Oggi vi porteremo a fare un viaggio nell’anima autentica di quello che è un simbolo del life style italiano. Lo Spritz infatti è sinonimo di aperitivo.

E pensare che fino all’inizio degli anni 2000 era bevuto invece solo nelle osterie venete e tutto era fuorchè il simbolo globalizzato e modaiolo attuale.

La fama odierna sta facendo perdere la memoria dell’origine spritz. Anzi, osiamo dire che a breve dimenticheremo la memoria dell’autentico, dal momento che tante e bizarre sono le varianti.

Spritz, la memoria

Sul far della sera, con gli amici, tutti lo degustiamo. Il suo boom è dovuto al colore, alla freschezza e alla leggerezza e a quella che si definisce “pronta beva” ma pochi sanno che la sua origine è nobile.

In origine lo spritz era sui tavolini eleganti dei saloni delle feste di Vienna, fra giri di valzer, atmosfera Mitteleuropea, dame raffinate ed eleganti soldati austro-ungarici.

Lì era arrivato dal Lombardo-Veneto ed era nato perchè i soldati austriaci non apprezzavano troppo i robusti vini veneti e friulani. Così per allegerirli chiedevano all’oste di “spruzzare”, spritzen in tedesco, acqua gassata per diluire.

Spritz come si fa

Come abbiamo accennato oggi sono infinite le varianti. Lo spritz originale austro ungarico non lo beve quasi più nessuno.

Così dopo avervi parlato delle tre regole fondamentali per preparare un vero spritz vi daremo la ricetta omologata dall’International Bartenders Association.

Tre regole sono le regole: in primis il vino bianco deve essere fermo e non frizzante. Assolutamente niente Prosecco, eccellente vino da bersi da solo.

Il bicchiere deve essere contenuto e non somigliare come dimensioni a una vasca. Per ultima cosa, ma non meno importante poco ghiaccio, non serve d’inverno e neanche d’estate infatti, dato che il vino deve essere fresco.

La ricetta omologata: 6 cl di prosecco, 4 cl di Aperol, una spruzzata di soda/seltz.

Per prepararlo mettete del ghiaccio in un calice di vino o un bicchiere old-fashioned e versate nell’ordine il vino, il bitter e infine l’acqua o il seltz. Guarnite con una fetta d’arancia.

All’origine della “spruzzata”

Il cocktail come abbiamo visto nasce nella metà dell’Ottocento, ma è solo agli albori del XX secolo che il Selz sostituisce l’acqua gassata. Questo avviene perchè il selz con la sua sapidità aggiunge un tono diverso, osiamo dire più ruffiano, nel bicchiere.

Poi c’è da aggiungere la bellezza degli eleganti sifoni in cristallo di Boemia che spruzzavano la soda nei raffinati saloni della Bella Epoque.

Gli stessi che fecero innamorare anche Luchino Visconti che ne volle a decine sui tavolini del set dell’hotel des Bains del Lido durante le riprese di Morte a Venezia.

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Da bevanda a cocktail

Fu la stessa Venezia a segnare la prima evoluzione verso il mito dello spritz.

Nel fervore dei salotti veneziani anni Venti, dove si passavano serate allegre per dimenticare la guerra, c’erano anche i fratelli Vittorio e Mario Pilla fondatori della distilleria “Fratelli Pilla & Co.

Distilleria che partorì il Select, l’aperitivo il cui nome secondo la leggenda fu dato da Gabriele D’Annunzio.

Col Select nasce lo Spritz cocktail. Nello stesso momento però a Padova viene battezzata anche la versione con quell’Aperol che tanto successo aveva avuto nel 1919 alla Fiera della città di Sant’Antonio. Nacque così l’Aperol spritz.

Il boom

Mai passato di moda nel Triveneto, nel resto dello stivale invece è esploso negli anni Settanta grazie all’Aperol che lo promosse come “Spritz veneziano” in una sua celebre campagna pubblicitaria che lo ha fatto ufficializzare nell’Iba (International Bartender Association).

Dopo un periodo di oblio è tornato di gran moda negli anni duemila grazie a un altro battage mediatico. Oggi è il simbolo dell’aperitivo italiano nel mondo e sta facendo impazzire anche gli americani nelle sue varianti più diffuse.

Aperol spritz vs Campari spritz

Ormai è dualismo e nei bar anche fra amici si discute su quale delle due versioni sia la più gradita.

Aperol spritz o Campari spritz?

Quella omologata è la prima, ma tanti preferiscono la variante milanese col Campari che sostanzialmente si differenzia dalla classica.

Il colore prima di tutto che con il Campari diventa rosso scuro mentre con l’Aperol è arancione. Il gusto dello spritz Campari è più amaro, ha il doppio della gradazione alcolica, un’intensità maggiore è meno versatile e si abbina meno bene.

Forse quindi, per rimettere le cose a posto, possiamo dire che fra i due litiganti il terzo gode dato che è lo spritz Select quello che ha originato questo cocktail.

Le mille varianti

Oggi lo spritz è diffuso in mille varianti che talvolta snaturano e confondono ma è doveroso fare una carrellata fra i più diffusi e i più curiosi.

Un vero rompicapo orientarsi. Il Bianchin, il Pirlo, lo Spruzzato, l’Hugo, etc… Cambiano i nomi e cambia la ricetta. Possiamo dire paese che vai, spritz che trovi!

A Brescia e dintorni si usa il vino bianco fermo e lo si chiama Pirlo. In Piemonte lo si serve con vermouth, selz e ghiaccio e lo si chiama Spruzzato. A Milano oltre al Campari spritz di beve il Bianchin fatto con vino bianco frizzante e bitter Campari.

A Udine si offre con il bianco fermo friulano o in alternativa con il vino rosso.

Poi c’è l’originale ottocentesco che oggi si beve solo in Friuli Venezia Giulia e in Alto Adige dove se dici spritz ti riferisci esclusivamente alla ricetta originale austriaca.

Non vi stupite quindi, se in un locale di Trieste, vi viene servito semplicemente del vino bianco con acqua frizzante. Sarebbe forse la prima volta che bevete il vero spritz.

Infine ci sono le varianti bizzarre.

La più diffusa è lo Spritz Hugo considerato una versione estiva dato che sostituisce al bitter un fresco sciroppo di sambuco.

Diffuso anche quello con l’amaro fra cui il Cynar e il Braulio che prendono il posto del bitter .

Le nuove mode si spingono anche oltre ed ecco che così spunta lo Spritz al melograno e addirittura quello col rosmarino, il rabarbaro, lo zenzero, il radicchio rosso trevigiano e quello analcolico.

Ma non sono gli autentici spritz… Provare per credere!

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