatti andando ad impattare sulla sicurezza e sulla qualità dei cibi che ogni giorno consumiamo. Ancora non è chiaro se queste sostanze siano o meno nocive per la salute e in che quantità. I dati relativi alla tossicità delle microplastiche” sono ancora troppo pochi spiegano gli esperti e non ci sono correlazioni ed evidenze certe.

Cosa sono le microplastiche

Le microplastiche sono piccolissimi frammenti di materiale plastico non degradabile che per loro dimensioni (inferiori ai 5 mm) sono quasi impercettibili ma molto pericolosi. Oltre a minacciare da tempo l’ambiente, principali responsabili dell’inquinamento degli oceani, oggi lo fanno anche con l’alimentazione umana. Questi materiali inquinanti grazie alle minime dimensioni evadono i sistemi di filtrazione dell’acqua che non li rilevano e così finiscono negli oceani ed in altri bacini idrici. Per il cibo, invece, la contaminazione della catena alimentare avviene in seguito all’uso di imballaggi, confezioni alimentari, bottiglie, utensili di plastica, tessuti sintetici e molto altro.

Sono pericolose per la salute?

Davanti a queste evidenze, la principale domanda che ci si è pone è: le microplastiche sono pericolose per la salute? Come anticipato, i dati sono minimi e incerti. Gli effetti di queste sostanze sulla nostra salute sono ancora tutti da indagare. Le ipotesi sui potenziali danni al momento sono due: per meccanismo diretto o indiretto. Quelle relative il primo caso prospettano uno scenario molto preoccupante descrivendo le microplastiche come un vero rischio sanitario. Entrate in contatto con il nostro organismo attraverso il cibo, sarebbero la causa non solo di irritazioni e infiammazioni del tratto gastrointestinale ma andrebbero addirittura a compromettere la risposta del sistema immunitario. Si ipotizza, infatti, che i frammenti di plastica potrebbero accumularsi nei fagociti, le cellule che si occupano proprio di distruggere gli elementi estranei per proteggere il corpo, causando così un danno enorme. Nel caso in cui si verificasse un fenomeno di danno indiretto, invece, il nostro organismo potrebbe essere contaminato dal rilascio di alcuni additivi molto pericolosi come PBDE, ftalati, biossido di titanio e coloranti al piombo, esito della degradazione delle sostanze in plastica portando anche all’assorbimento di altri elementi contaminanti come metalli pesanti, pesticidi e POPs. Un meccanismo che, secondo gli studiosi, potrebbe instaurarsi come conseguenza diretta dell’idrofobia, la caratteristica delle microplastiche a non assorbire l’acqua che porta i frammenti a sviluppare pellicole esterne di microorganismi a lungo resistenti.

Microplastiche a tavola: cosa si può fare

È evidente che le informazioni sulle microplastiche nel cibo ed i loro effetti negativi sulla salute sono ancora scarse e frammentarie e per questo è necessario effettuare ulteriori studi e ricerche. L’appello a fare di più parte proprio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che sottolinea che oggi più che mai abbiamo “urgente bisogno di sapere sul loro impatto sulla salute”. Resta evidente che diminuire l’uso della plastica è un imperativo che non può più essere ignorato. Sappiamo bene che il pianeta è già sommerso da questi materiali dannosi e ora lo sono anche il cibo e l’acqua. Ecco allora che il fenomeno va attenzionato e studiato nei minimi dettagli, senza trascurare l’evoluzione e la dimensione di queste minuscole ma spaventose sostanze che minacciano la nostra esistenza. La politica comunitaria europea sta lavorando molto a favore della sostenibilità, in tutti gli ambiti della vita, promuovendo processi circolari; nei confronti della plastica sta conducendo una lotta ferrea. Ha già messo al bando quella monouso per ridurre al netto gli sprechi ed i rifiuti accentuati dalla logica dell’usa e getta, per instaurare pratiche di riciclo e di riuso abbattendo così drasticamente la quantità di rifiuti in plastica che finisce nei mari.

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