La “giornalista” per eccellenza, ma anche scrittrice ed attivista italiana. Oriana Fallaci sposa il mestiere e l’arte dello scrivere e lo mette al di sopra di qualsiasi altra cosa nella sua vita. Una “missione”, un destino scritto, che la porta ad essere inserita tra le icone del Novecento italiano.

Oriana, durante la sua esistenza, si mette al servizio del proprio Paese in prima linea. Partecipa infatti giovanissima alla Resistenza Italiana.

E’ la prima donna del Bel Paese ad andare sul fronte in qualità di inviata speciale. La Fallaci non si risparmia mai, dà sempre tutta se stessa per il  lavoro, per le passioni e per le cause che abbraccia. Una vita intensa, vissuta sempre al massimo, fino all’arrivo di una tremenda malattia.

Il giornalismo nel Dna di Oriana

Oriana è la primogenita di un nucleo tutto al femminile. Nasce a Firenze il 29 maggio del 1929, da una famiglia modesta. Le altre sorelle Neera e Paola sono anch’esse giornaliste e scrittrici.

L’ultima Elisabetta è adottata dalla famiglia. Oriana, si assume subito le responsabilità delle altre sorelle e viene molto influenzata nelle sue idee politiche dal padre Edoardo.

Lui è un antifascista e la convince fin da subito alla Resistenza italiana. Entra quindi nel partito d’Azione e precisamente nelle Brigate Giustizia e Libertà di Firenze. Tocca con mano la tragedia bellica, quando viene occupata la Toscana dai nazisti. Una crudeltà che la farà maturare in fretta. L’amato padre viene persino preso e torturato dai fascisti e successivamente rilasciato.

Oriana Fallaci, una donna di grande coraggio

Corre pericoli,  non si ferma davanti a nulla. Oriana trasporta munizioni di guerra attraversando il fiume Arno, intrepida e con grande coraggio. Una staffetta in bicicletta percorrendo 50 km in andata e altrettanti al ritorno.

Il dovere, la Patria, i valori. Sono questi i dogmi della giovane attivista, che impavida non teme nulla e si mette al servizio della Patria. E la Patria la premia.

A soli 14 anni riceve, nel 1943, un riconoscimento d’onore al suo valore dall’ Esercito Italiano. Una fiorentina vera, amava infatti ripetere: Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento“. Un’esperienza forte che avrebbe forgiato il suo carattere al senso della disciplina e dell’autocontrollo.

Il mestiere di scrivere

I pochi risparmi della famiglia Fallaci vengono investiti nell’acquisto di libri. Ed è forse la loro presenza in casa a spingere Oriana, fin dalla più tenera età, sulla via della scrittura. La Fallaci ricorda: «Quando avevo cinque, sei anni non concepivo nemmeno un mestiere che non fosse il mestiere di scrittore.

Il giornalismo all’inizio per me fu un compromesso, un mezzo per arrivare alla letteratura». E scrittore, non scrittrice, sarebbe rimasto per sempre il suo modo di definire se stessa. Oriana da li a breve sarebbe entrata nell’Olimpo del giornalismo mondiale.

Le influenze culturali di Oriana Fallaci

A stregarla è Jack London. Scrittore e giornalista. L’uomo che per mantenere vivo il sogno della scrittura lavorò come cameriere e cercatore d’oro. Un esempio per Oriana da seguire a tutti i costi. L’attivista affronta anche la lettura di Martin Eden, e in seguito si abbandona al “Richiamo della foresta“.

Ormai da giornalista affermata, avrebbe scritto proprio per quel libro un’introduzione per la Bur. «Non ricordo chi mi dette quel libro. Forse mio padre, forse mia madre. Ma ricordo che aveva la copertina rossa e che stava, insieme a molti altri libri dalla copertina rossa, in un mobile con gli sportelli di vetro.

I libri, a quel tempo, erano i miei balocchi. E il mobile con gli sportelli di vetro era il mio paradiso proibito perché la mamma non mi permetteva di aprirlo.” A scuola Oriana è un’ottima studentessa. Promossa sempre con il massimo dei voti. Dopo l’Istituto magistrale si iscrive al Liceo Classico Galileo Galilei.

La carriera giornalistica

L’esordio di Oriana da giornalista arriva già ai tempi della scuola grazie al Mattino dell’Italia centrale, dove si occupa di cronaca nera, giudiziaria e costume. La donna però ha un carattere forte e battagliero. Si rifiuta di scrivere un articolo contro Togliatti ed il quotidiano la licenzia.

Oriana non demorde. Va a Milano e inizia a lavorare per Epoca diretto dallo zio, Bruno Fallaci. La strada però non è facile. Lo zio non l’agevola, anzi. La fa stare in redazione a correggere le bozze. Successivamente, maturata una certa fiducia, la manda come inviata di moda ad assistere alla prima sfilata d’alta moda, nel 1952, a Palazzo Pitti a Firenze.

