La logomania si conferma tendenza moda imperante del 2021, purché rivisitata in versione 2.0. Si apre una nuova era del fashion, che prevede un baratto di loghi e di codici tra marchi diversi. Una nuova epoca della moda all’insegna della collaborazione, meno convenzionale, che si articola tra loghi iconici e motivi monogram senza tempo.

Logomania tendenza moda 2021 Life&People Magazine LifeandPeople.it

Si afferma nel 2021 la logomania come tendenza moda principale, a discapito dell’egomania.

Quest’ultima passa profondamente di moda mentre lo spirito del fashion si nutre della bellezza dei concetti di coooperazione, di collaborazione. Si tratta di un’inedita unione, tra varie griffe e stilisti, che delinea in maniera innovativa la propria essenza; una nuova identità che si autocelebra e diventa ambasciatrice di se stessa. Gucci e Balenciaga, ad esempio, per questa primavera, hanno emulato a vicenda le collezioni l’uno dell’altra. La mission proposta dai due brand è quella di smembrare il concetto di genere, di convenzione sociale e, addirittura, di branding. Un messaggio tangibile nella dislocazione casuale di elementi streetwear all’interno dell’alta moda.

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Aria: la collezione nata dalla partnership tra Alessandro Michele e Demna Gvasalia, porta in passerella uno scambio reciproco di codici e di loghi.

Le due maison invertono i codici della propria brand identity per accogliere, altresì, quelli dell’altro marchio. Un 2021, così per dire, “hackerato” che anticipa una moda che si diffonderà a macchia d’olio nel 2022. In tal modo, l’esplicitazione visiva e audace di quelle che in gergo tecnico vengono definite “collab” assume la forma di un’ottica equilibrata tra dare e ricevere. In tal senso, un esempio emblematico, è rappresentato dalla borsa Balenciaga Hourglass che presenta le stampe monogram Gucci. Il modello è la perfetta combinazione tra le due differenti essenze dei marchi, e simboleggia idealmente la nuova e rivoluzionaria tendenza moda.

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Il genio artistico di Virgil Abloh, -da poco venuto a mancare-, aveva profetizzato, in tal senso, la visione di una moda messaggera di un amorevole collaborazione.

Egli riteneva che, allo stesso modo in cui la vita consiste fondamentalmente in un reciproco aiutarsi tra persone, anche l’essenza dell’arte viene fuorviata quando propaga l’idea di se stessa come la storia di amore solitario. Il coinvolgimento di persone, idee, affetti, rappresenta il nutrimento primario tanto dell’arte, quanto della moda. Ossia, quel fenomeno che non tiene niente per sé, bensì riscrive i suoi codici a partire dalla costituzione identitaria della propria natura. Tornano, così, i loghi come ereditieri, un po’ degenerati, di un’era fashionista, che vede l’apice del suo successo tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90. La logomania tout court era stata abolita, in realtà, in corrispondenza dell’inizio della pandemia; un rifiuto che avviene in favore di un giustificabile desiderio di sobrietà, che caratterizza le coscienze collettive che vivono un particolare momento storico.

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Motivo per il quale il fenomeno “logomaniaco” viene ribattezzato in una versione più contemporanea e collettiva, ossia in versione 2.0.

Quest’ultimo termine trova un proprio antesignano nella collaborazione che Louis Vitton intraprende nel 2017 con Supreme, per una collezione intrisa di loghi. Anche nel 2010, Vetements e Moschino prendono già in prestito il design del marchio da altre aziende, non necessariamente appartenenti al mondo del fashion, nell’ottica di una critica del consumismo. In questo senso, si fanno spazio le t-shirt Vetements DHL, o gli accessori logati M firmati Moschino, ispirati a McDonald’s. La collab tra Telfar e Ugg ha procurato un aumento del 200% per la domanda di entrambi i brand. Come anche la fusione Gucci e Balenciaga ha riscosso un successo sul web search pari a cinquemila ricerche quotidiane su Lyst, nelle settimane successive al debutto.

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La collaborazione Gucci x the North Face, piena zeppa di zaini, piumini e gonne trapuntate, si rivela un successo altrettanto sconvolgente.

Fendi x Skins, invece, lancia una capsule collection firmata e indossata da Kim Kardashian, che comprende lingerie e shapewearr, costumi da bagno e tute sportive. Fendi, con Fendace, la sfilata di Fendi + Versace, non si ferma ad una limited edition, bensì disegna un’intera collezione per Donatella Versace; quest’ultima fa lo stesso per Silvia Venturini Fendi. Attutata così, ad esempio, una rivisitazione moderna del logo Versace degli anni ‘80 che, in luogo dei motivi della mitologia classica, presenta la doppia F. Secondo il mondo dei social, le quattro tendenze vincitrici del 2021 si rivelano essere il passamontagna, le fantasie rigate, le trasparenze e il monogram che guadagna il 53% dei voti per il popolo di Instagram.

 Life&People Magazine LifeandPeople.itDegno di nota, infine, è l’abito crypto-cputure creato da Oscar De La Renta per Matrix Resurrection; una pioggia digitale di loghi ricamati della maision, che richiamano alcuni capitoli della saga. L’unione e la celebrazione reciproca dei marchi tra di loro indica l’inizio dell’era delle aziende al quadrato. L’epoca dei marchi che non combinano soltanto la propria materia pura, ma che trovano, altresì, una più ricca bellezza nella condivisione e nello scambio vicendevole.

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