Sotto il cielo terso di Londra, sfila la collezione primavera estate 2022 di Alexander Mcqueen. Sull’ultimo piano di un parcheggio a Wapping, London East, all’interno di una gigantesca cupola trasparente. Attraverso il vetro, la struttura si vede circondata da una panoramica completa sulla metropoli. Il grigiore metallizzato dei grattacieli londinesi e le nubi cumuliformi costituiscono, allo stesso tempo, la scenografia e l’ispirazione stessa della sfilata. Dopo un decennio di sfilate a Parigi, ecco finalmente l’agognato ritorno a Londra, terra madre della casa di moda britannica.

Alexander McQueen collezione primavera estate 2022 Life&People Magazine LifeandPeople.it

L’intuizione all’origine della sfilata McQueen Primavera Estate 2022 trova la sua essenza nell’osservazione del cielo.

Un gesto, a detta della direttrice creativa del marchio, Sarah Burton, immediato e costante da parte dell’uomo. Anche quando si trova sulle rive più fangose del Tamigi, lo sguardo della stilista è teso verso il cielo. Che esso sia piovoso, terso, soleggiato o tempestoso, immagina a guardarlo una donna cacciatrice di tempeste. Una donna che non è a conoscenza di quello che la giornata porterà ed è, in ogni caso, coraggiosa e pronta per affrontarla. Una donna che, insegue le tempeste e che si abbandona alla forza della natura. Un concetto in cui il senso della parola tempesta non si limita alla bellezza del panorama, ma si estende all’idea più grande del mistero e dell’eccitazione.

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Le modelle arrivano sulla passerella, circolare e in legno di pino, uscendo fuori da una scala nascosta sotto il suolo. Il sottofondo musicale è tessuto dai suoni scenici di una lunga tempesta marina. Risuona poi, all’interno della struttura del set, progettata dall’architetto cileno Smilijan Radic, un’installazione sonora di John Gosling. Quest’ultima si adagia sui brani “Safe from harm” dei Massive Attack e “Yestarday faded” di Daniel Avery.

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La collezione SS 2022 esibisce anche una costruzione dell’ibrido, tra mondo artificiale e mondo naturale.

Fuori dai calendari della Fashion Week, la sfilata vuole richiamare l’attenzione del pubblico sul mondo che ci circonda, in cui viviamo ogni giorno, e dal quale trarre degli insegnamenti. L’ascolto e l’osservazione dell’ambiente sono importanti per riconoscerne i segnali. Per accorgersi attivamente, ad esempio, dei problemi generali del macrosistemi, come nel caso attuale del cambiamento climatico. E soprattutto per acquisire quel potere etico e quella sensibilità che induce l’uomo ad apprezzare e a valorizzare persone, eventi, posti. Questa attenzione rivolta all’altro, puo’ aprire gli occhi su una “magnificienza sempre mutevole e onnicomprensiva”.

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Un altro tipo di operazione di ibridazione, più nascosta e poetica, quasi mitologica, è quella che avviene durante l’incrocio genetico.

La stilista, all’interno della collezione, cattura il processo nell’esatto momento della metamorfosi, cioè della trasformazione dell’ibrido che viene al mondo. Questo significato è celato nei soprabiti: giacche dritte che sulla parte posteriore diventano trench o presentano un rigonfiamento a mo’ di mongolfiera; classiche camicie maschili con esuberanti maniche ottocentesche, il chiodo in pelle inserito all’interno di una gonna di tulle. Tailleur giacca pantalone in principe di Galles, dalla linea sartoriale squadrata, vedono l’inserimento di zip metalliche e di inserti in denim e in cuoio. Il cappotto Giano, doppiopetto e bi-fronte, sul retro si presenta in pietroso poly-faille. Sneakers o pesanti boots sotto outfit eleganti e scarpe prive di tacco ma dotate di una suola-leva alta 12 cm.

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Un casting sauvage quello sulla passerella di McQueen: un esercito di personaggi diversi, non soltanto modelle, ogni indossatrice ha un ruolo diverso.

Ragazze rasate dallo stile punk, indie, pin-up con frangette. La scelta riflette un concetto di moda vicina al pubblico, di una moda democratica che si rispecchia nel quotidiano. Appare a fianco a loro anche la Venera nera Naomi Campbell, in un abito-bustière privo di spalline con una giacca rigida grondante di cristalli. La prima modella indossa, invece, un cappotto doppiopetto tagliato da una profonda scollatura che esibisce il tatuaggio nero come un rampicante sul suo collo. Sugli innumerevoli abiti arricciati in faille e taffetà, le stampe dominanti raffigurano nuvole all’alba o al tramonto, cieli blu e nubi bianche che si fanno scure e turbolente, evocative della forza mutabile e imprevedibile della natura. La stampa aleggia su tessuti freschi e seducenti, ottenuti da filati in poliestere completamente riciclato.

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L’intera rappresentazione della sfilata sembra sia metereologicamente orchestrata.

Dal tiepido e lucente sole che fa da sfondo ai look iniziali, il cielo si fa scuro e minaccioso come a voler assecondare il nero degli oufit conclusivi, tempestati di pietre brillanti simili a gocce di pioggia che cadono da un cielo turbolento. Le classiche giacche McQueen, con power shoulders, sono abbinate a pantaloni in stile gambadilegno.

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Tra i total look più interessanti vi è il maxi chemisier tagliato in verticale, a mo’ di paracadute. Si tratta di una sihouette che sembra catturare in pieno le vibes di energia sprigionate dalle costruzioni circostanti della capitale londinese: Greenwick, la cattedrale di St. Paul e il nuovo grattacielo dello Shard. Il contrasto tra luce e ombra è, poi, ripreso dai vestiti longuette ricamati, ricoperti da schegge di paillettes, e dalle calze-stivali incrostate di brillanti. La consistenza eterea delle nuvole è trasportata su romantici e leggeri abiti istrice in tulle sfrangiato. La stilista Sarah Burton, al timone creativo della Maison dalla scomparsa del suo fondatore, mantiene una perfetta continuità dello stile e dei valori codici intrinseci al dna del marchio. Abiti senza tempo, ricchi di dettagli, evocativi di nostalgici mondi lontani ma sempre contemporanei. Sarah Burton afferma, infine, che l’inseguimento della misteriosa tempesta coincide anche con il sentirsi una cosa sola con il mondo naturale, che è molto più potente di noi.

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