Solo il 3% degli italiani osa uscire di casa la mattina senza prima aver bevuto almeno un caffè; il restante 97% proprio non può farne a meno. Ma qual è la storia della bevanda più amata e consumata nel Bel Paese? E quali sono i benefici della caffeina? Contrariamente a quanto potremmo pensare, il caffè non ha nulla di italiano. Le sue origini sono incerte, ma sicuramente antichissime. Destinato fin dalla sua scoperta a stravolgere gli equilibri dell’economia mondiale, ad oggi, a livello globale, se ne consumano 2,25 miliardi di tazzine quotidianamente. Si attesta come suo più grande produttore il Brasile, ma nemmeno lui sembra essere il Paese dal quale il caffè proviene.

Etiopia, 700 d. C.: un’antica leggenda narra che proprio qui, in prossimità dell’altopiano abissino, un pastore di nome Kaldi sia stato il primo a notare le magiche proprietà di alcuni chicchi provenienti dalle foreste. Dopo aver visto le sue capre mangiare quelle strane bacche rosse, lui stesso raccontò di averle spiate mentre danzavano e trascorrevano la notte insonni. Allarmato, decise di portare i chicchi in un monastero lì vicino e, neanche a dirlo, un abate ne ricavò una bevanda destinata a tenerlo sveglio durante le preghiere serali.
Dall’Etiopia il caffè si diffuse ben presto anche in tutto il Medio Oriente e nella Penisola arabica,
ma una versione alternativa del mito narra che l’abate, disapprovando l’intuizione di Kaldi, in un momento di rabbia abbia gettato i chicchi nel fuoco: nell’aria si sprigionò il profumo di quello che noi oggi conosciamo come
caffè tostato. La storia del pastore di pecore e dell’abate potrebbe anche essere frutto di un’invenzione, ma una
certezza storica c’è: il caffè nacque effettivamente in
Etiopia e, in brevissimo tempo, il suo commercio attraversò la regione del Mar Rosso per giungere, nel XV secolo, al porto di
Mokha, in
Yemen.
Lì, uno studioso di fede musulmana notò che, facendo bollire i chicchi, si poteva ottenere una bevanda dal colore marrone e dall’aroma inconfondibile, utilissima per rimanere sveglio – come l’abate cristiano di qualche secolo prima – durante le preghiere serali. I contadini yemeniti iniziarono dunque a coltivare il caffè e a offrirlo a pellegrini e mercanti che, con grande entusiasmo, lo fecero approdare in Asia e in Europa.
A distanza di secoli, è la bevanda più consumata al mondo; ma quali sono i benefici della caffeina?
Come la storia dell’abate e dello yemenita racconta, sicuramente il caffè aiuta a mantenere la concentrazione e a preservare energia; ma c’è molto di più. Secondo uno studio condotto, assumerne fino a 4-5 tazzine al giorno aiuta a ridurre l’insorgenza di malattie croniche e di tumori (discorso diverso per le donne in gravidanza o in allattamento, per le quali il numero di tazzine quotidiane consigliate scende a 2). I ricercatori delle università di Singapore e di Harvard confermano, evidenziando come la caffeina sia naturalmente ricca di antiossidanti e sia in grado di stimolare adeguatamente, se assunta in quantità ragionevoli, il sistema nervoso centrale.
Svolge anche una funzione analgesica, che può supportare positivamente l’effetto degli antidolorifici. Per quanto riguarda invece le malattie neurodegenerative, l’unica sulla quale la caffeina sembrerebbe avere risvolti positivi è la malattia di Parkinson. Come sostenuto da uno studio cinese al momento non sembrano rilevarsi effetti benefici per quanto riguarda l’Alzheimer e le altre forme di demenza senile.
Qual è invece l’effetto della caffeina sulla salute cardiovascolare?
Anche in questo caso, se assunta rispettando le indicazioni dei medici e dei ricercatori, ha come benefici evidenti quello di proteggere dall’ipertensione i suoi consumatori, tenere sotto controllo i livelli di colesterolo ed evitare l’incidenza del diabete di tipo 2. Forse è anche grazie alla cultura del caffè che l’Italia si colloca tra i Peasi più longevi al mondo.