Nel 1954 Oriana passa all’Europeo, diretto all’epoca da Serra e rimane lì fino al 1977. Si trasferisce a Roma per il giornale, centro della cronaca mondana dell’epoca.

Sono gli anni della dolce vita romana. È allora che comincia a elaborare e mettere a punto quel modo inedito di realizzare le sue interviste, che nel giro di pochi anni l’avrebbero resa celebre e proiettata ai vertici del giornalismo mondiale.

Le celebri interviste

Una tecnica unica, quella che Oriana crea gradualmente negli anni Cinquanta e sviluppa in totale autonomia tra gli anni Sessanta e Settanta. Come testimoniano molti degli appunti su quaderni e agende recuperati dal nipote ed erede testamentario Edoardo Perazzi, dopo la morte della zia.

Le interviste venivano studiate a lungo a tavolino. Se ne è potuto avere un’idea grazie al ciclo di mostre realizzato nel corso del 2007, che hanno dato vita al catalogo: “Oriana Fallaci. Intervista con la Storia“. Una sorta di interrogatorio non violento, in cui girando e rigirando attorno al problema il colpevole finisce per confessare senza neanche accorgersene.

«Per esser buona un’intervista deve infilarsi, affondarsi, nel cuore dell’intervistato»,

dirà Oriana nel 2004 in “Oriana Fallaci intervista sè stessa-L’Apocalisse”. Nel 1956 la Fallaci va per la prima volta a New York per scrivere di divi e di mondanità. Da quest’esperienza trae il materiale per il suo primo libro, “I sette peccati di Hollywood”. Incontra poi Alfredo Pieroni e ne nasce una relazione.

Nel 1958 la Fallaci scopre di aspettare un figlio dal lui. Ha però un aborto spontaneo in cui rischia di perdere la vita. Il 28 giugno si reca a Londra per incontrare per l’ultima volta Pieroni.

In piena depressione, tenta il suicidio ingerendo una grande quantità di sonniferi. 

Oriana Fallaci Life&People Magazine LifeandPeople.it

Le importanti pubblicazioni

Nel 1961 realizza un reportage sulla condizione della donna in Oriente, che divenne il primo successo editoriale della Fallaci scrittrice, “Il sesso inutile” (Rizzoli). Nel 1962 esce “Penelope alla guerra”,  la sua prima opera narrativa. Il libro racconta la storia di Giò, una ragazza italiana che, per motivi di lavoro si reca a New York dove incontra persone del suo passato.

Nel 1963 pubblica “Gli antipatici”, un’antologia di ritratti al vetriolo di personaggi famosi del cinema e della cultura intervistati per l’Europeo. Alla vigilia dello sbarco statunitense sulla Luna, la Fallaci parte per l’America per andare a intervistare astronauti e tecnici della NASA.

Nel 1965 pubblica il libro”Se il sole muore” dedicato a questa esperienza. Nel 1967 va in Vietnam come corrispondente di guerra. Critica poi ferocemente il Paese vietnamita e i comunisti. A metà del 1968 lascia provvisoriamente il fronte per tornare negli Stati Uniti a seguito della morte Martin Luther King e Bob Kennedy.

Oriana Fallaci rischia la vita per lavoro

Nel 1968 la Fallaci rimane ferita a Città del Messico da una raffica di mitra. Muoiono centinaia di giovani e anche lei si pensa sia morta e viene portata in obitorio. Fortunatamente si accorgono invece che è ancora viva! Oriana Fallaci definisce la strage: «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra». 

Nel 1970 pubblica il libro “Quel giorno sulla Luna”. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta la Fallaci è testimone attenta di tutti i fatti internazionali di maggior rilevanza.

Sono di questi anni le interviste ad Ali Bhutto, Haile Selassie, al generale Giap, Indira Gandhi, Reza Pahlavi, Arafat, Henry Kissinger, Re Hussein di Giordania, lo Scià di Persia. Pubblicate dall’«Europeo» o dal «Corriere della Sera».

Ventisei interviste sono selezionate dalla Fallaci e raccolte da Rizzoli nel 1974 nel volume “Intervista con la storia“,

vera e propria silloge del suo percorso giornalistico. Nessuno è inarrivabile per la Fallaci. Testimoniano ciò le interviste realizzate a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta a «potenti della Terra» come: Khomeini, Sharon, Gheddafi.

L’odio verso le dittature, maturato negli anni dell’infanzia sotto il fascismo, dà origine alla determinazione e alla verve che le rendono possibile anche l’impossibile.

L’olimpo del giornalismo e l’amore con Panagulis.

Negli anni Settanta, periodo mitico delle interviste ai grandi della Terra, Oriana raggiunge un successo a livello planetario grazie alla pubblicazione di due libri che lasciano il segno nella storia dell’editoria. Il primo è “Lettera a un bambino mai nato“, scritto dopo un doloroso aborto, e l’altro “Un Uomo”.

I volumi autobiografici, sono ispirati dall’amore profondo e tormentato tra Oriana e Alexander Panagulis. L’uomo è uno dei leader della Resistenza greca alla dittatura dei Colonnelli. Il ribelle viene perseguitato, torturato e incarcerato a lungo. Si incontrano il giorno in cui lui esce dal carcere.

Oriana diventa la sua compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale. Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborano alle indagini sulla morte di Pasolini. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell’omicidio del poeta.

Nel 1990 Oriana pubblica il romanzo “Insciallah“. Il libro è ambientato tra le truppe italiane inviate a Beirut. Dopo l’esperienza in Libano, la giornalista conosce il sergente dell’Esercito e futuro astronauta Paolo Nespoli. I due iniziano una relazione di cinque anni. 

Il male di Oriana Fallaci, “L’Alieno” e l’11 settembre.

Dopo l’uscita di “Insciallah” la scrittrice si isola andando a vivere a New York. Qui inizia a scrivere un romanzo che viene però interrotto dalla tragedia dell’11 settembre. In questo periodo, all’inizio degli anni Novanta, scopre di avere un cancro ai polmoni. Il famoso «L’Alieno», da lei definito.

Oriana è infatti un’assidua fumatrice, ma attribuisce la maggior responsabilità del cancro per l’aver respirato, in Kuwait, il fumo dei pozzi di petrolio fatti incendiare da Saddam Hussein.

La Fallaci muore a Firenze il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute.

Il 29 settembre del 2001 il «Corriere della Sera» pubblica “La Rabbia e L’Orgoglio”.

La lunga lettera segna il veemente ritorno di Oriana Fallaci sulla ribalta della scena italiana e internazionale. La scrittrice percepisce con forza il dovere di riflettere su quanto stava succedendo intorno a lei e nel mondo, la tragedia dell’ 11 settembre, e sente l’urgenza di scrivere.

La pubblicazione sul «Corriere della Sera» dà inizio a un dibattito senza precedenti in Italia e all’estero. Rizzoli pubblica un pamphlet incisivo che analizza e approfondisce in modo articolato e complesso le problematiche tra Occidente e Islam.

Il libretto, un successo clamoroso, parte dalla ferita alle Torri Gemelle e rimarca senza mezzi termini l’ottusità dell’Islam e l’impossibilità di una convivenza serena. La scrittrice richiama la coscienza dei lettori a ricucire l’orgoglio ferito con la rabbia e la razionalità.

Le forti posizioni di Oriana

L’attivista si schiera contro l’eutanasia, in seguito alla vicenda di Terry Schiavo. Si batte, stavolta sul «Corriere della Sera», contro il referendum per estendere la ricerca sulle cellule staminali. Nel 2002 scrive per Panorama un lungo pezzo contro l’antisemitismo, che viene spontaneamente tradotto in inglese, in francese e in tedesco.

Comincia a circolare su Internet provocando un fenomeno mai visto prima. Per la prima volta la Fallaci si avvicina all’universo della rete e capisce le potenzialità di diffusione. Nel 2004, grazie a “La Forza della Ragione”, prosegue il feroce attacco alla coscienza occidentale.

Nel settembre successivo esce, con il «Corriere della Sera», il piccolo volume “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci”. Il volume rivisto e arricchito di un post-scriptum dell’autrice e ripubblicato a dicembre da Rizzoli, nel cofanetto “La Trilogia di Oriana Fallaci”, insieme a “La Rabbia e l’Orgoglio” e “La Forza della Ragione”.

In quest’ultimo libro Oriana si auto intervista, commentando gli ultimi attacchi terroristici, le ultime esecuzioni islamiche, la situazione politica italiana.

Racconta il proprio rapporto con la morte e con il cancro che avrà la meglio su di lei. Trasfigura il testo dell’Apocalisse dell’evangelista Giovanni, identificando nella cultura islamica la versione attuale del mostro a sette teste e dieci corna che sale minaccioso dal mare.

L’ultima intervista la Fallaci la concede al «New Yorker». Racconta qualcosa del suo passato, attacca di nuovo il mondo arabo, conferma la sua astensione dal voto in Italia, criticando sia Berlusconi che Prodi.

E conclude ribadendo la sua spontanea unicità, il suo desiderio di rimanere, nonostante l’età, sempre lontana da ogni schema del politically correct. «Apro la mia boccaccia e dico quello che mi pare».

L’Italia di Oriana Fallaci

Chissà cosa avrebbe detto oggi Oriana Fallaci vedendo la terribile epidemia che stiamo vivendo. Ci risuonano in mente le sue forti parole de “La rabbia e l’orgoglio”:

No, no: la mia Italia è un’ Italia ideale. È l’ Italia che sognavo da ragazzina, quando fui congedata dall’Esercito Italiano–Corpo Volontari della Libertà, ed ero piena di illusioni. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, quindi meritevole di rispetto. E quest’ Italia, un’ Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca.

Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade. Perché, che a invaderla siano i francesi di Napoleone o gli austriaci di Francesco Giuseppe o i tedeschi di Hitler o i compari di Usama Bin Laden, per me è lo stesso. Che per invaderla usino i cannoni o i gommoni, idem.”

 

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